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martedì 17 settembre 2019

Tool - Fear Inoculum: diventare immortali

(Recensione di Fear Inoculum dei Tool)


Tornare. Abbandonare l'isola felice per ritrovare la vastità del continente. Ma il ritorno non è mai lo stesso. La terra che si ritrova non è mai la stessa anche se, magari, non è cambiata di una virgola. Tornare significa far crescere, significa avere un altro sguardo, significa scuotere tutto quanto, significa creare il silenzio intorno quando si parla, perché quello che si ha da dire è importante. Tornare è essere invincibili, altrimenti non si ritorna.

13 anni. Tanti sono trascorsi da quello che era l'ultimo disco in studio dei Tool. Quel 10.000 Days che ha sempre diviso un po' i fans, che hanno sempre percepito delle debolezze in un disco che rimano, lo stesso, un capolavoro del rock/metal dell'ultimo millennio. Da allora i Tool erano diventati più mitologia che realtà. Le continue voci che parlavano dell'imminente uscita di un disco nuovo, le diverse notizie che facevano rimandare quest'uscita per svariati motivi, tanto da pensare che Fear Inoculum fosse un bluff, uno schiaffo in faccia a tutti gli insaziabili inseguitori dell'ultima vera super star band. Perché non veniamo con sciocchezze, non esiste al giorno d'oggi alcuna altra band in grado di decidere di mettere a disposizione in tutti gli store digitali la propria discografia monopolizzando qualsiasi forma di classifica. Non esiste nessuna altra band in grado di superare in classifica l'ennesima star pop. Viviamo nei 2000! Gli anni 90 sono finiti da un pezzo! E invece eccoli lì, quei quattro cavalieri di un apocalisse mistica che ci regalano la speranza più grande che ci sia, cioè che il metal/rock non è morto, non è un prodotto underground, non è il capriccio di pochi stoici nostalgici. No, cazzo. Fear Inoculum è IL DISCO degli anni 2000. E' l'equivalente a un Led Zeppelin 4 a un Black Album dei Metallica e a tanti classici che non muoiono mai. Solo che è presto e ancora non ce ne rendiamo conto.

Fear Inoculum

E' curioso. Ho lodato Fear Inoculum senza accennare minimamente a quello che troviamo dentro. Appena uscito è stato un disco che ha presentato un primo sintomo di grandiosità. E, cioè, non è piaciuto a tutti. In molti sono rimasti delusi di fronte a un'attesa di qualcosa di pirotecnico, di un lavoro che cancellasse tutta la pregressa discografia del quartetto presentando un rivoluzione fatta musica. Forse sarebbe stata la via più semplice, forse era semplice affidarsi a un paio di trucchi di prestigiatori per urlare: "ma cazzo hanno fatto i Tool!". E invece no. Fear Inoculum è un disco di un'eleganza unica, di una complessità così grande ma così intelligente che tutto sembra logico, bello, diretto. E' un rompicapo che non stanca, che non esige ragionamenti complessi, perché ci si è dentro e basta. Senza farsi domande, senza la possibilità di chiedere di scappare perché chi sarebbe così sciocco da scappare da quel paradiso? Questo è un capolavoro perché mai i Tool erano riusciti a trovare un punto di equilibrio così perfetto. Aggressivo ma senza la rabbia di Ænima, mistico ma senza quell'esoterismo pungente di Lateralus. Un disco dove la globalità arriva prima dei dettagli ma se ci si mette ad analizzarlo allora si potrebbero scrivere trattati sul lavoro ritmico, sulla sovrapposizione di fraseggi, sul come costruire brani mastodontici che non cadono mai nella banalità. Un disco che lascia in chiaro che le quattro menti dietro a questi brani non sono dei ragazzini, non sono profeti della propria chiesa e non sono anime maledette. Sono quattro menti geniali che s'intrecciano dando nascita a una creatura geniale. Nessun strumento viene a perdersi, nessun strumento diventa più importante degli altri. Tutti hanno il giusto spazio per far vedere cosa sanno fare. A incoronare questo lavoro strumentale dove la tecnica va messa a favore della genialità, c'è la voce, impeccabile, bellissima, pesante nelle parole mai dette a caso ma mai prima protagonista. Tutto è essenziale, tutto si sente, tutto è un capolavoro. 

