(Recensione di Myth of Earth degli Himmellegeme)
Quanto è importante nella musica avere il riferimento di quello che è stato fatto da altri gruppi? Sicuramente è molto importante, perché aiuta a capire in che direzione muoversi e che cose devono essere fatte. Ma è anche una guida molto utile dentro a quello che può essere il processo di composizione all'ora di scegliere delle soluzioni che finiscano per creare un disco piuttosto di un altro. Naturalmente questo discorso potrebbe sembrare andare contro l'originalità, ma in fondo tutto è nato come un riflesso di qualcosa che esisteva già per poi diversificarsi.
Sempre quando ho a che fare con un disco di debutto cerco di guardare con uno sguardo diverso quello che sto analizzando. Ed è proprio quello che intendo fare con Myth of Earth, pregevole disco che ci presenta la band norvegese Himmellegeme. Uno degli aspetti che tendo sempre a considerare maggiormente quando sono di fronte al primo lavoro di un gruppo è la personalità che c'è dietro e l'eventuale maturità, maturità che non è l'opposto della freschezza ma la capacità di fare qualcosa in modo "naturale" e "spontaneo" anche quando si tratta di una proposta nuova. Andando nel profondo di questo disco c'è da dire che questo quintetto si muove dentro ad un mondo musicale molto interessante, che mette insieme una serie di elementi che in certi momenti hanno a che fare con un rock progressivo atmosferico, in altri invece si sente una importante traccia di psych rock e per completare il trio di elementi messi insieme vediamo una bella presenza di post rock. Tutto questo grazie a l'intenzione emotiva che c'è dietro ai brani della band. Infatti l'elemento che monopolizza questo lavoro è una nostalgia elegante, molto curata. Una nostalgia che ricorda molto quello che viene fatto da artisti come i Sigur Rós capaci di trasformare questa nostalgia in qualcosa di bellissimo. Quello che allontana la band norvegese da quella islandese è che il post rock non è l protagonista principale delle loro creazioni ma si contende il posto con altri mondi musicali che ho già descritto precedentemente.
Per spiegare il risultato che si ascolta in Myth of Earth credo che non sia sbagliato dire che gli Himmellegeme metano insieme due universi musicali con caratteristiche molto diverse come quello del nord europa, con appunto i Sigur Rós ed altri gruppi della fioritissima scena musicale progressiva norvegese, e quella statunitense che ha dato spazio ad artisti di un ambito alternative rock come Jeff Buckley. Cioè da una parte la predilezione per delle atmosfere sonore che traducono un po' quello che significa vivere in quelle parti, vale a dire un rock molto intimo e curato, e dall'altra un modo più veniale di fare musica, di vivere dentro al rock più sfrenato. Sono due mondi che potrebbero sembrare in netta opposizione ma la band è molto abile a capire cosa serve sia di uno che dall'altro per costruire questo loro primo disco. Ed è sicuramente questo un punto chiave per apprezzare dovutamente questo disco. Mi è difficile pensare a qualcuno che faccia le stesse cose di questo progetto. Qualcuno che sappia pescare quell'atmosfera così particolare che è quella che nasce nei paesi dell'aurora boreale e, allo stesso tempo, riesca a dare un tocco di quel rock di cantautore moderno che è l'eredità raccolta da anni ed anni di figure che hanno glorificato il senso primordiale del rock. Questo disco è molto misurato, non eccede mai, non diventa mai troppo scatenato ma non è neanche una discesa nella nostalgia più radicale. Passeggia senza problemi tra questi mondi, con voglia di dare una nuova voce autorevole.
Myth of Earth è un disco che si ascolta molto ma molto piacevolmente perché è obiettivamente bello. E' uno di quei dischi che tranquillizzano l'ascoltatore seppur abbiano una bella componente nostalgica. Potrebbe così sembrare che gli Himmellegeme abbiano costruito un disco piatto, capace di muoversi solo su un piano. Non è così, dentro a questo lavoro troviamo una serie di brani molto diversi tra di loro, ma mossi sempre da questa eleganza nel fare le cose, questo modo di essere sempre misurati senza per quello andare a pregiudicare la resa di ogni brano.
Ci sono tre brani che mi sono molto piaciuti e che permettono di capire quali sono le differenze che il gruppo riesce a mettere in gioco con tutte le proprie canzoni.
Il primo è Natteravn e apre questo disco. Diciamo che questo è il brano più post rock di questo lavoro e personalmente è quello che più mi è piaciuto. Il lavoro ritmico è essenziale per riuscir a fare crescere quello che c'è dietro a questo brano. Il lavoro di svuotare e riempire finisce per fare breccia nell'ascoltatore che si abbandona felice all'ascolto di questa bellissima canzone.
Il secondo è Kyss mine blodige hender. Questo invece è un esempio dove si può apprezzare maggiormente la presenza del rock progressivo e del modo di fare delle cose più spinte senza per quello cadere in eccessi. Basta sentire le distorsioni di chitarre o la ritmica portata dalla batteria per capire qual è la scelta della band, sempre molto elegante.
Chiudo con Fallvin, canzone che chiude il disco con i suoi dieci minuti e trentotto di durata. E' la mostra più epica della band, in un certo modo quella più monumentale, ma ancora una volta non andiamo a stravolgere nulla nella tabella di marcia predefinita. Anche adesso è chiaro come ci sia un copione e vada rispettato a tutti costi.
Ci sono delle volte dove un primo disco evidenza che ci sono molte vie percorribili alle quali si affaccia con una certa timidezza la band in questione. Questo fa presupporre che un secondo disco sceglierà quale strada tenere più in considerazione. Questo non capita con gli Himmellegeme perché è immaginabile che un loro secondo disco continuerà abbastanza fedelmente a percorrere la strada di questo Myth of Earth. Questo denota una personalità forte e dunque la prima sfida importante della band è vinta. Difficile iniziare un percorso in miglior modo.
Voto 8/10
Himmellegeme - Myth of Earth
Karisma Records
Uscita 06.10.2017
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