(Recensione di Imaginary Dreamers degli Imaginary Dreamers)
Cosa serve per fare musica? Può sembrare una domanda banalissima, scontata, che ritroverà altrettante risposte simili. Invece non lo è. O piuttosto la risposta è molto semplice ma racchiude tante altre cose. Cosa serve per fare musica? Passione. Passione che ti porta a buttarti dentro a un pozzo del quale non si vede il fondo. Non importa se sei bravo, se hai studiato infinitamente, se ti eserciti tutti i giorni. Tutto quello è inutile se non hai la passione. Se non hai l'urgenza di comporre, di scrivere, di buttarti.
Questo blog da sempre è nato con l'intenzione di essere un contenitore variopinto di quello che è la musica che mi piace. In quel senso non ho mai voluto mettere limiti. Non ho voluto che la musica da raccontare fosse soltanto quella che è più "famosa" per quanto famosa possa essere la musica che io ascolto. Per quello ogni volta che qualcuno ha "bussato" alle diverse porte virtuali che permettono di mettersi in contatto con me mi sono sempre dato disponibile a ricevere ed ascoltare il materiale di qualsiasi artisti, senza che fosse importante se questo artista fosse sotto contratto con qualche casa discografica o altro. Purtroppo, per motivi di tempo e di lavoro, ci sono tante opere che ho ascoltato ma che fino ad oggi non sono riuscito a recensire. Mi sono imposto che questo non accada più, per quello in questo 2019, sempre che le circostanze lo permettano, recensirò tutto quello che gli artisti abbiano il piacere di farmi arrivare.
Per quello oggi mi ritrovo a parlarvi di un power trio inglese chiamato Imaginary Dreamers che ci ha tenuto a farmi ascoltare il loro primo album, frutto di diverse composizioni del cantante e chitarrista, Kevin, nate in diversi periodi e poi perfezionate con il lavoro d'insieme e gli arrangiamenti di tutto il gruppo.
In questo disco c'è qualcosa che mi piace perché mi ricorda l'ambiente della sala prova, dei primi piccoli e grandi traguardi che ogni band si conquista, cioè un suono rozzo, aggressivo, non curato praticamente per nulla. E' una presa diretta selvaggia, è come tutti i tipi di registrazioni di questo genere il gioco è doppio, da una parte non c'è spazio ha abbellimenti, a ritocchi, a arrangiamenti molto elaborati ma d'altra c'è l'anima della musica, la furia di fare sentire esattamente quello che si è, senza travestimenti, senza veli. Musica nuda e pura. E in un mondo dove tecnologicamente diventa sempre più semplice correggere tutto è da ringraziarsi che ci sia ancora chi ha il coraggio di farsi vedere per quello che si è.
Ma cosa fanno gli Imaginary Dreamers? La scelta della quale vi ho parlato prima si giustifica anche per quello. La loro musica è un alternative rock che spazia tra altri generi, avendo una chiara radice negli anni 90. Attraverso i nove brani di questo disco andiamo da quei momenti alt a altri quasi sludge rock, a qualche tocco grunge e una certa ricerca psych rock. Tutto con l'imposizione, bella, del power trio, di suonare quello che è nelle proprie possibilità, senza aggiungere altro e senza togliere nulla. Per quello tutto diventa essenziale, ma occhio, essenziale non vuol dire semplice. Infatti l'energia spessa in questo disco è importante e i brani che ne formano parte diventano una serie di carte che vengono fuori dal mazzo senza prevedibilità. Per quello questo è un disco che si ascolta senza annoiarsi, senza avere l'impressione di avere già ascoltato tutto con le prime tracce. Per completezza e coerenza devo, in tutti casi, essere assolutamente obbiettivo e indicare certi aspetti che potrebbero essere migliorati e che sono le carenze di questo lavoro. Come detto prima questo è un disco grezzo, diretto e questo da due diverse letture. Da una parte è una scelta artistica coraggiosa e condivisibile, d'altra si stende in elementi che devono per forza essere migliorati. A livello sonoro il mix non è sempre perfetto e per ogni strumento si poteva fare delle scelte diverse. Manca un po' di definizione. Inoltre la voce non sempre è perfetta, ci sono piccole stonature che stanno nel limite tra una sfumatura caratteriale, che va benissimo, e una carenza tecnica. Non sono grande cose ma soprattutto per quanto riguarda la parte sonora è difficile che una casa discografica possa voler decidere di distribuire questo disco così com'è.
Per tutto ciò questo primo lavoro degli Imaginary Dreamers deve essere visto come una materia grezza, il punto di partenza dal quale si può ricavare tanto altro. I presupposti ci sono, c'è la padronanza musicale di quello che si suona, c'è l'originalità nel proporre una serie di brani molto diversi che girano bene. C'è un piacevole affiatamento, cosa fondamentale quando si parla di un power trio. Manca soltanto pulire, affinare, correggere piccole cose. Perché la musica, come la vita, è un percorso inesauribile.
Prendo due brani da questo disco, sicuramente molto illuminanti sulle diverse intenzioni sonore della band.
Il primo è Azalea, brano che apre il disco è che fa pensare di essere di fronte a un disco sludge. Molto potente, acido, crudo e interessante. Si sente l'energia, si gioca molto, e bene con la dinamica. Uno dei brani meglio riusciti di questo lavoro.
Il secondo è Secrets of May. Molto, molto anni 90. Più intimo del brano precedente. Ma anche se sembra essere un brano più calmo in realtà racchiude una grande dose di grigia malinconia. Un bel salto indietro nel tempo.
Imaginary Dreamers è un lavoro che viene fuori dalla passione, dalla necessità, che spesso diventa un'urgenza di costruire dei brani che siano riflesso di quello che si sente, di quello che si vive e di quello che ci ha "cresciuto" musicalmente. Essendo il primo lavoro di questo progetto credo che si possano perdonare certe sbavature da curare meglio in un secondo disco.
Voto 7/10
Imaginary Dreamers - Imaginary Dreamers
Autoprodotto
Uscita 17.11.2018
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