domenica 24 settembre 2017

Godhead Machinery - Ouroboros: l'uomo è il maggior nemico dell'uomo

(Recensione di Ouroboros dei Godhead Machinery)


E' opinione più o meno condivisa che quello che motiva di più a creare qualcosa d'artistico sia la voglia di sfogo o d'esternare sensazioni negative. C'è chi sostiene che quando si è felici non c'è bisogno di "perdere" tempo creando qualsiasi cosa perché bisogna vivere e godersi la felicità e basta. Naturalmente questa non è una regola fissa, visto che generi come il pop hanno maggiore fonte d'ispirazione nella gioia, per quello generalmente i brani sono molto più leggeri.

Il primo disco degli svedesi Godhead Machinery è un lavoro che trova ispirazione in tematiche che possono tranquillamente essere segnalate tra i mali maggiori del nostro mondo. Per quello è significativo il titolo di questo disco, chiamato Ouroboros, perché sembra voler simbolizzare il paradosso dell'uomo, capace di essere il governante del mondo ma allo stesso tempo essere fonte della propria distruzione. In questo caso l'accento viene messo alle divisioni create dalle religioni, alla piaga sociale che è la corruzione e il modo nel quale queste due tematiche finiscono per "mangiarsi" il mondo, volendo stabilire un controllo assoluto o cercando di arricchire quanto più possibile una piccola élite. Per farlo la band svedese si affida ad un black metal molto tecnico con diverse aperture, disegnando un panorama apocalittico ma molto fedele di quello che è la nostra realtà.

Ouroboros

Forse difficilmente un disco può cambiare le sorte del mondo, ed è impossibile pensare che questo Ouroboros riesca ad essere la luce di svolta dei nostri problemi ma è importante che la musica sia un trasporto d'idee, di sensazioni, di ribellione. Per quello lo sforzo di gruppi come Godhead Machinery è molto valido. In questo lavoro convivono molti elementi che danno un colore particolare a quello che viene cantato e suonato dalla band. Non si tratta solo dalle tematiche dei brani ma anche da come musicalmente vengono accompagnati. Per quello diventa molto interessanti che non ci sia una fossilizzazione dentro alla musica del gruppo. Infatti la grinta ed energia di certi brani trovano dei momenti di maggiore di riflessione con interventi mirati che fanno diventare tutto quanto molto più maestoso. Credo che sono queste sottigliezze quelle che danno molto gusto a questo disco e lo fanno diventare un'opera validissima di una nuova band. Non sempre tutto quello che viene suonato è tecnico o appartenente al mondo del black metal, per quello si tende ad inglobare il lavoro del gruppo dentro alla definizione di extreme metal, un'altra classificazione molto soggettiva che dice tutto e niente.

Devo fare una piccola confessione, ci ho messo un po' di tempo a capire ed apprezzare correttamente due mondi musicali come il black metal o il extreme metal. Forse mi lasciavo portare per i pregiudizi che vedevano quei generi come tante urla e poca sostanza, come se fossero forzatamente blasfemi e nichilisti. Invece addentrandomi in queste sonorità ho scoperto degli orizzonti vastissimi che regalano un modo assolutamente diverso di lavorare con la musica, dove la bellezza è molto più nascosta, ma quando viene scoperta è ancora più importante. In certi momenti questo Ouroboros mi ha rinnovato questa sensazione, dandomi modo di essere trasportato dentro al mondo musicale dei Godhead Machinery e trovarmi molto bene dentro. Non credo che sia una cosa facile da farsi per nessun gruppo dunque tanto di capello a questa band.

Godhead Machinery

I due brani che più mi hanno toccato sono:
The Plague. Forse una delle tracce che permette al meglio di capire qual è l'intenzione sonora della band e come riescono a mettere insieme tutto quello che musicalmente gira intorno al loro modo di fare musica. Per quello troviamo momenti di vero black metal che tendono a tratti verso qualcosa più sinfonica, grazie al lavoro delle tastiere, ed invece, in altri momenti, si avvicina a qualcosa di molto più tecnico. Viene fuori un brano molto rotondo ed interessante.
Praise the Flesh. E' la canzone che chiude questo disco ed è il brano che diventa in un certo modo più "mid tempo". Non ha la necessità di essere devastante come gli altri ma diventa più introspettivo e dal mio punto di vista operazioni come queste finiscono per costruire canzoni ancora più significative. Infatti questo è, per me, il miglior brano di questo disco. Un brano che ricorda un po' quello che fa Ihsahn, pronto a regalarci momenti sinfonici, altri tecnici, certi aspetti del passato musicale del metal ma una grande, grandissima carica emotiva che funziona molto bene.


Fino a quando l'uomo continuerà ad essere il suo primo nemico? Mi sembra impossibile rispondere a questa domanda perché sembra che parte della nostra propria natura sia quella dell'autodistruzione. Siamo mossi dalla cecità del potere, del sentirci superiori senza misurare quello che significa andare su quella strada. Ouroboros è un disco che dimostra che la musica può aprire gli occhi, che bisogna scuotere le anime addormentate del nostro triste tempo. Buonissimo debutto dei Godhead Machinery.

Voto 8/10
Godhead Machinery - Ouroboros
Inverse Records
Uscita 29.09.2017

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