Un altro controsenso che è stato molto ricorrente in questi giorni è che Fear Inoculum è un disco che suona troppo alla Tool. Mi spiego meglio, in tanti sostengono che musicalmente quello che si sente siano elementi che la band ha già messo in gioco in passato, soprattutto a livello sonoro. Io sono d'accordo fino a un certo punto. Credo che effettivamente il set-up di ogni singolo strumento sia rimasto molto fedele a quello che si era ascoltato in passato, credo anche che il tocco e il tipo di composizione siano fedeli a quello che avevamo già ascoltato ma c'è molto altro. Ci sono piccoli inserimenti sonori presenti soprattutto nella chitarra e nella batteria. E un discorso a parte dev'essere fatto sul riparto delle percussioni, mai così brillanti e complesse come in questo pazzesco lavoro. E soprattutto c'è un altro spirito che unisce tutti i brani, una concezione molto più rotonda con rispetto a tutto quello che si era sentito in passato. E dunque sì, è un disco dei Tool con i suoni dei Tool ma è un nuovo capitolo, una nuova porta che si spalanca a un livello mastodontico. 
Aggiungo un altro aspetto, secondo me questo è un disco che pesca tanto dal rock progressivo degli anni 70, dalla concezione musicale dell'epoca dove era normale trovarsi di fronte a brani infiniti, dove i canoni della musica pop ancora non avevano avvelenato tutta la musica, dove il "radio edit" era presente in solo pochi esempi. Qui gode tutto di una libertà preziosa, tangibile.

Tool

Immaginate di aspettare per 13 anni il ritorno di qualcuno a chi volete molto bene. Molto probabilmente la testa vi riporterà l'immagine dell'ultima volta che avete visto quella persona. E invece, appena vi si presenta d'avanti, ecco che iniziate ad analizzare, a capire se il tempo ha lasciato il suo lascito e come l'ha fatto. Ecco, con Fear Inoculum quel ragionamento era logico. Cosa ha fatto il tempo ai Tool? Li ha resi immortali.

Selezionare pochi brani da questo lavoro è un esercizio pesante perché tutti meritano, tutti sono parte di un universo più complesso ma, nello stesso tempo, regalano qualcosa di nuovo e articolato. Scelgo quelle che, ora, sono le mie tracce favorite.
La prima è Pneuma che non è una canzone ma un manifesto. Uno di quei brani da far diventare un mantra, un brano che ormai fa parte della colonna sonora della mia vita. Perché sintetizza una concezione spirituale fondamentale che sicuramente renderebbe molto più pacifica qualsiasi forma di convivenza nel mondo. Siamo tutti la stessa cosa, siamo tutti interconnessi, siamo tutti una stessa forza. E se usi questo brano come inno allora qualsiasi unione diventa ancora più semplice.
La seconda è Descending, uno dei due brani presentati in anteprima nel tour pregresso all'uscita del disco. E' un brano tremendamente Tool, un brano che ci ricorda i lontani capolavori di Lateralus ma con un tocco in più. E' epico, prezioso, emotivo, un gioiello. Voce vellutata dentro a un brano incredibile.
L'ultima è 7empest, ponte con quello che fino ad adesso era sempre stato il mio disco favorito dei Tool, cioè Ænima. E' un brano con una dose sufficiente di aggressività, con quella potenza che solo la natura restituisce, con quella voglia di spazzare via le ingiustizie e tutta la merda, tantissima, che ci circonda. E' un resoconto delle colpe, della soluzione finale dalla quale è impossibile scappare. Imprescindibile.


Non si tratta dei 13 anni. Non si tratta dei Tool. Non si tratta del fatto che Fear Inoculum abbia dato un calcio in culo ai dischi commerciali nella testa delle classifiche. Si tratta semplicemente del fatto di prendere un lavoro del genere, di ascoltarlo, di rimanerci rapiti, di riascoltarlo, di scoprire nuove cose, di non riuscir a decidere quale sia il brano migliore, di non rendertene conto e di usare inconsapevolmente uno o più dei loro brani come colonna sonora dei tuoi propri momenti da incorniciare. Questa è la definizione di un capolavoro.

Voto 9,5/10
Tool - Fear Inoculum
Volcano Entertainment
Uscita 30.08.2019

lunedì 25 luglio 2016

L'oracolo dell'underground: le prossime uscite.

Questo 2016 è stato un anno abbastanza contraddittorio. Ci ha portato via grandi artisti che hanno lasciato un vuoto difficile da colmare, ma ci ha regalato dei dischi molto interessanti, che, purtroppo, devono muoversi nell'ombra perché non trovano spazio nel mainstream. I futuri cinque mesi si prospettano molto ricchi perché diversi gruppi hanno confermato le date di uscita dei loro prossimi lavori ed altri sono in fase di registrazione e produzione.
Facciamo il punto della situazione.

