sabato 13 maggio 2017

Bjørn Riis - Forever Comes to an End: la vostra prossima colonna sonore

(Recensione di Forever Comes to an End di Bjørn Riis)


La nostalgia è un fiore unico. E' un profumo intramontabile che stuzzica certe aree del nostro cervello portandoci davanti agli occhi le immagini di un passato. La nostalgia è la voglia di non essere dove si è. La nostalgia è il tempo che scorre così velocemente da sentirci persi, senza poter afferrarlo ed inchiodarlo. Per quello le canzoni nostalgiche sono spesso le più belle.

A quasi un anno dall'uscita dell'ultimo album della sua band, gli Airbag, il norvegese Bjørn Riis si ripresenta con quello che è il suo secondo lavoro da solista. L'album degli Airbag, intitolato Disconnected, è uno splendido lavoro che ho avuto il piacere di recensirvi qui, e molte cose sono in comune con questo Forever Comes to an End. Per esempio in entrambi questi lavori è palpabile una sensazione di abbandono, vissuto in modo molto particolare. Nel caso degli Airbag quest'abbandono era quello della società verso i singolo individui; invece per quanto riguarda Bjørn Riis quest'abbandono è emotivo e molto più interpersonale. Musicalmente ci sono tante similitudini tra i due dischi partendolo dal fatto che entrambi sono dei lavori di rock progressivo vissuti in una chiave moderna che porta alla mente nomi come Steven Wilson o gli Anathema. La differenza essenziale è costruita sulla dimensione diversa dei due dischi, questo Forever Comes to an End ha una dimensione molto più intima, sembra scritto più col cuore che con la mente. Ed è quella la sua grande qualità, che riesce a erigere dei ponti tra le note che escono ordinate e l'emotività di chi le riceve. Tutta la tecnica, tutta la complessità di un genere come il rock progressivo vengono messi a disposizione della voglia di raccontare qualcosa a cuore aperto. Per quello questo è uno di quei dischi che vengono alla mente quando si vivono certe situazioni particolari e si ha voglia di trovare uno specchio nella musica. Forever Comes to an End è pieno di quella nostalgia padroneggiata così magistralmente dal signor Steven Wilson. Quella nostalgia che non cade nel depressivo, ne nell'autolesionista ma che che è tremendamente poetica, perché le cose belle arrivano per non andarsene più.


Forever Comes to an End

Anche se vi ho già dato molte indicazioni di quello che musicalmente si trova in questo Forever Comes to an End ci sono altre cose da indicare. Per esempio il fatto che oltre alle tracce musicali dei gruppi o progetti già indicati ci siano anche altri elementi interessanti. Per esempio il tocco chitarristico alla David Gilmour con lunghi assoli molto sentiti dove la cosa importante non è il virtuosismo ma la costruzione di frasi che completano il quadro delle canzoni. C'è anche una certa cattiveria, soprattutto nella prima traccia, che riporta alla mente certi gruppi metal, ma è una cattiveria che si traduce in bellissimi riff di chitarra. Il resto è questo rock progressivo moderno, emotivo, elegante e nostalgico. Tanto importanti quanto le parti cantate sono tutti i passaggi strumentali, che costruiscono la struttura sulla quale viene messa in scena quest'opera di sentimenti. 

Forever Comes to an End

Si capisce già che Bjørn Riis è un musicista con un legame profondissimo verso la musica. Potrei azzardare a dire che è uno che riesce a comunicare meglio con le sue composizione piuttosto che con la parola. Forever Comes to an End è un disco che ha la qualità di poter diventare colonna sonora di parte della nostra vita. Anzi, se così sarà potete ritenervi fortunati perché avere delle canzoni come queste come soundtrack  vuol dire che avete una sensibilità particolare, vuol dire che siete quel genere di persone che si emoziona di fronte ad un tramonto invece di farlo avendo in mano l'ultimo smartphone uscito sul mercato. Vuol dire che siete quel genere di persone da tenersi strette e da non dimenticare mai.

 Bjørn Riis

Tre i brani che sicuramente mi hanno lasciato qualcosa in più.
Il primo è la title track che apre questo disco. E' il brano più "arrabbiato" senza però perdere la grande dose di nostalgia che intreccia tutto il lavoro. E' un brano d'acidità, dove la nostalgia è più dissacrante, come un'ubriacatura solitaria a nottata inoltrata. 
Il secondo è The Waves. Qua la nostalgia prende altra sostanza ed altri colori. Questo è un viaggio che porta ad una spiaggia desolata in una giornata d'inverno. Perché viene quasi spontaneo il voler trovare conforto nella natura quando viviamo qualcosa di tremendamente forte. Per quello il tempo è lento, la tastiera ci guida attraverso tristi armonie che ricordano gli Anathema di A Fine Day to Exit. Bellissima.
La terza è Where Are you Now. Possiamo dire che siamo in linea col brano precedente. Infatti il lavoro delle tastiere è fondamentale per colorare di nostalgia introversa questo lavoro. Anche in questo caso si canta all'utopia di tornar a vivere qualcosa che purtroppo, per un motivo o l'altro, non ci sarà mai più. 


C'è tanta bellezza nella musica triste. Forever Comes to an End è una nuova conferma. I brani composti da Bjørn Riis scorrono preziosi come un fiume vitale. Sono delle tracce di vita, di quella parte che è sempre difficile affrontare ma che ha come giusto sbocco proprio questo. E' così che bisogna condire quei momenti. La musica, ancora una volta, diventa un dono.

Voto 9/10
Bjørn Riis - Forever Comes to an End
Karisma Records
Uscita 19.05.2017


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