mercoledì 11 ottobre 2017

Kabaret Makaber - Kabaret Makaber: niente di più esotico dello swing norvegese

(Recensione di Kabaret Makaber dei Kabaret Makaber)


E' incredibile come certi generi abbiano la capacità di evocare scenari molto precisi. Ben poco importa se vengono suonati lì dove sono nati o a migliaia di chilometri. Ben poco importa la lingua con la quale vengono costruite le canzoni, il risultato è sempre lo stesso, delle immagini molto chiare e della associazioni mentali a tutta una serie di concetti che rimangono sempre fedeli.

Il jazz swing è stato un genere che ha tradotto l'eleganza ed il divertimento degli anni 30. Tutt'ora oggi c'è gente che è affascinata da questo modo di passare il tempo libero e di cercare grande divertimento. Ma come capita spesso con tante forme espressive quando iniziò la seconda guerra mondiale quel divertimento diventò molto più underground ma grazie a quello acquistò un peso diverso trattando anche delle tematiche diverse. Dalla eleganza si passò al buon vivere, alla voglia di divertirsi sfidando anche quello che succedeva fuori. Mi è difficile pensare ad un altro genere musicale che abbia subito la stessa evoluzione e che abbia regalato degli spunti così interessanti. Sicuramente per quello dalla fredda Norvegia un gruppo di musicisti hanno subito così tanto il fascino di questo genere da arrivare a suonarlo e a farlo proprio. Il risultato ha un nome chiaro: Kabaret Makaber. Ma come capita quando si pesca qualcosa che non fa proprio parte della tua realtà culturale è molto interessante vedere come si trasforma tutto e come diventa un linguaggio locale. E' proprio quello che capita con questo primo disco di questa band perché nelle loro canzoni si mescola la loro realtà geografica, che molto spesso si traduce con la solitudine e l'impossibilità di fare molte cose e l'immagine immaginaria di qualche esotico e misterioso straniero che porta con sé una serie di aspetti inesistenti nella fredda Norvegia.

Apollon Records

Tutto questo a ritmo di questo jazz che riesce a attraversare una serie di stati d'animo, essendo dunque molto festoso, e prendendo di conseguenza tutte le sembianze dello swing, ma essendo anche molto nostalgico, come se si trattasse di una esternazione della propria sfortuna in amore e dalla sensazione non solo di essere da solo ma anche di non riuscir a trovare qualcuno che corrisponda veramente ai desideri. Tutto questo viene messo insieme dentro a questo Kabaret Makaber, un disco che gode di piena libertà avendo come unico vincolo quello di essere molto teatrale. Tutto quello che ascoltiamo un questo disco sembra molto costruito perché veramente abbiamo l'impressione di essere di fronte ad uno spettacolo recitato, e l'intento si compie ancora di più perché diventa qualcosa di assolutamente esotico. Pensare ad una orchestrina jazz nella fredda Norvegia è sicuramente un accostamento molto esotico. Un altro punto che aiuta molto a che questo sia un disco che funziona molto bene è dovuto alla presenza vocale femminile, una voce molto bella è dinamica, capace di essere festosa, sensuale e nostalgica asseconda di quello che deve comunicare, ma anche riuscendo ad ammorbidire una lingua che foneticamente non è tra le più dolci com'è il norvegese.

Kabaret Makaber ha il fascino di quelle persone con una personalità talmente forte da sembrare sempre fuori di contesto, ma che cercano proprio quell'effetto, che vogliono che gli altri li vedano come le pecore nere, ma non per quello che non facciano parte di un tessuto sociale più grande. Anzi il loro apporto diventa fondamentale perché è una voce fuori dal coro che permette di guardare tutto con altri occhi. Questo è un disco divertente, esotico, piacevole ed interessante.

Apollon Records

Come detto prima sono diversi i momenti che attraversano questo lavoro. Io ho scelto d'illustrarvi i due principali: quello festoso e quello nostalgico.
Per quanto riguarda quello festoso la mia scelta ricadde su Djevelen, canzone che apre questo disco. L'intro di batteria lascia già molte cose in chiaro, la prima è che non si tratta di un disco anacronistico, che non si tratta d'imitare quello che veniva fatto anni ed anni fa ma che c'è un aggiornamento di quello che sono le tematiche musicali della band. Lo sviluppo del brano ci fa capire che questo è un disco fatto di mescola, c'è l'attitudine rock, quasi punk, come se la band fosse la versione morbida dei Diablo Swing Orchestra, ma c'è anche la teatralità e naturalmente il jazz. 
Dans med meg invece rispecchia la parte più intima e nostalgica della band. E come capita spesso quando si vede qualcosa del genere la figura femminile della cantante acquista i connotati della diva. Questo è uno di quei brani che congelano l'aria catturando completamente l'attenzione di tutti i presenti. E' uno di quei brani che crea una parentesi nel tempo durante la quale non c'è altri all'infuori. Vellutato.

Credo che l'intento proposto dai Kabaret Makaber trovi piena soddisfazione in questo loro primo album. Da una parte perché è un disco suonato da musicisti che sanno fare perfettamente il proprio mestiere, dall'altra parte perché quell'esotismo, legato ad un modo di raccontare storie che potrebbero sembrare di completa finzione ma che in realtà traducono molti elementi di quello che vivono odiernamente, è affascinante e molto interessante. Un gruppo da seguire con attenzione.

Voto 8/10
Kabaret Makaber - Kabaret Makaber
Apollon Records
Uscita 13.10.2017

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