(Recensione di Deadweights degli Hyenas)
Nella musica essere crudi significa essere diretti, sporchi, intensi, quasi violenti. E' una qualità che viene inseguita in diversi generi perché aiuta a ricreare le intenzioni fondamentali, cioè arrivare all'ascoltatore senza filtri. Il suono crudo diventa, quindi, una qualità molto importante.
E' proprio intorno alla crudezza sonora che si sviluppa la musica del quartetto tedesco Hyenas. Crudezza accentuata dal fatto che il loro primo LP, Deadweights, sia stato registrato in solo quattro giorni ed abbia una grande concretezza. Questo lavoro non cerca di essere "bello" o "piacevole". E' acido, quasi dissonante, violento e primordiale. Non c'è alcuna traccia che ecceda i tre minuti e passa e lo sviluppo delle canzoni di queste canzoni arriva senza giochini, senza mascherare nulla di nulla. E la cosa interessante è che, partendo da questa consapevolezza, quello che si disegna è una bella varietà di brani che non appartengono ad un genere in particolare.
Canzoni che vanno subito al punto, dunque. Prerogativa che appartiene a generi come il punk. Infatti come attitudine c'è molto di punk nella musica degli Hyenas. Come attitudine, perché musicalmente siamo molto più vicini ad un discorso di hardcore che confina con certe sfumature, poche, di post metal e di post hardcore.
L'elemento che sposta gli equilibri e regala il tocco unico di Deadweights viene rappresentato dalla chitarra. Una chitarra pronta a bere dalle acque del post rock di scuola Slint, dove accordi dissonanti sono all'ordine del giorno per regalare delle aperture sonore inediti in questo contesto. Quello è il punto chiave dentro alla musica della band tedesca, quando i brani diventano molto più complessi ed interessanti senza modificare minimamente la struttura cruda e diretta.
Molto spesso mi piace associare la musica ai colori o a delle immagini molto chiare. Nel caso di Deadweights il colore che viene subito in mente è il grigio, grigio delle città, della desolazione dell'uomo che è in mezzo a tanti simili ma in mezzo ad una solitudine devastante, il grigio del fumo che nasconde quello che c'è dall'altra parte, svelando solo piccole porzioni, il grigio dei nostri tempi moderni. Ma la forza degli Hyenas sta nel rendere quel grigio interessante.
Ho pescato due canzoni che permettono di capire meglio tutta l'originalità di questo lavoro, sono due brani con maggiori aperture.
Il primo è Verminious. Dove la chitarra apre con una serie di arpeggi che potrebbero perfettamente appartenere ad un brano post rock, per poi prendere tutta un'altra direzione, acida, intensa e leggermente più morbida di quella di gran parte del disco.
Il secondo è Displaced, il brano più lungo del disco e quello più dinamico e, per certi versi, più emotivo. Voce pulita e suoni anni 90, ma sempre con l'instabilità di qualcosa che è al limite di rompersi, di esplodere.
Deadweights puzza di onestà, di trasparente sincerità. Per quello è un disco che non si fa problemi ad essere diretto e a far male con parole e musica. Gli Hyenas non cercano di piacere, di essere gradevoli i ben accetti. Il loro scopo è quello di dare uno schiaffo a chi ascolta queste tracce per aprire gli occhi ad una verità che non deve più essere celata.
Voto 8/10
Hyenas - Deadweights
Pelagic Records
Uscita 10.03.2017
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