(Recensione di The Fall of Hearts dei Katatonia)
In quell'universo chiamato musica è inevitabile fare costantemente dei paragoni tra i gruppi. Molto spesso ci muoviamo con quella cattiva abitudine di trovare, a tutti i costi, la similitudine tra un gruppo o l'altro. Anche la minima sfumatura diventa automaticamente una scusa per accostare una band con un'altra.
Ebbene, con i Katatonia questo è un esercizio inutile. Si può pensare quanto si vuole. Si può guardare con una lente d'ingrandimento ma i Katatonia suonano come i Katatonia e basta. Questo è il complimento maggiore che possiamo fare a qualsiasi gruppo e, sicuramente, i fans della band svedese celebrano questa caratteristica. Per quello questo The Fall of Hearts è stato abbracciato con grande entusiasmo, assolutamente meritato come illustreremo adesso.
Il decimo album di studio del gruppo di Jonas Renkse è il giusto equilibrio tra il sound che li ha resi celebri e la direzione che presumibilmente hanno deciso d'intraprendere. Come sempre la nostalgia la fa da padrone. Nostalgia che viene fuori nei testi delle dodici tracce di questo nuovo lavoro ma, anche, nell'insieme sonoro che è un marchio di fabbrica della band. La novità è in realtà una mezza novità, perché l'aspetto progressivo si era, ormai, manifestato da tempo nelle strutture delle canzoni che il gruppo componeva. La differenza è che in questo lavoro c'è un approfondimento in questa direzione. Una direzione che non si rifà a qualcun altro, che non porta su una strada già percorsa. E no, perché i Katatonia hanno l'immensa capacità d'interpretare con grande personalità questa caratteristica. La loro parte progressiva si basa nel come si sviluppano le proprie canzoni, nel modo di ritrovarsi, volta per volta, con dei cambi inattesi ma di grande coerenza. Quello che fa la band è avvalersi della libertà, e della complessità, del rock/metal progressivo e metterlo in funzione delle loro intenzioni musicali. Sono loro ad usare il genere e non il genere a catturarli come invece sembra di essere successo con qualche loro gruppo amico, un esempio su tutti: gli Opeth.
The Fall of Hearts è un disco dalle molteplici letture. E' un disco che lascia subito una forte impressione, che porta al ascoltatore a ricordarsi dei brani, se non di tutti di diversi. Ma con ogni ascolto successivo è un disco che regala nuove sorprese. Non c'è uno strumento che non meriti di essere ascoltato con cura: la batteria del nuovo entrato Daniel Moilanen è strepitosa, ricca di ritmiche complesse e di una dinamicità che dovrebbe essere d'obbligo in ogni batterista; il basso di Niklas Sandin sicuramente non spicca come gli altri strumenti ma fa da collante perfetto fra ritmo, melodia ed armonia; le chitarre di Anders Nyström e del altro nuovo innesco, Roger Öjersson, continuano con la grande tradizione chitarristica dei Katatonia, cioè riuscir ad avere due linee assolutamente diverse che dialogano perfettamente tra di loro; la voce di Renkse conserva il suo timbro unico che fa parte delle unicità del gruppo; e, per finire, le tastiere sunate da Renkse e Nyström sono dosate con molto gusto, presenti e protagonisti nei punti giusti, di riempimento quando è di dovere, inesistenti quando la compattezza della band non le chiama in causa. Da applaudire l'innesco delle percussioni che dotano di gran freschezza e grinta i brani dove sono presenti.
Consigliare un brano piuttosto che un altro, in questo caso, diventa molto difficile. Difficile perché tutto il disco viaggia ad un livello molto alto e dunque sono le soggettività quelle che possono creare un legame maggiore con un brano o l'altro. Per quanto ci riguarda nominiamo due brani che, forse, ci hanno lasciato qualcosina in più. Il primo è Old Hearts Falls, imprevedibile, esplosivo, ricercatissimo. Il secondo è Last Song Before the Fade, un brano intenso che sicuramente si avvicina a diversi periodi musicali dei Katatonia. Una nota a parte va a Vakaren, brano presente solo in qualche edizione speciale, che vi segnaliamo perché è il primo brano nella storia del gruppo a essere cantato in svedese.
E' interessante vedere come tanti di questi gruppi, che hanno iniziato il proprio percorso musicale nel doom/black metal/death metal, nel tempo hanno sempre abbracciato di più le sonorità progressive, ma interpretandole con personalità. Questo The Fall of Hearts è la conferma dell'intelligenza e della saggezza di Renkse e compagnia. E' un disco al quale, non solo, è difficile fare appunti negativi, ma che rappresenta uno dei momenti più alti nella discografia della compagine svedese. A questo punto bisogna dire che il suo ascolto è consigliatissimo.
Voto 9/10
Katatonia - The Fall of Hearts
Peaceville Records
Uscita 20.05.2016
Sito Ufficiale Katatonia
Pagina Facebook Katatonia
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