(Recensione di Vagabond dei Subterranean Masquerade)
Uno dei maggiori insegnamenti che si possono fare nella musica è che più aperti si è, meglio è. Ascoltare quanti più generi diversi, abbracciare dei suoni che provengono da più posti diversi e cercare d'imparare qualcosa. Non è un caso se nella storia del rock ci sono stati momenti nei quali si abbracciava con piacere tutte le aperture sonore multiculturali che erano a disposizione. Dev'essere così, come dovrebbe esserlo nella vita di tutti i giorni. Ognuno di noi è cresciuto in un contesto culturale e geografico diverso, e ha forgiato sé stesso grazie a quello che ha vissuto. Si dovrebbe imparare da ciascuno, dai racconti, dalla saggezza che ciascuno custodisce. Per quello mi piace tantissimo la musica che si contamina.
Subterranean Masquerade è un progetto pazzesco. Credo che sarebbe ingiusto considerarlo con il side-project di certi musicisti ma ha più le fattezze di un contenitore sperimentale che lascia ampio spazio alle contaminazioni sonore. Per quello negli anni di vita di questo progetto sono stati parecchi i nomi "eccellenti" che ne hanno preso parte. Musicisti di gruppi come Green Carnation, Orphaned Land, Novembers Doom o Agalloch si sono susseguiti nella creazione di tre LP e due EP, oltre ad un paio di cover incluse in altrettanti dischi. Oggi mi occupo dell'ultimo esempio musicale uscito dal lavoro collettivo di questo progetto, cioè Vagabond. Ma prima d'addentrarmi in quest'analisi credo che sia importante pensare al perché dell'esistenza di un gruppo come questo e alla voglia di prenderne parte. La risposta più immediata che mi viene è quella che quello che viene proposto dalla band ha ben pochi paragoni nella musica odierna, almeno per quanto riguarda il metal. Magari potrebbe venire in mente, e anche ripetutamente, lo sforzo musicale portato davanti dagli israeliani Orphaned Land, che mescolano magistralmente doom, metal progressivo e folk, ma nel caso dei Subterranean Masquerade c'è quello e molto altro. Anzi tutto lo spirito è molto più "datato", per certi versi ascoltando Vagabond sembra di essere di fronte ad una band anni 70. Dopo di che, le aperture musicali prendono molte vie, dove, sicuramente, la più predominante è quella del vicino oriente, ma non è l'unica. In certi momenti la strumentazione diventa quasi jazzistica, in altri abbraccia elementi di un metal molto deciso, colorandosi poi di una serie di elementi di rock progressivo. Tutto come se fosse la cosa più naturale al mondo, come se non fosse necessario aggiungere o togliere altro, come se l'incontro tra la voce "sporca" e quella pulita fosse un dovere.
Penso che adesso possiamo addentrarci dentro a Vagabond. Come prima cosa da dire bisogna affermare che l'impressione che viene fuori è quella di essere capitato dentro ad una lavatrice che lava, insieme, tutta una serie di generi, come sei mettono dentro dei capi molto diversi, e che dentro a questi movimenti circolari è possibile apprezzare di tutto e di più. Per quello quando si ha l'impressione di essere di fronte ad un brano totalmente rock la voce in growl ci spiazza e ci fa chiederci come mai siamo capitati lì dentro. In altri momenti i brani prendono una direzione completamente metal ed ecco che l'oriente bussa alla porta con l'esotismo proprio di un mix del genere, ma apportando qualcosa di grande, che gonfia i brani pieni di personalità. In altre parole i Subterranean Masquerade non vogliono avere limiti, non vogliono essere classificati in un modo e nell'altro, e forse per quello vengono considerati da molti come una band avantgarde progressive, e non vogliono cercare una sola strada. Loro vogliono percorrere le strade che si sentono, con accenti molto ben messi, e con momenti di distensione, di riflessione, di contemplazione. E' da ringraziare l'idea che tutto si svolge senza grandi imposizioni, che non c'è perennemente un'overdose di strumenti e di arrangiamenti ma che ogni momento è pronto a regalare impulsi nuovi. Per quello ci possiamo anche imbattere in sonorità che sembrano quasi elettroniche, per questo disco è pronto a stupire.
Vagabond è proprio un vagabondare tra culture e tempi diversi. E' quello che sorprende è che è un disco che riesce a metterti di ottimo umore senza per quello essere "facile". Questa qualità è dovuta al fatto che i Subterranean Masquerade sembrano volere a tutti i costi ricreare questa loro festa globale. Una festa che non appartiene a nessun posto in particolare, ma che allo stesso tempo appartiene a tutti i posti del mondo. Siamo di fronte ad un esempio musicale prezioso, ad un laboratorio in fermento che cerca soltanto di raccontare storie con le quali tutti possano, in modo o nell'altro, essere coinvolti. La loro è una festa perché la natura dell'essere umano dovrebbe essere festosa, perché l'instancabile ricerca della felicità sta in quello che viviamo, in come ci riempiamo gli occhi, in quello che assaggiamo, nella musica che ascoltiamo. Ecco, rubando il titolo del loro scorso album, anche questo Vagabond è un Gran Bazar.
Voglio pescare tre brani di questo disco, indicando però che oltre a tutti i brani inediti a chiudere questo album ci pensa una bellissima cover di Space Oddity del grande David Bowie.
Il primo brano si chiama Kippur. Siamo di fronte ad un brano dove l'oriente è molto presente, dialogando con la parte progressiva della band e lasciandosi contaminare dal metal. Ma lo stupore maggiore che capiterà ascoltando questa canzone si vive verso la fine quando sembra di essere andati a finire nei campi dell'elettronica. Insomma, in quasi sette minuti viviamo un viaggio incredibile.
Il secondo è As you Are. Questo è un brano impressionante, nel senso che potrebbe perfettamente appartenere ad una lunghissima serie di generi, anche non appartenenti al mondo del rock o del metal, ma invece si trasforma in un inno, un brano che è destinato ad essere un classico della band.
E per finire abbiamo Hymn of the Vagabond. Questo è il brano più epico di questo lavoro. Un brano che è pronto ad essere una specie di manifesto di quella che è la concezione musicale della band. Per quello si sviluppa in lungo, cercando di regalare uno sguardo epico a quello che può significare essere un vagabondo consapevole, che non vuole fare altro nella vita che vagare senza meta e senza casa, ma con la felicità in tasca.
Vagabond ci regala un lavoro senza definizioni. E non perché sia difficile analizzare tutto quello che c'è dentro ma perché compiere uno sforzo del genere è assolutamente inutile. Sono sicuro che in fase di composizione i brani che sono usciti dalla mente dei Subterranean Masquerade siano usciti in modo naturale, con la sola voglia di dare al mondo la propria visione del loro mondo, ed è un mondo molto interessante, che tutti dovrebbero ricercare.
Voto 8,5/10
Subterranean Masquerade - Vagabond
ViciSolum Productions
Uscita 01.09.2017
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