(Recensione di III di Crowhurst)
Nell'oceano di complessità che l'uomo è la musica deve sempre essere lo specchio fedele. Per quello bisogna diffidare da chi dice di ascoltare solo pochi generi o di chi non ascolta proprio musica. Essere vivo vuol dire mettere in gioco tutta una lunga serie di ascolti o, al massimo, il perdersi dentro a gruppi dove la varietà lo è tutto. Dove le cose si susseguono con una violenza crudele ma brillante.
III è il nuovo lavoro dello statunitense Crowhurst. Un lavoro che si nutre di collaborazioni illustri e della voglia di espandere quell'universo sonoro che ormai è già un marchio di fabbrica. Si parte dalla necessità di mettere in atto due sentimenti tanto potenti come devastanti, cioè il dolore e la violenza. Per quello tutto quello che si ascolta in questo disco è violento, distorto, immediato ma anche, e questo è il punto più importante, molto curato. Anzi, oserei dire che questo album è pieno di bellezza, una bellezza che sorge ancora con più chiarezza grazie al gioco di contrasti che si crea. Come quando scavando e scavando vengono fuori i tesori più luminosi. Ecco, la terra che ricopre questi tesori in questo specifico disco è una terra nera ma anche ferrosa. Una terra che non lascia passare la luce ma anche una terra che ha un profumo denso, zolfato. Ma quando, scavando e scavando, la terra va via quello che si vede è uno di quei oggetti ipnotici che prendono in mano tutto l'ambiente, come se nulla fosse.
III è un disco che può sembrare ostico per via della combinazione tra black metal e noise. Un connubio che si esalta per via dell'intenzione oscura che ha dentro. Ma come detto prima c'è anche tutto un altro piano dove questo nuovo lavoro di Crowhurst prende tutto un altro colore, dove l'intimità non è più dovuta all'aspetto viscerale dei generi prima citati ma a una poetica quasi gotica e molto intensa, che intraprende anche chiaramente una strada dentro a quello che è l'avantgarde metal. Come se il primo passo dovesse essere quello di buttare giù i muri e una volta dentro le parole arrivassero al cuore, ancora più sentite di quanto fosse possibile. Questa è la bellezza di questo disco, un disco dove l'aspetto cinematografico è anche molto presente perché ogni brano vuole essere una traduzione musicale di un'immagine che c'è dietro. Ma il gioco interessante è che questo non è un disco con la pretesa di essere una colonna sonora. E' un disco che vuole essere un'interpretazione, una rilettura, un'opinione. Per quello aggiunge un altro elemento fondamentale, quello dell'onestà. Può piacere o meno, più allontanare l'ascoltatore troppo educato ma quello che invece verrà catturato non potrà fare a meno, perché forse quell'ascoltatore in concreto ha anche chili e chili di terra oscura che coprono l'essenza nascosta, alla portata solo di poche persone.
Penso che la chiave essenziale per capire questo disco sia la capacità o meno di ritrovarsi in esso. Lo sforzo musicale di Crowhurst avrà il suo perché soltanto quando questo III crei dei legami in chi lo ascolta, trovandosi di fronte ad uno specchio, a un modo di vedere la propria complessità trasformata in musica. Chi siamo? Cosa cerchiamo? Come ci ha forgiato il tempo e la vita? Forse proprio come questo disco, forse proprio come quello che c'è dentro. Se è così, allora bisogna tenerselo stretto, perché diventa una fotografia di quel che siamo.
Prendo due brani strepitosi che vanno a tradurre fedelmente quello che ho voluto spiegare fino a ora.
Il primo è Self Portrait with Halo and Snake. Potrebbe sembrare un brano a metà strada tra il new age e il noise ma è molto di più. Per me questo è il punto più alto del disco, lì dove la parte d'avanguardia si esalta, dove la musica di nuovo urla che c'è qualcosa di nuovo, che non tutto è stato già inventato. Uno dei brani migliori di questo 2019.
Il secondo è The Drift. Anche se molto delle cose che vengono messe in gioco vanno nella stessa direzione del brano precedente in questo qui c'è un grado minore d'intimità ma non per quello d'intensità. Si tratta di un brano sentito, ipnotico come se fosse qualcosa di post rock cinematografico. Bisogna scivolarci dentro, bisogna farsi portare dalla corrente e tutto andrà bene, tutto, sempre.
III diventa così un disco che ha, anzi tutto una fortissima personalità. Non si nasconde, non cerca di essere quello che non è. E come quando si ha a che fare con una persona di carattere deciso o lo si ama o ci si sta alla distanza. Ecco, chi vorrà avvicinarsi alla musica di Crowhurst sentirà che molto di quello che c'è in questo lavoro è quello che ognuno di noi ha, quello che vogliamo, quello che siamo, quello che amiamo, quello che ci ha reso così come siamo, quello che ci differenza dalla maggioranza.
Voto 9/10
Crowhurst - III
Prophecy Productions
Uscita 05.04.2019
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