Iniziamo, però, con l'ennesimo caso di rumor che non trova conferma. Pochi giorni fa si era sparsa fortemente la voce che delineava LP che dovrebbe mettere fine ai 10 anni d'attesa per sentire qualcosa di nuovo da parte dei Tool. Queste voci parlavano di un lavoro mastodontico di più di due ore con brani che superavano i dodici minuti. Anche se non c'è stata una smentita ufficiale del gruppo un tweet di Maynard James Keenan, che rispondeva ad un fan che aveva diffuso la notizia del nuovo disco chiamandolo "idiota", ha spento tutto l'entusiasmo. Parlando dei Tool, però, tutto diventa imprevedibile e, dunque, ci potrebbe essere la sorpresa di questo attesissimo nuovo disco. Nel frattempo vi proponiamo di leggere la nostra review di Ænima cliccando quiPassiamo al tangibile.



Il 2 Settembre vedrà la luce il nuovo lavoro di Devin Townsend Project che s'intitolerà Transcendence. Lo stesso Townsend ha parlato di questo disco come di un'estensione di quello che è il suo mondo. Si sa, anche, che ci sarà Steve Vai come ospite.



Sarà, invece il 30 di questo stesso mese il turno degli Opeth con il loro Sorceress, dodicesimo album di studio della band svedese. Possiamo azzardare dicendo che si tratterà di un disco più pesante del precedente, Pale Communion, conservando tutti i tratti caratteristici della band, che vi abbiamo descritto nella nostra recensione di Deliverance da leggere qui.



Parlando del dodicesimo disco di studio è da registrare il ritorno dei Korn che il prossimo 21 Ottobre pubblicheranno The Serenity of Suffering, anticipato dal primo singolo, Rotting in Vain, uscito il 22 Luglio e che vede come guess star Tommy Flanagan del famoso telefilm Sons of Anarchy. Tra l'altro questo nuovo lavoro conterà con la presenza di Corey Taylor degli Slipknot.

Sempre per il 21 Ottobre è prevista l'uscita di una compilation di tutti i brani strumentali più diversi bonus track e materiale inedito dei Riverside. Sarà un disco doppio che s'intitolerà Eye of the Soundscape (EOTS) e che raccoglierà diverse chicche registrate con il chitarrista  Piotr Grudziński, scomparso prematuramente ad inizio anno.

In campo italiano, invece, c'è da indicare l'uscita del nuovo lavoro dei Litfiba, previsto per l'11 Novembre. Non si conosce ancora il titolo o l'artwork, ma stando a quello che hanno detto Piero Pelù e Ghigo Renzulli  sarà un lavoro molto energico. In sede di registrazione c'è stato spazio per il Conte Aiazzi, tastierista dei primi dischi della band fiorentina. 

Per finire una carrellata di altre uscite che ancora non hanno data confermata. In questi mesi dovrebbero esserci delle novità discografiche per i Soen, attualmente in studio di registrazione, per i blindead che stanno remixando il nuovo lavoro, per i Pain of Salvation, che hanno pubblicato il loro remix di Remedy Lane poche settimane fa e che abbiamo recensito. Potete leggere cliccando qua. Questo nuovo disco dovrebbe uscire verso fine anno e si chiamerà In the Passing Light of Day. Ultima segnalazione molto gradita. Dopo il debutto discografico con l'EP Can't you Wait, che vi abbiamo descritto qua, l'islandese GlerAkur tornerà a deliziarci col suo primo LP, la cui uscita è prevista per l'autunno. 

Insomma, prepariamo le orecchie perché stimoli non mancheranno. 

sabato 9 luglio 2016

Dischi d'ascoltare (almeno) una volta nella vita: Ænima dei Tool

(Recensione di Ænima dei Tool)


Negli anni 90 il metal andava molto forte e, per la prima volta, iniziò a essere un genere in espansione esponenziale. Non si parlava più di heavy metal o di thrash metal ma di anno in anno i sub-generi diventavano sempre di più facendo storcere il naso ai puristi. 

I miei veri primi approcci ai Tool avvennero nel 98. Ho un'immagine fissa: all'università c'era un ragazzo che veniva spesso e volentieri con la sua felpa del gruppo. L'illustrazione stampata sul tessuto raffigurava una chiave inglese, modificata in modo da assumere una forma falica, in posizione verticale, sulla quale si leggeva il nome della band. In quei anni andava alla grande il crossover e il nu metal, due generi che, personalmente, non prediligevo. Il pregiudizio e l'ignoranza mi portarono a pensare, per un bel po', che i Tool fossero dei fedeli "rappresentanti" di quei generi, e per quello gli tenevo un po' "alla larga". Sicuramente le insistenze degli amici e l'osservazione di qualche loro video mi portò a cambiare idea.




