(Recensione di Ildlaante degli Antarktis)
Qualche volta la voglia di dar vita a nuovi brani è così grande che non basta con avere un solo progetto in piedi. La esistenza dei side project ha sempre risposto ad una volontà di avere delle dinamiche diverse sulle quali esprimersi, lasciando da parte quello che la strada principale delineata dalla band primordiale. C'è anche la voglia di aver a che fare con nuovi musicisti che possono regalare delle sfumature diverse dando così vita a brani che sarebbero impossibili da concepire nella band principale. Personalmente sono un grande sostenitore di questa tipologie di progetti perché molto spesso fanno venire fuori dei grandissimi lavori, come se questa rinnovata libertà si riempisse d'energia.
Gli Antarktis sono principalmente il side project di due musicisti della band svedese In Mourning, della quale vi parlai più di un annetto fa grazie al loro disco Afterglow (la recensione è qui). Per quello diventa abbastanza semplice dover riflettere su quello che c'è in più o in meno in ciascuno di questi due gruppi. La differenza principale sta in quello che muove la musica di ciascuno dei questi progetti, nel caso della band principale un progressive death metal, invece nel caso del disco del quale vi parlo quest'oggi, Ildlaante, è il post metal. Due mondi che possono avere dei punti in comune, e che, obiettivamente, non sono due universi separati, ma lo stesso c'è una partenza diversa dietro a queste due idee. Potrei dire che il discorso degli Antarktis è più moderno perché appartiene ad un genere che sembra avere tanto da dire ancora. E questo mi piace parecchio, perché Ildlaante è un disco solidissimo che denota che la giovane esistenza di questa band non fa trasparire una timidezza sonora. Questo è un disco contundente, divertente, intenso. Un disco che porta subito alla mente band come i Cult of Luna o i Rosetta, vale a dire un post metal trascinante e molto molto interessante.
Ildlaante è un lavoro costituito da sei tracce che si agiranno intorno ai nove minuti ciascuna. Ed è questa monumentalità costruttiva quella che arriva all'ascoltatore, questo senso di avere un disco solido che non presenta alcuna crepa, un disco che riprende tutti il diktat di questo genere musicale. Gli Antarktis combinano riff pesantissimi di chitarra con ritmiche sostenute, parti che si susseguono in loop per poi venire brutalmente interrotte da un'anima ancora più pesante. Questo è un disco freddo, quasi ghiacciale come vuole il nome della band. E' un disco che non corre alcun rischio, che viaggia su binari sicuri affidandosi ad una voce perfetta dentro agli standard voluti dal post metal. Per lo tanto non abbiamo stravolgimenti, non abbiamo proposte così nuove da essere illuminanti ma abbiamo una nuova pietra sulla quale piano piano si erige uno dei modi di fare metal più interessanti dal mio punto di vista.
Ildlaante sa di vento gelido, sa di quella sicurezza imposta di chi vive in posti ingovernabili. Sa della disciplina interna che si deve avere perché tutto funzioni bene, perché il minimo errore può essere fatale. Come si traduce in musica tutto ciò? Nel modo nel quale viene costruito questo disco degli Antarktis. Paradossalmente sembra di stare di fronte ad un copione imparato a memoria e ripetuto quasi senza pensarci ma è proprio grazie alla sicurezza che c'è dietro che questo accadde. Questo non è un disco di fragilità, non è uno di quei dischi che possono avere centinaia d'interpretazioni, non è un disco "cosmico". Questo è un lavoro contundente dalla prima fino all'ultima nota e per quello ha tutte le caratteristiche per diventare una di quelle opere da citare quando si vuole illustrare che cos'è un determinato genere musicale, in questo caso il post metal.
Prendo i due estremi del disco per illustrarvi meglio il mio discorso.
Aurora apre questo disco, ed è un'alba di quelle che si attendono con furia. E' il primo sole dopo una lunghissima notte oscura e gelida. Potrebbe perfettamente sembrare un brano dei Cult of Luna o degli Isis, perché ha tutti gli elementi che hanno reso celebri quelle due band. Una costruzione che si basa sul susseguirsi di diversi loop, una capacità di aggiungere "layers" alla loro musica, una dinamicità fatta di parti suonate con diverse intenzioni e per finire un crescendo emotivo che arriva ad un climax. Brano prezioso.
Cape Meteor Pt. 2 è invece il brano di chiusura di questo meraviglioso album. E' quella che potremmo chiamare la traccia "diversa" dove si lascia spazio ad una lunghissima parte strumentale atmosferica. E' il giaccio che si scioglie, e il vento carico di neve e il suono che crea nel suo lungo percorso. Un brano visivo, che ti mostra quello che ti racconta. Ma quanto più dentro si sta più diventa effettiva la coda del brano, dove tutto esplode, dove il vulcano esplode, dove tutto quello che era teso in attesa di un evento magnificente cade e si trascina dentro a qualcosa che non può avere alcuna opposizione. Intenso.
Io spero che anche se gli Antarktis siano a tutti gli effetti un side project riescano a regalarci parecchi dischi, perché le loro caratteristiche sono all'altezza delle principali band del post metal ed il materiale di quel genere è sempre poco. Ildlaante, per me, si guadagna di diritto un posto dentro alle novità più interessanti che questo 2017 ci ha lasciato. Ascoltatelo, merita parecchio.
Voto 8,5/10
Antarktis - Ildlaante
Agonia Records
Uscita 06.10.2017