(Recensione di Lost Signal dei Code)
Quanto è importante l'amicizia. Ti regala dei gesti di profondo valore che costruiscono la nostra personalità, il nostro modo di essere e di comportarci. Mi sento fortunato d'avere degli amici che mi hanno illuminato musicalmente spalancandomi le porte di nuovi orizzonti musicali che non conoscevo e dai quali adesso non posso fare a meno. Per quello bisogna curare le amicizie, bisogna dare oltre a ricevere e bisogna crescere insieme a loro.
Quest'introduzione non è casuale ma si aggancia perfettamente all'EP protagonista di questa mia nuova recensione. Il lavoro in questione s'intitola Lost Signal ed è l'ultima novità discografica degli inglesi Code. Perché ho fatto il discorso sull'amicizia? Perché ho conosciuto questa band pazzesca grazie ad un carissimo amico spagnolo che mi ha fatto scoprire un sacco di musica incredibile oltre ad aver suonato e composto insieme a me dei brani che mi porto sempre nel cuore. Il perché sono molto contento di aver conosciuto i Code e di ritrovarmi ad ascoltare queste nuove sei tracce, viene dato dalla capacità musicale di questa band inglese che nuota nelle complesse ed oscure acque dell'avantgarde metal, genere che, a fin dei conti, è quello che più mi sorprende ed affascina. L'insieme d'elementi che si legano dentro alla musica dei musicisti di questo genere crea una musica complessa, emotiva, ancestrale, complessa. Fatta di testure di difficile interpretazione, di accordi dissonanti che acquistano una logica coerente, di sonorità oscure che rappresentano un'alternativa alla triste "normalità".
Questo Lost Signal si alinea perfettamente con tutte queste premesse. E' un EP pieno di melodie di rara bellezza, di paesaggi sonori fantascientifici, di suoni d'intimità oscura che confermano, ancora una volta, che l'essere umano è pieno di mondi inesplorati.
Costruito come una reinterpretazione di sei brani del passato musicale dei Code, tre dell'ultimo LP Mut ed altri tre che provengono ognuno dai tre dischi precedenti della band, Lost Signal viene adunato da una specifica volontà musicale che abbraccia più la parte avantgarde distanziandosi dalla parte black metal, molto spesso apprezzabile negli scorsi lavori della band. Per quello, anche se i brani originali sono distanti temporalmente di una decina d'anni, c'è una linearità indispensabile a collegare tutte le canzoni di questo disco.
Come detto in precedenza, Lost Signal, si costruisce con un'intenzione molto chiara, cioè quella di tradurre musicalmente il presumibile momento artistico dei Code. Un momento che potremmo tradurre come di maturità musicale, di un'essenzialità che va subito al dunque senza passare da eccessivi contorni che si verificano quando la band gioca con altri generi. Per quello se si facesse una comparazione tra le versioni originali dei brani e quelle contenute in questo nuovo EP potrebbe dare l'impressione d'assistere ad un ammorbidimento della band. L'importante è andare oltre per trovare quell'intenzione di grande intimità che è quella che prevale su tutto il resto. Il lavoro dei Code è meno violento o urlato ma non perde la sua dimensione complessa ed oscura. Anzi, viene rimarcata ancora di più perché le diverse trame sonore s'intrecciano con grande complessità. In quel senso il lavoro del riparto chitarristico è fondamentale. E' da quei arpeggi oscuri e dissonanti che si contrappongono alle ritmiche altalenanti che nasce l'originalità della band. Nulla è banale o scontato e adesso, grazie a Lost Signal, diventa più profondo e saggio.
La grazia di centrare quel punto così complesso è quello che glorifica questo lavoro. Quel punto è quello della spregiudicata originalità, della creazione di un linguaggio musicale che può trovare sfumature simili in altri eroi dell'avantgarde metal ma che da un'impronta unica ai Code. Il loro modo d'interpretare un genere così particolare non è assolutamente ostico o autistico ma s'insinua nelle menti dell'ascoltatore come una cellula impazzita pronta ad annidarsi e riprodursi avvolgendolo in una nebbia colorata che non proviene da questo mondo. Lost Signal affascina, sorprende e, soprattutto, cattura, facendo sembrare banale tanta altra musica.
Delle sei canzoni contenuti in questo lavoro mi voglio soffermare su due, distanziate da una decina d'anni.
La prima è Affliction, la cui versione originale si trovare nell'ultima LP della band, Mut. E' un brano costruito su una ritmica ingannevole che da l'impressione di essere lentissima, ma che sprigiona così tanta energia da essere contundente. E' l'unico brano di questo lavoro dove, oltre a la voce pulita, si può apprezzare dei passaggi cantati in growl. E' anche questa sovrapposizione di voci quella che tesse questa trama così complessa ed originale.
Il secondo brano è Brass Dogs e fa parte, originalmente, del primo disco della band, Nouveau Gloaming. Ad un primo ascolto da l'impressione di essere rimasto molto fedele alla versione primordiale ma c'è un grande lavoro rivolto a prendere l'essenza della canzone dandole un'impronta molto più intima. La linea di chitarra è di una bellezza disarmante.
Lost Signal è un lavoro che poteva sembrare molto semplice ma che, invece, cella un grande rischio. Perché dare una nuova vita a certi brani in molti casi sembra un'eresia ed un allontanarsi da sensazioni oneste collegabili ad un'epoca precisa. Per quello la coerenza che c'è in questo nuovo lavoro dei Code paga e regala un ottimo risultato. Questi brani non sono stati trasformati, non hanno perso la propria impronta ma hanno subito un altro trattamento. Così come un fotografo gioca con certi parametri dei propri scatti anche la band inglese ha fatto lo stesso, accentuando certi aspetti ed offuscandone altri, senza mai togliere completamente o aggiungere cose che precedentemente non c'erano. Così facendo i Code hanno dato un senso compiuto a questa scelta che poteva sembrare molto dispari. Ascoltare Lost Signal è un grande piacere.
Voto 8,5/10
Code - Lost Signal
Agonia Records
Uscita 25.01.2017
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