(Recensione di Disparity di Sarah Longfield)
Bisogna rassegnarsi. I tempi cambiano, il modo di comunicare cambia, il modo di farsi conoscere cambia. Adesso diventa alla portata di ognuno avere la capacità di farsi conoscere e di espandere i limiti della propria musica e della sua creazione. Per quello non c'è da stupirsi se qualcuno fa fama autogestendosi su YouTube o su altri social. E in fondo creo che sia un bene, perché l'unico filtro che decreta se qualcuno deve essere conosciuto o meno è la qualità. Chi ce l'ha arriva lontano, chi non viene svelato velocemente.
Devo dire che per pregiudizio ero un po' perplesso prima di ascoltare Disparity. Lo ero perché leggendo la biografia di Sarah Longfield e vedendo che veniva definita come una chitarrista virtuosa avevo molta paura d'inciampare su un disco di allucinanti linee di chitarra più focalizzate a dimostrare la bravura dell'esecutrice piuttosto di raccontare una storia. E invece mi sono ritrovato di fronte a un disco squisito, ricco di sfumature dove la musica sembra essere in linea con la voglia di comunicare delle cose particolari. C'è del virtuosismo ma in una giusta quantità, mai asfissiante. Ma la cosa fondamentale è che c'è varietà, c'è dolcezza e intimità e ci sono dei veri quadri colorati dipinti dalla musica e dal bel canto della Longfield. Tutto quanto ad allontanare l'idea di virtuosismo che, dal mio umile punto di vista, spesso fa perdere l'interesse per una costruzione musicale diventando una mera dimostrazione di abilità tecnica. Quest'album, che ha come unico difetto la corta durata, 29 minuti, non è tanto dispari quanto vario. E' un lavoro che dipinge mondi fantastici molto onirici che mutano forma e sostanza come in un film fantascientifico.
Credo che il miglior esempio per capire Disparity stia nel pensare che la Sarah Longfield viene definita una "guitar hero" e in questo disco ci sono dei brani senza chitarra. Indubbiamente entra in gioco la caratteristica di multi strumentista della statunitense ma non è solo quello. Sarebbe stupido non riconoscere che il lavoro della chitarra è assolutamente pregevole, non scontato e difficile da uguagliare ma non è mai un disco che giri soltanto intorno alla capacità strumentale o al protagonismo di quello strumento. Al contrario, quando c'è voce viene illuminato solo quell'aspetto. Questo disco deve essere definito come prog andando dal progressive rock per finire nel prog shred passando dal progressive metal ma io aggiungerei volentieri un aspetto fusion, perché questo lavoro regala volentieri delle misture di generi seguendo la filosofia di una attenta apertura mentale e musicale. E questo forse questo è l'aspetto che può rappresentare il trionfo di questo disco, pronto a essere apprezzato a lunga scala da un pubblico molto diverso.
Disparity è un mondo dipinto con colori caldi e con la voglia di vivere il futuro. Sarah Longfield ha la capacità di costruire un disco futurista ed ottimista. Per quello ascoltando la sua creazione sono molti gli impulsi che evidenziano che le fonti che dissetano la capacità musicale della protagonista sono molte e vengono miscelate ottenendo una frescura piena di gusto. Quando il disco finisce si ha la sensazione di aver passato una piacevolissima mezz'ora in un altro mondo.
Prendo tre canzoni dove, dal mio punto di vista, il disco tocca le vette più alte.
La prima è Embracing Solace. L'ho scelta perché rimane in evidenza l'intensione musicale che si cella dietro a questo lavoro, cioè l'assemblaggio di veri e propri quadri musicali , costruiti con intelligenza e senza alcun eccesso. Il lavoro di chitarra è squisito e misurato, le armonizzazioni vocali vellutate e il riempimento delle tastiere la giusta chiusura del cerchio.
La seconda è Departure. Voce bellissima e molto spazio al lavoro di chitarra che lascia assolutamente in chiaro che il virtuosismo c'è ma non serve dare spazio a pirotecnia ma basta sapere quando e come entrare.
Il terzo è Sun. Anche in questo caso la chitarra si mette in bella mostra, ma l'aggiunta di altri strumenti come il saxofono danno un tocco globale a un brano che ancora un'altra volta ci regala delle bellissime sovrapposizioni vocali. Forse questo è il momento dove si nota molto di più quella nota di fusion.
Disparity è una di quelle esperienze che non meritano altra definizione che luminosa. E' un disco che fa stare bene e fa apprezzare la bellezza del mondo. La capacità di Sarah Longfield sta nel riuscire ad inglobare tutto quello che serve per mettere in piedi un lavoro del genere senza mai eccedere. Meno virtuosismo e più tecnica, meno egolatria e più potere compositivo. Un risultato luminoso.
Voto 8,5/10
Sarah Longfield - Disparity
Season of Mist
Uscita 30.11.2018
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