(Recensione di Visions dei Térébenthine)
Qual è il numero ideale di componenti di un gruppo? Non esiste risposta a questa domanda ma qualcosa che generalmente prevale è la sensazione che più persone ci sono in un gruppo più difficile sia trovare un equilibrio e la formula giusta per riuscire a portar avanti il progetto. Oltre a quello c'è la grande libertà che esiste nel mondo della musica ma che in queste ultime due decadi ha reso molto più naturale vedere dei gruppi con dei formati atipici o inaspettati. In quel senso il duetto batteria-chitarra è sempre più diffuso e praticato. Questo perché i due principali mondi sonori, quelli del ritmo e quello dell'armonia/melodia, vengono resi essenziali, diretti e semplici.
La batteria sulla terra, la chitarra nel cielo. Questa è la definizione che è stata regalata ai Térébenthine, duo francese del quale mi occupo quest'oggi grazie al loro LP Visions. Una definizione asciutta ma perfetta per capire la dinamica di quello che fa questo gruppo. Due mondi che potrebbero sembrare opposti ma che dialogano tra di loro, che si cercano e si rifiutano, che si allontanano per poi cercare di essere una cosa sola. Non so bene come nasceranno le canzoni del gruppo ma mi azzardo ad avanzare una mie tesi. Secondo me molto nasce dall'improvvisazione, dalla voglia, riconosciuta dagli stessi musicisti, di avere una valvola di sfogo dalla vita. Dico questo perché si nota che ci sono provocazioni sonore intraprese da uno dei due strumenti che poi vengono capite, amplificate ed incrementate dall'altro strumento. Un dialogo lungo, dunque, che aspetta la spazialità dell'immaginazione per dare risposte originali ed inattese.
Come genere i Térébenthine ricordano in parte quello che fanno i nostrani Sdang! anche se c'è una dose di maggiore violenza pazza nella musica dei francesi. In tutti i casi Visions è un lavoro che si muove tra le acque del post rock e del math rock. Creazioni oniriche che definiscono i propri contorni col lavoro strumentale dei due ottimi musicisti. La batteria è massiccia, precisa, energica, doti che personalmente cerco sempre in un musicista del genere. La chitarra è spaziale, psichedelica, sporca, aperta. Perché sta a lei di fare il lavoro di trasporto, di fantasia, di trascendentalità. E' grazie a tutto ciò che le note contenute in questo disco sorprendono, sono inattese, sorprendenti, molto complesse. Il risultato ottimale viene garantito da un'evidente complessità e comprensione dei due componenti della band. Si capisce che c'è un grado di comprensione e d'intendimento molto alti.
E' difficile decidere che cos'è meglio, se avere di fronte un lavoro maestoso, pieno di arrangiamenti per un numero elevato di strumenti, o invece scegliere l'essenzialità di due strumenti. Questo potrebbe sembrare un tranello nella musica dei Térébenthine ma tutto quello che c'è oltre finisce per far capire che non siamo ne a un estremo ne all'altro. Questo perché i risultato finale di Visions è di una ricchezza incontenibile. Sono due strumenti che riempiono tutto quello che c'è da riempire. Che regalano un'originalità preziosa traducendo storie in musica.
Pesco due brani e faccio un piccolo appunto su un terzo. Parto da quest'ultima considerazione perché nella tracklist di questo disco l'ultimo brano si chiama Jackson Martinez. Per chi non lo sapesse questo personaggio è un calciatore colombiano, ritenuto un bravo attaccante in qualche momento per poi scemare consistentemente la sua carriera andando a giocare in Cina. Ci sarebbe da chiedere alla band perché hanno scelto proprio lui come influenza di uno dei loro brani.
Invece per quanto riguarda le canzoni che più mi hanno segnato vi dico subito che la prima è Mer Noire. Bellissima nella sua triste poesia sonora. E' una canzone di desolazione dove l'aspetto post rock sommerge quello math. Ma occhio, c'è un'energia particolare in questo gruppo francese che personalizza completamente il loro discorso musicale. Una specie di spiraglio di follia che toglie la perfezione che tanti brani post rock ricercano. Volutamente la musica viene sporcata e resa unica. Perché la bellezza sta soprattutto nelle imperfezioni. Insomma, questo "mare nero" ha il nero della tristezza ma anche delle regioni occulte della nostra mente.
Il secondo brano è Goutte d'eau. Torna l'acqua come elemento protagonista. Ma la goccia in questione è complessa. Può essere delicata, quasi impercettibile, ma può essere terribile come la goccia della tortura cinese. Può essere un piccolo elemento ma può anche essere quello che fa travasare un contenitore creando una specie di piccolo tsunami.
La cosa bella di questo Visions è l'originalità con la quale la band "racconta" queste storie. E' una narrazione sorprendente che prende in considerazione tutti i possibili sbocchi che può avere un concetto di partenza. Per quello la musica dei Térébenthine è complessa, lunga e articolata e per quello anche noi finiamo per avere i piedi sulla terra e la testa nell'aria.
Voto 8,5/10
Térébenthine - Visions
Atypeek Music
Uscita 24.03.2017
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