Il ragazzo si sentiva ancora un po' stanco. Il giorno prima si era alzato, insieme a suo padre, alle 4 del mattino ed erano saliti fino a 4320 metri sul livello del mare per godersi lo spettacolo dei Geyser del Tatio, che puntualmente, all'alba, raggiungevano la maggiore attività.
Avevano d'avanti una bella manciata di chilometri che gli avrebbe portato dal cuore dell'altipiano degli Andes all'oceano Pacifico.
Prima di partire avevano preso certi accordi e uno di questi era riferito alla musica. A turni ognuno avrebbe messo una cassetta nello stereo senza dover, per forza, consultarsi con l'altro. Appena avesse finito una cassetta l'altro avrebbe avuto modo di scegliere la propria musica da ascoltare. Anche se le selezioni erano molto diverse entrambi tolleravano di buon modo le scelte dell'altro.
Si sa, i viaggi non si basano soltanto sulle mete da raggiungere ma tutto quello che c'è in mezzo, e soprattutto la strada, costituiscono aspetti essenziali che donano un ricordo indelebile. Questa sensazione veniva moltiplicata ancora di più in mezzo al deserto di Atacama, quello più arido al mondo. L'immensità di pietra e terra di un prevalente colore marrone urtava violentemente col blu del cielo. Le strade si districavano come serpenti infiniti in cerca di qualche preda. Ad accompagnare quel paesaggio ipnotico ci pensava la musica, che aveva la capacità di regalare sensazioni uniche che si abbinavano, in modo naturale, con quello che vedevano gli occhi.
A quell'epoca fare autostop era normale, era un modo di locomozione valido come tanti altri e padre e figlio spesso e volentieri caricano in macchina chi cercava dei passaggi. Anche quello faceva parte del viaggio. C'erano passeggeri chiacchieroni che non si limitavano proprio se si trattava di raccontare tutta la propria vita. Ce n'erano altri, invece, che facevano grande economia di parole dando soltanto le informazioni principali per poi cadere in un mutismo impiegabile. Per tutti, però, c'era un'imposizione. Dovevano subirsi le scelte musicali.
Il ragazzo aveva scelto una selezione che si muoveva solo in mezzo alle acque del metal. Pantera, Iron Maiden, Sepultura, Dream Theater, Metallica e Megadeth. Questo era il menu che trovavano i passeggeri spontanei.
Dopo qualche minuto di viaggio, avendo abbandonato la città di San Pedro de Atacama, la macchina costeggiò un'altra città chiamata Calama, una città brutta nata non per le particolari caratteristiche geografiche ma bensì per la ricchezza che significava avere una delle miniere di rame più importanti al mondo, quella di Chuquicamata. Appena usciti dalla città in veloce successione tre persone ai bordi della strada alzavano il pollice chiedendo un passaggio. Da più di qualche minuto suonava The Roots of Sepultura, una raccolta speciale di b-sides, cover e registrazioni dal vivo.
Dopo che i primi due posti liberi avessero avuto un occupante occasionale il padre si fermò una terza volta. Già in lontananza la divisa verde militare, troppo pesante per il caldo che faceva, faceva intuire che la persona col pollice alzato era un carabiniere. Dopo essersi accostato il padre chiese al uomo in divisi dove andasse, e visto che era la stessa strada da percorrere lo fece salire in macchina.
Sebbene erano passati già diversi anni da quando il dettatore Pinochet si era visto in obbligo di convocare elezioni democratiche, lo stesso il corpo dei carabinieri era ancora visto molto male. Insieme all'esercito avevano partecipato a fermare, torturare, uccidere ed esiliare tutti quei cileni con un attivismo politico opposto a quello del tirano. Non solo, ma negli anni successivi i carabinieri erano associati ai camion con gli idranti, popolarmente chiamati guanacos, al lancio di gas lacrimogeni, da dei pick-up che venivano chiamati zorros, e dalle cariche contro tutti i manifestanti che chiedessero il ritorno della democrazia.
Il compagno di stanza del padre del ragazzo figurava nell'elenco dei desaparecidos e in quella macchina, in quel momento, ad una fila di sedili sedeva un rappresentante di quel corpo istituzionale che aveva perso la lucidità.
Il ragazzo era turbato. Pensava a quel concerto, il primo in Santiago del Cile dopo un sacco di anni, del famoso gruppo di rock andino chiamato Los Jaivas. Pensava a come, quella sera, mentre stava in fila coi genitori e suo fratello minore i carabinieri, senza motivo, avevano iniziato a spruzzare acqua su tutti. Pensava a come, sotto richiesta della madre, se ne erano andati via prima che finisse il concerto perché da fuori dello stadio iniziava ad arrivare la puzza irritante del gas lacrimogeno.
Per distogliere la mente da questi pensieri si concentrò sulla musica, alzò leggermente il volume, e dopo qualche minuto iniziò a suonare la tredicesima traccia del secondo disco: Anti - Cop. Max Cavalera cantava con rabia: "Police sucks/Fucking fags/(...)/I hate cops/Shits for brains/Stick your gun/Up your fucking ass!!!". Il ragazzo sorrise e con cautela guardò dallo specchietto. Il carabiniere sembrava di ghiaccio ma non aveva proprio capito quelle parole che sicuramente l'avrebbero imbarazzato.
Così, in mezzo a quel deserto, il sole, la terra, la strada, la divisa e i Sepultura misero in piedi un copione geniale mentre la macchina percorreva chilometri e chilometri. Il carabiniere scese quando la macchina raggiunse la sua destinazione. Ringraziò con enfasi e se ne andò, senza sapere che le parole che aveva sentito prima erano forti e dirette. Non capiva l'inglese. Forse tanti dei suoi colleghi non avevano capito le idee di quei uomini che venivano picchiati fino alla morte e avrebbero dovuto fare come quel carabiniere che di fronte al ignoranza aveva continuato con la sua vita rispettando quella degli altri.