(Recensione di Forgotten Paths di Saor)
Sono un amante delle radici. Apprezzo molto chi cerca di preservare quello che viene culturalmente dalla propria identità nazionale o regionale. Ma apprezzo ancora di più chi, partendo da quel punto, ha la capacità di costruire delle vere e proprie evoluzioni. La cultura è espansione, è tolleranza, è apertura, è crescita. Le radici hanno bisogno di nuovi nutrienti, la terra deve arricchirsi, altrimenti non crescerà più nulla.
Saor è un musicista che ha ben poco da dover dimostrare. Il suo modo di concepire un genere dove la propria identità culturale si mescola col metal è sublime e i suoi tre primi dischi sono massicci e solidi. Forgotten Paths, però, è riuscito ad alzare l'asticella regalandoci quello che, personalmente, ritengo il punto più alto della sua carriera. Il perché di ciò si può trovare nella capacità di evolversi, di non voler rimanere inchiodato in una formula che, in tutti casi, funzionava perfettamente. Non è un rischio, è un atto che denota saggezza, maturità e indubbie dotti creative. Quale modo migliore di far arrivare il proprio messaggio che quello di ampliare la platea di "usuari"? E' di dovere fare una precisazione su quello che ho appena scritto, perché sarebbe molto facile pensare che il progetto musicale in questione si sia "popolarizzato" e cerchi delle escamotage semplici che rendano tutto molto più effettivo, ed invece non è così. Questo disco ha il coraggio di accostare nuovi sotto generi del metal a quelli già presenti dando così nascita a nuove combinazioni, un rischio che potrebbe allontanare i puristi ma che restituisce al mondo un artista di capacità sorprendenti.
Forgotten Paths è un disco che richiama storie dimenticate, tradizioni che ormai è anche difficile documentare e forse quello è il messaggio principale che merita una lettura accurata e applicabile a tanti aspetti della vita. Il passato spesso ci indica che tante cose sono state già fatte, che c'erano elementi che erano assolutamente accettati e ben visti. Ma spesso le lotte di potere radono al suolo tutto, senza mai fomentare quello che c'era di positivo. Perché faccio questa premessa storico filosofica? Perché l'ascolto di questo capolavoro di Saor mi fa pensare che dall'insieme di elementi nasce sempre un nuovo contributo al mondo intero. Come se percorrere quei sentieri dimenticati non solo svelassi la bellezza del passato ma s'insinuasse pure come linea di pensiero e come volontà creativa. Quest'artista scozzese è da considerare come uno dei padri di quello che viene denominato il caledonian metal ma in questo disco questo genere subisce dei mutamenti e delle aperture veramente interessanti. Non è più un atmospheric black metal con aggiunte di folk metal scozzese. No, qui c'è tanto altro. Forse l'elemento principale che viene ad aggiungersi, e in questo senso non stupisce affatto la presenza di Neige degli Alcest, è il blackgaze. E' chiave questa aggiunta perché porta la musica da un carattere di omaggio storico pieno d'orgoglio a un piano intimo, molto più sentimentale. Noi è più un semplice racconto, è la confessione di un uomo che ama la propria terra e che vede in essa l'estensione di quello che è.
Forgotten Paths è un disco d'amore, perché l'amore non è sinonimo di frasi sdolcinate e melodie pop. L'amore è la vita, è il motore, è la definizione di ognuno, è l'eredità che lasceremmo. Con questo nuovo disco Saor dà un passo gigantesco. Non è più un cantastorie che eleva l'orgoglio nazionale ma diventa il testimone di quello che vive, di quello che lo appassiona, di quello che è la strada che ha deciso di percorrere. Questo è un disco che trasuda onestà e che si serve di tutto quello che fino ad oggi ha fatto comunicare meglio e di più.
Così come succede più di qualche volta limitarmi a consigliare solo qualche brano di questo lavoro sarebbe un peccato. Sono quattro lunghe tracce che devono essere vissute per intere. Per quello cerco di definire grossolanamente ognuna.
Forgotten Paths già permette di capire l'evoluzione musicale dietro a questo lavoro. L'intreccio di diverse parti, gli arrangiamenti puntuali che regalano unicità e la presenza del blackgaze fanno capire che questo è un disco che fa innamorare l'ascoltatore.
Monadh continua su quella strada. L'intro è preziosa, è un paesaggio che fa sognare, è un luogo da dove non si vorrebbe mai andare via. Sviluppandosi il brano ci porta a capire che quella stessa sensazione è stata provata da tanti altri uomini nel passato e che l'amore per un posto non è egoistico ma è un privilegio condiviso. Bellissimo, intenso.
Bròn è ancora più intenso nella sua capacità evocativa, nel suo modo di regalare più contrasti dentro alla profondità sentimentale del disco. Per quello la presenza di uno voce femminile crea contrasti di rara bellezza.
Exile è, come indica il titolo, un'uscita. Brano strumentale che fa capire che la bellezza dei luoghi sacri e dimenticati, sia fisici che interni ad ognuno, dev'essere curata. Bisogna allontanarsi dalle cose per capire il loro vero valore, bisogna svelare i segreti solo a chi merita di conviverci. E' l'ora di andare via, di chiudere la porta da questo mondo fantastico.
Forgotten Paths mette insieme due piani che potrebbero sembrare divisi e lontani, quello della bellezza della propria terra e quello degli angoli più belli e vulnerabili di ciascuno di noi. Questo è il passo fondamentale che Saor è riuscito a compiere con questo disco. Si nota che tutto quello che c'è in questo disco è interno, è un discorso a cuore aperto che arriva a tutti, è la nudità dell'artista che prende tutto il coraggio nel compiere un gesto del genere.
Voto 9/10
Saor - Forgotten Paths
Avantgarde Music
Uscita 15.02.2019
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