(Recensione di Girls on Bikes Boys Who Sing dei Monophona)
La musica è sognare, aprendo le porte ad un mondo idealizzato, un mondo che si trova ad anni luce dalla nostra realtà. La musica è uno sforzo immenso, perché la musica non si limita a raccontare il mondo, quello ideale o quello reale, ma cerca anche di fare capire che le cose possono essere molto diverse di come sono. Se il mondo assomigliasse di più alla musica sicuramente vivremmo molto meglio, più felici, più compressi, più tolleranti.
Il terzo disco dei lussemburghesi Monophona nasce da una consapevolezza molto interessante, cioè che il mondo che viviamo in questo 2017 è molto diverso da quello che poteva immaginarsi ogni componente della band quando era piccolo. Forse può sembrare qualcosa di forzato, o di troppo scontato ma se ci mettiamo a pensare, a visualizzare quello che siamo stati e quello che siamo credo che questa riflessione non solo diventa assolutamente valida ma è anche molto interessante. Per quello, nel loro particolare modo d'interpretare la musica, Girls on Bikes Boys Who Sing è un disco rabbioso, un disco che va a prendere l'acido come idea musicale arrivando ad esaltare questo concetto. E' un lavoro bello ed interessante perché anche se questi sono gli impulsi che mettono in moto quest'intero lavoro tutto diventa personale, elegante e molto ben pensato. E' un lavoro di testa, d'intelligenza, uno di quei lavori assolutamente personali ma che lascia un segno. Torno a ripetere, come già affermato altre volte, che il disco più impattante non è quello che urla di più ma bensì quello che riesce attraverso l'arte a raccontare un punto di vista, un modo di vedere le cose, una sensazione, un pensiero, un'idea che nasce piccola e cresce a dismisura.
Viene detto che quello che è suonato dai Monophona sia un electro indie con molte sembianze di trip hop. Come al solito credo che le definizioni siano riduttive ed aiutino soltanto a capire qual è la direzione che può prendere un album, ma è poi l'ascolto quello che fa l'effettiva differenza. Nel caso di Girls on Bikes Boys Who Sing indubbiamente la mescola tra acustico ed elettronica, tra analogico e digitale è alla radice del risultato finale di quello che possiamo ascoltare. Ma non si tratta soltanto di quello, anzi, la strada che ciascuno sceglie per cercare di esprimersi al meglio è solo una conseguenza di quello che si cerca di raccontare e del momento particolare che si attraversa. Con questo voglio dire che non so se è fattibile pensare che con una formazione diversa e degli elementi sonori diversi la musica della band sarebbe diversa, credo che la risposta rimane sospesa a metà. Qualcosa cambierebbe ma molte altre rimarrebbero esattamente come possiamo apprezzarle in questo lavoro. E la giustificazione a tutto ciò sta nell'idea che è alla genesi di questo lavoro, alla voglia di raccontare un mondo che ci sta sfuggendo dal controllo dal punto di vista di tre musicisti che vorrebbero tutta un'altra realtà.
Non c'è niente come il conflitto. Dove c'è conflitto c'è tensione, c'è la disperata ricerca di una soluzione o di una risoluzione. Questo Girls on Bikes Boys Who Sing è pieno di conflitto, di voglia di smuovere le acque perché si prenda coscienza di quello che non va nel nostro mondo. I Monophona non hanno bisogno di urlare, non hanno bisogno di essere cattivi ma il loro messaggio arriva lo stesso diretto, intenso e saggio. C'è la nostalgia in ogni linea di chitarra, c'è una dose di acidità in ogni base elettronica, c'è un profondo sentimento in ogni parola cantata, perché l'idea è quella di lasciare una traccia e così è.
Tre brani che indicano molto bene quale sia la direzione voluta dalla band con questo disco sono:
Courage, brano d'apertura del lavoro che fa capire subito qual è il mood che accompagna l'intero lavoro. Per quello la chitarra è malinconica, la voce particolare, che regala un timbro unico, sembra quasi sussurrare le parole senza per quello perdere effettività. L'elettronica diventa un modo di condire tutto quanto.
Tick of a Clock è invece rabbioso, potrebbe sembrare il brano più spinto dell'intero lavoro ma la sua grazia sta nella sua capacità di andare da una parte all'altra con calma, con la consapevolezza che la voce urlata deve entrare solo in certi punti, e che dopo ci deve essere, per forza, il respiro.
The Benefit of the Doubt ha invece un sapore molto più elettronico, è il trionfo del digitale sull'analogico ma dando ancora più grandezza al discorso musicale della band. E' un brano bellissimo, una di quelle canzoni che potrebbero essere usate in centinaia di spot pubblicitari perché hanno insieme alle parole un carico molto ricco di immagini. Bellissimo.
Ci sono due binari che viaggiano insieme, uno è quello del mondo reale, di quello che vediamo e viviamo sempre, un altro è quello di come vorremmo che le cose fossero, ed è un binario che nel tempo si sviluppa prendendo delle direzioni molto diverse. Asseconda il nostro modo di vivere, di crescere, di cambiare la volontà di quello che pensiamo sia il meglio per noi. Questo Girl on Bikes Boys Who Sing è un disco che parla proprio di come si distanziano questi due binari, di come qualcosa che sembrava che dovesse andare in una stessa direzione improvvisamente prende tutta un'altra destinazione. Questo disco diventa assolutamente interessante perché è la testimonianza di come i sogni si distanziano dalla realtà ma non per quello ci si smette di credere. Lavoro molto coraggioso, questo dei Monophona.
Voto 8/10
Monophona - Girls on Bikes Boys Who Sing
Kapitän Platte
Uscita 20.10.2017