(Recensione di Remedy Lane Re:visited dei Pain of Salvation)
Gli elementi che vengono messi insieme quando si registra un disco sono sempre tanti e le variabili che s'intrecciano fanno la differenza tra un capolavoro ed un bel disco. Le scuole di pensiero che riguardano la registrazione sono tante e molto spesso differiscono di musicista in musicista. C'è chi ama la fedeltà assoluta e vuole che ogni disco suoni come quando i brani vengono suonati dal vivo. C'è, invece, chi trova nello studio di registrazione una nuova possibilità da far crescere i brani, di dare tutte le sfumature che può offrire il lavoro di un bravo tecnico del suono. Prendere posizione è un esercizio un po' inutile perché penso che la fedeltà di un lavoro dipenda dall'idea originale. Nelle mie esperienze di registrazione, che non sono tante, ho avuto a che fare con diverse filosofie ed i risultati finali non sempre mi hanno soddisfatto.
Chissà che è passato per la testa dei Pain of Salvation quando hanno deciso di re-mixare il loro capolavoro assoluto. Quel Remedy Lane del 2002 che presentò a scala globale la band svedese che come caratteristica principale è riuscita a mettere insieme la progressività musicale con un'emotività cupa di una bellezza sconcertante.
La risposta sembra venire fuori dal sodalizio tra il gruppo di Daniel Gildenlöw e l'ingegnere del suono Jens Bogren. Sodalizio nato dopo la pubblicazione di questo disco per interesse dello stesso Bogren. E' così che Gildenlöw, dopo un po' di tempo, ha deciso di affidargli il lavoro di remix del disco.
Il caso di Remedy Lane è particolare, perché in origine si trattava già di un disco che suonava molto bene. C'era un grandissimo equilibrio tra gli strumenti e la voce e, all'occorrenza, ogni membro trovava il suo momento di protagonismo. Stiamo, tra l'altro, parlando di un disco "vecchio" di 14 anni e anche se la tecnologia ha dato dei passi in avanti non si può dire che ci sia stata una rivoluzione così importante da giustificare un nuovo approccio al lavoro chiuso. In questo senso rimane abbastanza chiaro che quello che doveva fare il buon Bogren non era tanto un lavoro di "pulizia" o di "miglioramento" ma doveva, semplicemente, dare quel qualcosina in più che arricchisse ulteriormente questo grande disco senza, in alcun caso, stravolgerlo. L'intento è completamente riuscito ed ascoltando questo Remedy Lane Re:visited si possono apprezzare quei "ritocchi" che vanno in linea con il messaggio del disco. Sono interventi mirati che ingrandiscono la forza narrativa di questo lavoro, accentuando quell'ambiente cupo raccontato nelle tredici tracce.
Forse aver fatto "solo" questo lavoro era poco e per stuzzicare ancora di più i fans della band i Pain of Salvation hanno deciso che ci fosse un secondo disco intitolato Re: live. Già come indica il nome si tratta di album live ma la particolarità sta in due cose. La prima è che è lo stesso Remedy Lane suonato nello stesso ordine della versione in studio. La seconda è che non si tratta di una registrazione fatta nel periodo successivo all'uscita del disco ma dell'esibizione del gruppo al ProgPower USA Festival del 2014.
Non è il primo disco live pubblicato dalla band e dunque si sapeva già della loro massiccia qualità dal vivo. Della loro fedeltà e del loro virtuosismo. Questo disco ne è la conferma. Emergono fuori le individualità del gruppo che mettono in risalto che oltre a Gildenlöw la chiave del successo degli svedesi è rappresentata dal resto della band. Strumentalmente non c'è alcuna sbavatura e c'è anche spazio per qualche variazione sui brani originali che dotano di pathos un live sentito. Vocalmente si ha l'impressione che la band conta con due o tre cantanti che potrebbero perfettamente essere dei frontman. Qua, a differenza di quello che capita nel disco di studio non è Gildenlöw ad essere la voce principale in tutti i brani ma in paio di punti lascia il microfono.
Come ultima informazione utile bisogna ricordare che il leader dei Pain of Salvation rischiò seriamente la vita contraendo una malattia rarissima della quale riuscì a rimettersi nei primi mesi di quel 2014.
In questa recensione naturalmente non vi abbiamo descritto in modo approfondito questo Remedy Lane perché questa nuova uscita non modifica affatto il lavoro originale e quello che ci interessava fare era risaltare il lavoro di remix e la performance live. In quel senso c'è da dire che, per quanto riguarda la parte re:visited, il disco si arricchisce di sfumature che lo rendono ancora più intenso; invece la parte re:lived esalta le notabili capacità del gruppo di suonare con una fedeltà encomiabile, con un'energia contagiosa creando un show case bellissimo. Naturalmente, però, rimaniamo con la bocca asciutta in attesa del nuovo disco d'inediti, del quale si conosce già il titolo: In the Passing Light of Days. Riuscirà ad essere all'altezza di questo capolavoro?
Voto 8,5/10
Pain of Salvation - Remedy Lane Re:visited
Inside Out Music
Uscita 01.07.2016
Sito Ufficiale Pain of Salvation
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