(Recensione di Deadweight degli Skein)
Ultimamente cerco di riflettere molto su diverse sfumature della musica ed oggi voglio parlare del concetto di modernità. Essenzialmente, che cos'è la modernità? Come succede con tante domande potremmo cercare risposte in tanti ambiti e non soltanto quello musicale, ma visto che mi occupo di quest'arte credo che è più logico cercare una risposta in quella linea. La modernità sicuramente indica un'evoluzione ed una novità, la modernità traduce quello che è la strada del mondo in un discorso artistico. La modernità è anche un qualcosa che anticipa i tempi, che fa presumere come saranno le cose in futuro e, naturalmente, ad un certo punto quello che era moderno diventa antico.
Nel metal si tende ad inglobare nel concetto, non molto bene definito, di modern metal tutti i generi che hanno delle caratteristiche nuove, molto spesso figlie del crossover con generi ce prima sembravano non poter ritrovare alcuno spazio dentro di questo mondo musicale ma che, col tempo, sono stati accettati. La band della quale vi parlo quest'oggi rientra perfettamente in questa qualificazione. Si tratta del gruppo finlandese Skein che sta per pubblicare il loro secondo full-lenght intitolato Deadweight. Nel caso di questo disco gli elementi che danno una parvenza "moderna" alla loro proposta sono la convivenza di tra direzioni essenziali: per una parte, com'è logico, abbiamo il metal, d'altra il rock alternativo e per completare il quadro c'è una forte parte dark. Anni fa pensare che il metal potesse avvicinarsi a suoni "alternativi" era qualcosa d'impensabile ed è stato sicuramente ad una band monumentale come i Tool che le carte sul tavolo sono state rimescolate. Infatti in questo disco ci sono momenti che richiamano parecchio la strada musicale della band di Maynard James Keenan. La differenza con la loro musica è che gli Skein sono più immersi dentro al metal e alla potenza che c'è dentro a quel genere, diventando così molto più concreti e meno spaziali.
Ma Deadweight regala anche altre novità con rispetto alla band prima nominata. In questo disco convivono due voci, una pulita ed una distorta, che dialogano apertamente dosando l'impiego di ciascuna in base all'intenzione del messaggio da recapitare in ogni momento. E credo che non sia sbagliato partire proprio dall'idea che il lavoro vocale orienta la direzione musicale dei brani. Per quello quando abbiamo delle parti tranquille si sente molto un lavoro "alternativo", invece quando entra la voce distorta è il metal che esplode. Le vie degli Skein sono interessanti perché quando si diventa più "metal" ci sono tante tracce di generi come post metal o una convivenza di generi che fanno pensare al, ormai superato, nu metal o a tutto quello che è venuto dopo. La cosa curiosa è che geograficamente questo genere di lavori proviene generalmente dagli USA e qui invece è un gruppo finlandese a portare avanti il discorso. Questo mi permette di dire che le idee che ci sono dietro a questo disco sono molto interessanti, ed in certi casi funzionano molto bene. C'è la voglia di partire da certi punti saldi per poi abbracciare tante altre direzioni, e la cosa funziona. Ma personalmente denoto certe mancanze nel lavoro vocale, soprattutto per quanto riguarda quella pulita, molto piacevole in certi brani ma un po' smarrita in altri, ed è un vero peccato perché se non fosse così, e se ci fosse un insistere su certe direzioni questo potrebbe essere uno dei dischi più interessanti di quest'anno.
Quando si nasce all'ombra di gruppi molto importanti è molto semplice non riuscir ad uscire mai alla luce. Deadweight è un disco che si affaccia sotto i raggi del sole e che riesce anche a brillare parecchio, ma subito dopo sembra rintanarsi nell'oscurità, come se non avesse tutti gli argomenti per presentarsi prepotentemente agli occhi del grande pubblico. Gli Skein hanno delle cose molto, molto interessanti, ma non sempre lo dimostrano. Potrei parlare di un disco meraviglioso che invece, purtroppo, rimane un po' a metà strada.
Pesco i due brani migliori di questo disco, due canzoni che fanno capire dove potrebbe arrivare la band.
Il primo è Seduction e anche se è innegabile l'influenza dei Tool o degli Soen quello che viene fuori è un brano bellissimo, intenso e trascinante. Questo è l'unico brano che ha solo voce pulita e funziona perfettamente. Questo grazie anche i ruoli molto diversificati di ciascun strumento, puntuali ed effettivi nel loro lavoro. Se tutto il disco fosse all'altezza di questo brano sarebbe uno dei migliori lavori del 2017.
Il secondo è Bound. Se prima eravamo dentro a quello che possiamo considerare come alternative metal in questo caso si aggiunge la parte dark e quella post. Mentre prima si aveva a che fare con un brano molto lineare questo qua è pieno di contrasti, di cambi di parti che ci portano da un immaginario sonoro ad un altro. Quando entra la parte distorta sembra quasi di essere di fronte ad una canzone dei Cult of Luna. Forse questo è il brano ce dal mio punto di vista potrebbe segnare la direzione che la band dovrebbe prendere, perché gli argomenti sono molto interessanti.
Un consiglio che do sempre in ambito musicale è che bisogna esagerare, che quando si prende una strada bisogna andare quanto più in fondo possibile. Ed è proprio il consiglio che darei agli Skein, perché l'impressione che ho ascoltando questo disco è che in certi momenti siano riusciti a centrare il bersaglio, e in quei momenti quello che ci arriva come ascoltatori è un bellissimo disco, ma in altri smarriscono la strada. Deadweight è una promessa che viene compiuta solo parzialmente.
Voto 7/10
Skein - Deadweight
Inverse Records
Uscita 22.09.2017
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