Ænima è stato il loro primo disco che acquistai nel 99 a New York. L'edizione statunitense del loro cd era veramente originale e fantastica. Sia la copertina che parte del libretto erano lenticolari, cioè, davano l'impressione di muoversi in 3D se si prendeva il disco in mano e lo si muoveva. Non vedevo l'ora di tornare a casa e di ascoltare quel disco, insieme a tutta una serie di cd acquistati.

Il primo ascolto fu devastante. Quello che usciva dalle casse del mio stereo era una roba che non avevo mai sentito prima. Era metal senza utilizzare neanche minimamente gli elementi caratteristici del genere. Era progressivo senza essere una musica "cervellotica". Era alternativo ma trenta secondi d'ascolto dimostravano che la preparazione musicale dei quattro di Los Angeles era inarrivabile per qualsiasi altro gruppo alternativo. Era crossover come "anima" e non come genere. Era psichedelico senza che ci fossero tracce di quel rock psichedelico anni 60 e 70. 
La cosa più interessante è che tutti quelli elementi confluivano in un risultato unico ed inuguagliabile. Erano i Tool e basta. Non potevi paragonarli a nessun altro gruppo, perché lì dove il paragone nasceva subito si spegneva.




 Ænima è un disco di protesta verso tutti i tabù imposti dalla società. E' un disco arrabbiato ma è di una poetica incredibile. Pensando a Los Angeles mi viene facile il paragone con Bukowski che percorrendo le strade ed i peggiori angoli di quella città trovò l'ispirazione per le sue storie. Anche i Tool sembrano pieni di Los Angeles, della falsità che si respira per le sue strade, dei limiti del corretto che, molto spesso, non coincidono con i limiti dell'osceno. Questo disco è un urlo di liberazione. E' uno schiaffo in faccia è tutto converge in quella direzione. Parole e musica sono indivisibili e si rafforzano a vicenda. Non solo,
 Ænima è un disco di un'intelligenza assurda perché pesca dalla realtà gli elementi che servono ad accentuare il suo scopo. Per esempio la registrazione del comico Bill Hicks, che introduce l'ultima, meravigliosa, traccia del disco, quel Third Eye ipnotico, psichedelico e grintoso. La voce di Hicks parla della relazione tra la droga e la musica, facendo intendere che l'assunzione di sostanze proibite abbia aiutato alla creazione di tanti capolavori musicali. Qualche moralista potrebbe urlare allo scandalo, definire i Tool come una band di drogati. Invece l'ascoltatore intelligente capirà la provocazione ed ascoltando il resto del brano si renderà conto che l'intento della band è quello d'illustrare i limiti mentali che abbiamo, la nostra "cecità". 
Un altro esempio viene dato dal brano Message to Harry Manback, che utilizza una registrazione lasciata in una segreteria telefonica. Le parole sono offensive, metà in inglese metà in italiano, sono minacciose ma vengono montate su un tappeto di pianoforte di una malinconia squisita. Una contraddizione geniale che fa pensare a quanto sia inutile e triste arrabbiarsi in un certo modo.




I dischi successivi dei Tool prendono una linea molto più spirituale. Questo Ænima, invece, ha un equilibrio perfetto tra il corpo e lo spirito. E' fisico e astratto allo stesso tempo. 

Vorrei tralasciare un analisi più "tecnico" della parte strumentale o della voce perché credo che la cosa che più importa è l'impatto del disco; ma una cosa bisogna dirla. Ænima compierà 20 anni ad Ottobre di quest'anno ma ha un suono attualissimo e non è un azzardo dire che, tra altri 20 anni, continuerà a suonare attuale. Questa è la magia dei Tool. Questa unicità è preziosa, è fondamentale, è una bombola d'ossigeno sempre pronta. Per quello l'attesa infinita che ci stano regalando prima di pubblicare qualche materiale nuovo fa tanto male, perché i dischi che hanno sfornato fino ad adesso sono troppo pochi.

Queste parole cercano di essere un invito all'ascolto di questo disco, perché ci sono dei dischi che DEVONO essere ascoltati al meno una volta nella vita. Se non ne avete ancora avuto modo Ænima è lì, pronto a regalarvi 77 minuti d'illuminazione. 

Voto 10/10
Tool - Ænima
Volcano Records
Uscita 01.10.1996

Sito Ufficiale Tool
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