(Recensione di Alien World dei Below the Sun)
Per scrivere dei romanzi di fantascienza bisogna avere un'immaginazione molto acuta, un background scientifico non indifferente ed una grande capacità di prospettiva. Sicuramente certe opere di quel genere sono delle provocazioni di quello che potrebbe arrivare a vivere l'umanità, ma in altri casi, soprattutto se guardiamo indietro alle opere classiche, possiamo riscontrare che molte cose raccontate sono state vere, con piccoli cambiamenti ma sono sempre delle cose che si sono verificate.
Alien World, secondo album dei siberiani Below the Sun, ha un compito molto arduo, quello di trasformare in musica un classico moderno della fantascienza come Solaris di Stanislaw Lem. Proprio come questo romanzo anche questo disco è costruito su diversi strati che mettono insieme la parte più narrativa e quella emotiva. Alien World non è soltanto un racconto di qualcosa d'inesistente, è anche un affrontare delle questioni fondamentali come la morte degli esseri che amiamo e la possibilità di riportarli in vita anche se la loro natura non è esattamente la stessa di quando erano vivi. Per quello questo disco è un disco di introspezione ma anche di meraviglia di fronte a questi nuovi orizzonti, lasciando sempre però uno spiraglio di orrore di fronte a quello che significa sapere che la persona che hai di fronte non è più un essere umano ma qualcos'altro.
Tutto quello che ha di particolare questo racconto si traduce nelle atmosfere rarefatte che sono alla base di tanti aspetti strumentali di questo disco. Attraverso tutte le note suonate si è di fronte ad un mondo sconosciuto, meraviglioso ma inquietante, qualcosa che sfugge alla nostra conoscenza e che non si sa come dominare. Così è la musica dei Below the Sun, maestosa, decisa ma significativamente misteriosa ed oscura.
Sono quattro i componenti della band russa e la loro maestria sta nel riuscir a ricreare una serie di suoni partendo dal formato tipico di una band metal, cioè avendo a disposizione due chitarre, due voci, un basso ed una batteria. Non c'è l'ausilio di alcun strumento elettronico e non si sente la mancanza, anzi, la capacità che hanno i Below the Sun di costruire questi strati musicali "alieni" è ancora più interessante perché viene fuori dalla capacità interpretativa della band che conosce perfettamente le sue risorse e le utilizza al meglio. Come genere musicale questo disco potrebbe situarsi prevalentemente tra quello che viene chiamato il progressive doom ed il post metal. Personalmente lo ritrovo molto di più in questo secondo genere ma le aperture musicali presenti in Alien World sono tante e molto interessanti. Il contrasto tra le voci pulite e growl viene assecondato dalla parte strumentale, ricordando quello che veniva fatto dagli Opeth di dieci anni fa e strizzando l'occhio, in modo sorprendente, a band alternative metal come i A Perfect Circle o i Deftones. Queste sono certe sfumature ma l'osso duro di questo disco gioca con oscure sonorità post metal degne dai migliori Cult of Luna o dai compianti Isis. Aggiungiamo a tutto ciò quella capacità cosmica dei propri brani che denota una lontana presenza della musica di mostri sacri come i Pink Floyd e la costruzione di ampi paesaggi sonori in linea con quello che si fa nell'atmospheric metal e il quadro diventa abbastanza completo. Ma quello che sorprende in questo ampio insieme di influenze è che il discorso dei Below the Sun è assolutamente maturo e coerente. Non ci sono forzature o stonature. E' il classico disco che potrebbe assomigliare in parte a tante cose ma finisce per essere unico. Ed è prezioso.
In Alien World la musica diventa sostanza, e come tale ha delle caratteristiche uniche. Reagisce in modi insospettati a certi impulsi, sorprende per la sua consapevolezza di sapere cosa ha in mente la persona che sta di fronte e ci meraviglia nelle sue evoluzioni. La costruzione musicale degli Below the Sun è sorprendente perché ci emoziona, ci cattura, ci porta dove vuole e non c'è modo di rinunciarci, e non c'è neanche bisogno. Ci si ritrova ad essere di fronte allo sconosciuto, e anche se c'è molto timore la curiosità e lo stupore di quello che si vede hanno la meglio. E' un mondo nuovo e forse le paure più grandi sono quelle che abbiamo dentro di noi. Rinunciando ad esse potremmo allora essere veramente liberi e consapevoli.
Pesco due canzoni ma come capita con i dischi belli c'è da dire che è un esercizio riduttivo e tutto il disco merita un attento ascolto.
La prima è la traccia d'apertura del disco e si chiama Blind Ocean. E' un approdo verso qualcosa di meraviglioso e sconosciuto. L'insieme di sensazioni che ci passano per la mente si traducono in costanti cambi di parti, giocando con la dinamica, con il respiro introverso e l'esaltazione che ci da la paura. Come qualsiasi evento importante la traccia di quello che vediamo si tramuta per forza anche nella nostra esplorazione interna, perché anche noi stessi siamo abbastanza sconosciuti per noi stessi.
La seconda è Black Wave. Musicalmente è forse il brano che più si discosta dal resto del lavoro. Qua prendiamo, a tratti, delle strade più alternative facendo capire la ricchezza musicale della band, sempre aperta a mettere dentro quello che può essere utile per raccontare al meglio il loro scopo. Brano bellissimo che funziona perfettamente. Un po' Opeth, un po' Deftones, un po' Cult of Luna.
Alien World è un disco che mi ha entusiasmato sin dal primo ascolto. Forse perché il suo linguaggio musicale gira intorno a una serie di gruppi e generi che mi affascinano ma soprattutto per la sua concretezza. I Below the Sun costruiscono senza dubbio uno dei migliori album di questo 2017, un album che merita un vasto pubblico perché ripagherà qualsiasi aspettativa. Un oceano di suoni che disegnano strane figure affascinanti.
Voto 9/10
Below the Sun - Alien World
Temple of Torturous
Uscita 26.05.2017
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