lunedì 18 settembre 2017

Epitaph - Claws: il ritorno che fa bene

(Recensione di Claws degli Epitaph)


Il ritorno. Può essere una tappa fondamentale nel percorso di ciascuno. Un porto d'arrivo dopo aver vissuto una personale odissea. Ma può essere una specie di "pit stop", un modo di ricaricare le pile prima di continuare con quello che uno si era prefissato. Ma ci sono ancora altre possibilità, perché un ritorno può essere anche una resa, un modo di dire "non ce l'ho fatta". Insomma, come concetto è sempre forte, perché tornare a qualcosa che si conosce è uno degli atti che possono essere realizzati con la maggior consapevolezza.

Nel caso dei veronesi Epitaph il ritorno sembra rigenerante, sembra il proseguo di una strada già molto definita, chiudendo così una parentesi bella lunga. Bisogna infatti pensare che durante una ventina d'anni questo progetto è rimasto congelato per riprendere vita soltanto nel 2014. Come capita spesso quando i ritorni sono molto graditi e danno dei bei frutti l'entusiasmo schizza alle stelle e la voglia di scrivere nuove pagine diventa una conseguenza naturale. Tradotto in altre parole Claws, disco del quale vi parlo questo oggi, è la dimostrazione di un atto dovuto e molto gradito. Ma cosa fa di questo disco una nuova vera proposta e non un semplice esercizio nostalgico? Per rispondere a questa domanda bisogna assolutamente ascoltare il disco. E' innegabile che il sound della band non è odierno ma quello che viene fuori è una nuova luce dentro ad un genere molto coriaceo come il doom, nel loro caso con un importante tocco progressivo. Questo tocco non è dovuto a contaminazioni con altri generi o stravolgimenti che diano luogo a dibattiti sulla natura più o meno azzeccata di queste novità. No, nel loro caso questo contributo può essere riassunto in questa idea: gli Epitaph hanno composto un disco pregevolissimo.

Claws

Per me risulta sempre molto delicato il confine che si crea quando si è immersi dentro a un genere con una chiara sonorità "classica". E' molto delicato perché basta un nulla per cadere nell'imitazione e allo stesso tempo risulta molto difficile regalare nuovi aspetti ed idee inedite. Per quello credo che Claws abbia un peso molto pesante. Ed il perché di questa buona riuscito dev'essere cercata nella capacità musicale dei quattro componenti degli Epitaph. Sin dalla prima nota si sente che non siamo di fronte a musicisti alle prime armi ma chi suona in questo disco conosce perfettamente il mestiere. Ma questo non basta per costruire un bel disco. E' necessaria una comunione tra la capacità interpretativa e quella compositiva. Ed è proprio qua che questo disco scoppia. Le cinque tracce che formano questo lavoro son intense, vissute, a tratti epiche, sono cinque racconti inglobati nella stessa opera. Sono lavori guidati da una voce importante, che mostra la strada. Sono lavori dove la chitarra assume il ruolo principe della chitarra, cioè essere, in un certo modo, lo strumento re del rock e del metal, lo strumento che dà le principali caratteristiche musicali a quello che si suona, infatti è molto logica la scelta di un sound che ci porta indietro nel tempo alla fine degli anni settanta. Ma tutto questo non avrebbe senso, o si disperderebbe, se non fosse per la basse ritmica compatta e sorprendente di basso e batteria. Questa base non si limita assolutamente a sorreggere i restanti componenti del gruppo ma si ricava l suo spazio dove diventa assolutamente protagonista dando mostra di divertimento. Cosa intendo con divertimento? Che si sente che c'è un groove ed una confidenza tale d'acconsentire di andare oltre a quello che basterebbe per dare ancora più elementi alle costruzioni sonore della band.

Non sono mai stato troppo amico degli esercizi nostalgici, del tornare a sentirsi giovani come se si fosse vittime di una crisi che ci obbliga a regredire. La meraviglia di questo Claws è che quest'impressione non esce mai fuori. Non sembra di stare di fronte a quattro "vecchietti" che ricordano i loro tempi d'oro. Gli Epitaph sono tornati con grandissima personalità e con la voglia di dimostrare che con intelligenza l'esperienza si traduce in grandi lavori.

Epitaph

Basta ascoltare la traccia d'apertura del disco, Gossamer Claws, per rendersene conto di quello che certo di raccontarvi. La chitarra è indemoniata e riesce ad esserlo ancora di più grazie alla base frenetica che ha sotto. La voce entra pronta a fare interventi molto interessanti dove le armonizzazioni non mancano. C'è quel sapore di qualcosa classico ma un'aria tutta nuova che sorprende.
Sizigia è invece un brano dove rimane in evidenza la capacità musicale dei tre strumentisti. Particolarmente piacevoli sono gli interventi del basso, che sfoggia un ampio repertorio dando una serie di sfumature trascinanti. Ma è anche il lavoro corale, la capacità di andare da una parte all'altra quella che ingrandisce questo lavoro.


Personalmente non so cosa, nello specifico, avrà portato gli Epitaph a tornare insieme e a comporre nuovo materiale ma posso dire che una scelta del genere è veramente da ringraziare, perché Claws è un disco suonato, traspirato e vissuto, e all'ascoltatore tutto questo arriva. Con lo spirito originale di quello che era il doom originalmente ma con la voglia di regalare nuove idee. Bentornati.

Voto 8/10
Epitaph - Claws
High Roller Records
Uscita 22.09.2017

Nessun commento:

Posta un commento