domenica 17 luglio 2016

GlerAkur - Can't you Wait: L'aurora boreale su un campo di vetro

(Recensione di Can't you Wait di GlerAkur)


La capacità onirica della musica è uno dei punti di forza più encomiabili di tanti artisti. Molto spesso non c'è neanche bisogno di far riferimento alla voce e, soltanto, con gli strumenti si riesce a dipingere paesaggi, raccontare storie e far viaggiare la mente senza dover proprio muoversi. Se si trova l'ambiente e il momento giusto, sparare nelle orecchie certi dischi può dare spazio ad esperienze quasi mistiche che ci portano lontano e, allo stesso tempo, nel profondo di noi stessi. 

L'EP che recensiamo oggi ha quel potere. E' un lavoro che in realtà è una promessa, perché le tre tracce che compongono Can't you Wait, lavoro di esordio dell'islandese GlerAkur, sono poche e lasciano nell'ascoltatore l'urgenza di voler sentire altro e la curiosità di sapere che sentieri inesplorati si costruiranno nel lavoro di composizione di questo visionario. Premesse, tutte, che vengono illustrate in questo debutto che fa della varietà un caposaldo. Tutte e tre i brani sono diversi anche soltanto come struttura anche se vengono legati da una idea cosmica ed oscura.


    Picture by: Halldora Óla http://halldoraola.tumblr.com/


Ci raccontano che Elvar Geir Sævarsson, l'uomo dietro a GlerAkur, si dilettasse a comporre e registrare questi brani senza ambizioni particolari; e grazie all'insistenza degli amici si vide in obbligo di far conoscere le sue creazioni, prima attraverso una radio islandese, e successivamente con la pubblicazione di questo EP. Mai un'intermediazione del caso è stata più azzeccata. Sarebbe stato un vero peccato non aver avuto accesso a queste emozioni sonore intense che possono tradursi nel significato del nome artistico di Sævarsson. Gler sta per vetro ed Akur è un campo, cioè un campo di vetro dove riflessi, diffusioni, rifrazioni e diffrazioni ci incantano, ci confondono e ci regalano degli spettacoli unici. Questo è questo Can't you Wait, un gioco di luci naturali, un'aurora boreale lunga 23 minuti.




L'EP si apre con la title track, unico brano cantato, che ci permette d'iniziare a contestualizzare quello che stiamo ascoltando. La prima impressione è che questo è un lavoro drone che ricorda certe sfumature della musica di Chelsea Wolfe, mettendo insieme quelli elementi definiti come drone-metal-art-folk. C'è, anche un profumo, di new wave e post punk e rimane già molto chiaro che il lavoro di GlerAkur si basa sulla sovrapposizione di strati sonori. 
Tutto bene, interessante. Ed ecco che inizia la seconda traccia, Polycide, con un arpeggio squisito di chitarra pieno di delay che ricorda certi brani degli Anathema. Un cambio di rotta? Sì, ma lo sviluppo della canzone fa capire che non è quella la direzione. Piano piano che i secondi scorrono e nuovi strati appaiono, facendo scomparire gli altri, capiamo che siamo in mezzo ad un brano ambient che richiama la capacità evocativa dei Dead Can Dance, dei The Third and the Mortal di Painting on Glass (cosa curiosa, ritorna il concetto di "vetro") e degli ultimi Ulver. Chitarre acustiche, synth e in sottofondo chitarre distorte danzano con un unico scopo, quello di "dipingere" questo paesaggio complesso ed inesplorato. 
Ci siamo, parte l'ultima traccia, che ha per titolo Willocide, e le prime battute sono in linea con il brano che è appena finito. Ai due minuti e trenta, però, qualcosa cambia, entra in gioco un ritmo campionato che fa diventare questo brano un mantra. Ancora una volta il concetto di loop e di strati si esalta. Ogni aggiunta è perfetta, ogni svuotamento è doveroso. Siamo dentro ad una galleria della quale non si vede l'uscita ma siamo troppo affascinati per tornarci dietro. E facciamo bene ad andar avanti, perché quando i nostri occhi si abituano al buio vediamo disegni fluorescenti sulle pareti. Disegni che raccontano storie lontane. Ad un certo punto capiamo che l'uscita è vicina ed ecco che il brano esplode. Il ritmo di batteria diventa tribale, il basso distorto accentua i punti di forza e chitarre e synth si lasciano andare ad una progressione che si alza di frequenza gradualmente fino ad esplodere. Ecco che alla fine della galleria c'è quello che non ci saremmo mai aspettati, quel campo di vetro dove ogni luce diventa un materiale da prendere in mano. Ambient e drone alla Sunn O))) per regalarci il momento più alto del disco.



Can't you Wait è una meraviglia, è un regalo per tutti quelli che amano essere trasportati dalla musica, è un film che si sviluppa dentro alle nostre teste. E' un esordio che ci obbliga a chiedere di più. E' il biglietto di visita di un visionario. E' la bellezza dell'aurora boreale su questo campo di vetro.

Voto 9,5/10
GlerAkur - Can't you Wait
Prophecy Productions
Uscita 15.07.2016


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