(Recensione di The Empire Never Ended dei Twinesuns)
Quando la musica diventa materia generalmente viene utilizzata per la costruzione di vere e proprie creazioni artistiche interdisciplinare. Non importa molto di cosa si parla, in quanto a genere, ma di quello che arriva ad ognuno. Importa la capacità di stabilire quel contatto fitto tra musicista ed ascoltatore. Quando ci addentriamo in questo mondo siamo proprio in una direzione molto diversa di quello che, comunemente, viene considerato musica. Cadono le strutture, il concetto di melodia, l'individuazione, ed esaltazione, di un aspetto unico che caratterizza quello che si sta ascoltando. Ma se si ha la capacità di tuffarsi dentro a questo genere di musica, molto probabilmente si vivrà delle esperienze illuminanti.
La prima recensione del 2017 viene riservata ad un trio tedesco chiamato Twinesuns che ci regala un disco monumentale del nome The Empire Never Ended. Mettiamo, però, le mani davanti per mettere in guardia l'ascoltatore curioso che si avvicinerà a questo lavoro. La musica dei Twinesuns è una complessa costruzione di trame sonore utilizzando tre strumenti ed un sacco di effetti. Gli strumenti in questione sono due chitarre elettriche e un sintetizzatore Moog. E', pertanto, molto ricercato il risultato che salta fuori dalle lunghissime sette tracce che formano questo The Empire Never Ended. Assenza di batteria ed un utilizzo tutt'altro che "convenzionale" degli strumenti appena descritti sono alla base del drone metal di caratura cosmica e fantascientifica che la band porta avanti. Dunque, se siete amanti delle melodia che s'incastrano nel cervello, di brani cantati o di sezioni ritmiche affermate statevene alla larga, dopo pochi minuti questo disco vi sembrerà scritto in un linguaggio del quale non riconoscete neanche mezza parola. Se, invece, amate l'effetto lisergico della musica e cercate di ricreare l'atmosfera perfetta per viaggiare con la musica allora dovete assolutamente ascoltare questo disco.
Ancora oggi si dibatte tantissimo su cosa avrà portato uno scrittore maestoso come Philip K. Dick a scrivere la Trilogia di Valis. C'è chi parla di un atto di pazzia, c'è, invece, chi dice che con questi tre ultimi libri questo grande autore statunitense abbia voluto esprimere il suo proprio pensiero in merito alla religione. La verità, forse, non verrà mai a galla ma per tanti lettori assidui, come me stesso, questi tra libri rimangono delle opere impressionanti, intrinseche di una complessità uniche, figlie di una mente brillante. Non è un caso, dunque, che i Twinesuns abbiano scelto proprio questa trilogia come fonte d'ispirazione di questo lavoro. Ma la loro lettura è molto interessante, perché il loro contributo non è quello di raccontare strumentalmente quello che è stato narrato in questi libri. No, il loro sforzo è quello di cercar d'interpretare tre stati mentali del proprio Dick: la pazzia, il contatto con Dio e l'interminabile ricerca della verità. Per farlo si avvalgono di una certa capacità di progettare cosmicamente quello che capita nella mente di un personaggio così complesso. Per quello i loro brani sono pieni di rumori cosmici che assomigliano al suono delle stelle. Echi lunghissimi, riverberi ampi, sovrapposizioni di armonici su loop ossessivi. Perché è importante scovare ogni angolo della mente.
L'opera di Dick era piena di simboli mistici che trovano una coerenza nelle proprie pagine. Sembrava un compromesso abbracciato dall'autore per esprimere il suo punto di vista sulla religione. The Empire Never Ended va ancora più in là. Ha il vantaggio della musica, del fatto che sia così universale da non essere associata per forza a qualcosa di concreto, soprattutto se ci muoviamo dentro alle dense acque del drone metal. Grazie a ciò la musica dei Twinesuns diventa una fantascientifico ed affascinante viaggio dentro alla Trilogia di Valis ma, nello stesso tempo, anche dentro alla mente, delirante o brillante, o entrambe nello stesso momento, del suo creatore.
E' difficile individuare qualche traccia in particolare di questo lavoro, perché è l'insieme quello che diventa coerente. Ascoltare il disco intero è come guardare per completo un capolavoro della fantascienza e consigliare solo qualche canzone sarebbe come consigliare qualche scena e basta, vale a dire qualcosa che effettivamente può rimanere più impresso ma che non da la dimensione completa e totale dell'opera. Faccio, però, uno sforzo ed estrapolo due canzoni.
La prima è Simon the Magus, brano d'apertura di questo disco. Sin da subito viene messo in chiaro qual è il lavoro della band. Cioè, utilizzo di effetti in modo prioritario per guidarci in questo viaggio fatto da fraseggi reiterativi sui quali si dispongono tutti questi colori. Forse questo è il brano che più richiama il lavoro dei Sunn O))).
Il secondo brano da porre alla vostra attenzione è Going Through Life With Eyes Closed, e se ve lo segnalo è perché è l'unica traccia dove oltre a gli strumenti è anche apprezzabile una traccia vocale, che non si distoglie minimamente dall'intenzione sonora della band, cioè regalare nuove dimensioni sonore.
The Empire Never Ended rappresenta una chiave di lettura ambiziosa, perché cercare di tradurre in musica gli stati mentali di qualcuno non è semplice. Ma dentro a questa complessa trama di rumori nascosti, primitivi ed assordanti si capisce perché la Trilogia di Valis è come è. C'è qualcosa d'inquietante dentro a questi suoni, perché sembrano sfuggire dal nostro controllo e quindi dalla nostra comprensione. Ma c'è anche qualcosa di affascinante, perché ci guidano dentro ad un viaggio unico dove nulla è scontato e dove noi stessi ci troviamo a rispondere a certe domande fondamentali.
Voto 8/10
Twinesuns - The Empire Never Ended
Pelagic Records
Uscita 27.01.2017
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