venerdì 23 dicembre 2016

Helheim - landawarijaR: i vichinghi d'oggi ascoltano la PFM

(Recensione di IandawarijaR degli Helheim)



Per chi legge regolarmente questo blog, è chiaro che una delle mie intenzioni principali è quella di trasmettere le emozioni e le riflessioni che mi suscitano i dischi che ho la fortuna di ascoltare e recensire. Questo perché dal mio punto di vista la chiave di lettura più interessante di un lavoro discografico è quella che mette sullo stesso piano le intenzioni, presumibili, dietro alla stesura di un disco e le sensazioni personali che vengono fuori ascoltando le canzoni. 
Una delle cose più interessanti, da quando ho intrapreso quest'avventura, è la costatazione di certe tematiche ricorrenti tra gruppi molto diversi. Questo è dimostrazione della sensibilità dei musicisti, che molto spesso riescono a sintetizzare perfettamente quello che capita nel mondo. Per quello quel binomio tradizione-evoluzione è affascinante. Lo è perché potrebbe sembrare una contrapposizione, ed invece non è così. L'evoluzione necessita della tradizione ed evolversi non significa abbandonare la tradizione. 

Gli Helheim sono un gruppo navigato. In più di vent'anni di carriera hanno contribuito alla costruzione di quel genere chiamato viking metal. Per quello è molto interessante affrontare questo loro nono LP intitolato IandawarijaR. Lo è perché l'ascolto di questo lavoro ci regala tutt'altra cosa che quel certo "fondamentalismo" che potrebbe essere ricorrente in gruppi di questo genere. IandawarijaR è un disco complesso che si nutre di contaminazioni sonore e di collaborazioni che allargano lo spettro musicale di questa band norvegese. Dunque sì, viking metal, ma molto altro ancora. Ci sono strizzatine d'occhio all'avanguardia musicale del metal, ad un certo tipo d'ambient che coabita col post rock ed al prog rock con tanto di omaggio all'italianissima Premiata Forneria Marconi. Insomma, un insieme eterogeneo che nulla ha a che fare con un disco "purista" o "tradizionale". Ma, nello stesso tempo, c'è un'impronta essenziale di quello che è l'ideologia dietro alla musica di questa band. Cioè la convinzione che tanti elementi della tradizione vichinga potrebbero essere utili alla società attuale. 

IandawarijaR


I brani che compongono questi IandawarijaR sono complessi, di grande lunghezza e di evoluzione progressiva, dove l'orizzontalità dei brani viene preferita ad una struttura più convenzionale. Oltre a ciò, un altro aspetto che rende questo lavoro molto appetibile, è che nessun brano è troppo simile agli altri. Naturalmente c'è una coerenza che si traduce in un'impronta inequivocabile, ma per il resto ogni brano regala degli elementi particolari. 
Un'altra caratteristica che da unicità a questo lavoro è che, oltre agli strumenti "tradizionali" del metal, gli Helheim non disdegnano l'utilizzo, molto ben lavorato, di timpani, che ingrossano il suono, e di corni, che sicuramente regalano una certa lettura folk.

Nel metal spesso si rischia di cadere nel ridicolo, facendo dei dischi che sembrano delle repliche inesauribili dei dischi pionieri di certi sotto generi. In quei casi sembra che quei gruppi siano rimasti congelati nel tempi, in un'epoca lontana non solo anagraficamente ma anche a livello d'intelligenza. IandawarijaR, per fortuna, è lontanissimo di questo. E' un disco moderno, divertente e complesso. E' un contenitore coerente di un'intenzione: quella di sviluppare ulteriormente il messaggio musicale degli Helheim. Ed è una scommessa vinta, perché non è un disco settoriale che piacerà soltanto ad una nicchia e basta, ma troverà l'approvazione di chi ama il metal, ma anche di chi cerca delle suggestioni progressive. E' un disco di vichinghi odierni, e non di viaggiatori del tempo.

Helheim


Tre brani da trasmettervi in modo più accurato.
Il primo è Ymr. Sin dall'inizio è palese che se vi stavate aspettando un disco viking metal "tradizionale" dovete stoppare il disco. Un'intro folk, intrecci di chitarre acustiche ed elettriche, di parti pulite ed altre distorte e sovrapposizioni di voci di diversi registri. Intensa ed emozionante.
Il secondo brano è LandawarijaR. Grazie a questa canzone si capisce l'apertura musicale della band. Dal metal si passa, e si gioca tanto, al prog. Per chi ascolta il brano per la prima volta sarà inevitabile drizzare le orecchie quando arriverà una parte strumentale che riproduce il famoso motivetto di tastiera di Impressioni di Settembre della PFM. Un omaggio molto bello.
Per finire vi consiglio Endedagr. La canzone che chiude il disco è sorprendente. Parte densa per poi svilupparsi in diverse direzioni prendendo sfumature ambient e post metal. Un gran bel viaggio.

IandawarijaR è un bellissimo lavoro per via dell'intelligenza che c'è dietro. Invece di basarsi sulle sicurezze è un disco aperto a variopinte influenze con l'animo di trasmettere un messaggio concreto. Ed è bello vedere che la musica si nutre di questo, di intrecci, di nuove letture e nuove riscritture. Viva i vichinghi d'oggi.

Voto 8,5/10
Helheim - IandawarijaR
Dark Essence Records
Uscita 20.01.2017

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