(Recensione di Guidance dei Russian Circles)
Quando siamo di fronte ad una tela dove c'è dipinto un paesaggio abbiamo due alternative. O quello che c'è d'avanti ai nostri occhi è un paesaggio e basta o il pittore è riuscito a plasmare in quel quadro tutte le sue emozioni usando quel paesaggio come pretesto o riuscendo a stabilire tra quel posto e il suo stato d'animo una connessione speciale e particolare.
Ho sempre considerato che la musica strumentale, al di là del genere specifico, scelga quella linea. Dev'essere una musica evocativa che riesca a trasmettere stati d'animo senza l'ausilio della voce o di un testo. La sfida è complessa, soprattutto perché è molto facile cadere nell'ovvietà.
Per la prima volta, da quando esiste questo blog, vi parlo di un disco strumentale. Non è un disco qualsiasi perché gli interpreti sono di tutto rispetto. Parlo dei grandi Russian Circles. Troppo cattivi da essere una band post rock, troppo luminosi da essere un gruppo post metal i Russian Circles sembrano nuotare in pace e pieni di piacere in queste acque di mezzo. Il loro ultimo lavoro, Guidance, ci regala l'ennesima conferma di tutto ciò.
In tutta onestà devo esporre le mie perplessità su questo binomio "post", sia rock sia metal. Strumentalmente trovo sempre che c'è una capacità interpretativa incredibile, una versatilità messa ad uso dell'emotività, un esemplare modo di ragionare. Allo stesso tempo, però, penso che è un genere che ha dei grossi limiti perché difficilmente si può spingere così tanto la creatività da non sembrare reiterativi, correndo il rischio che, a lungo andare, tutto suona uguale e quando arriva la quarta traccia uno inizia a chiedersi cosa c'è di nuovo. Potrà essere un mio limite ma è così.
Purtroppo questa perplessità trova eco in questo nuovo lavoro della band di Chicago. Appena inizia l'LP l'entusiasmo è a mille. I giochi ritmici tra i tre strumenti, chitarra, basso e batteria, sembrano originalissimi, ben pensati, diretti e piacevoli. C'è un grande intercalarsi di momenti diversi, andando da momenti di grande ambiente onirico fino alla crudezza dei ritmi sincopati e del basso distorto. Dopo la quarta traccia, però, inizia a farsi strada un certo genere di sofferenza, l'impressione che le carte siano state rimescolate ma che siano sempre le stesse. La colpa non è dei Russian Circles ma del genere, o dei generi, che hanno deciso di cavalcare. Il loro scorso disco, Memorial, si chiudeva con una canzone cantata ed era bellissimo, era una boccata d'ossigeno che qua non c'è. La loro collaborazione con Chelsea Wolfe faceva ben sperare, in quanto a che si poteva pensare a qualche variazione, a qualche elemento nuovo da aggiungere. Invece il trio insiste utilizzando la formula che conosce, e padroneggia, molto bene.
Spendo, però, delle belle parole verso questo Guidance. Bisogna farlo perché, anche se vi ho illustrato tutta una serie di elementi "limitanti", si tratta di un disco fatto molto bene. Pensiamo che il risultato di quello che ci arriva è la costruzione di un trio e la pienezza raggiunta è da celebrare. Naturalmente l'effettistica sulla chitarra è essenziale perché diventa la voce portante. Il sopporto della sezione ritmica è fondamentale. La batteria è il collante che stoppa e da il via a tutte le parti, ai cambi, ai momenti di climax e quelli di rilascio. Il basso, prevalente distorto, riempe nel modo giusto senza che si senta la mancanza di un quarto strumento.
A dare un quadro complessivo posso dire che inizio e finale del disco sono ottimi. La sequenza dei primi tre brani, Asa, Vorel e Mota, legati in tal modo di sembrare un brano unico, è spettacolare, uno degli esempi meglio riuscito dentro a quel mondo chiamato "post". Il brano di chiusura, Lisboa, è molto interessante perché si trova a metà distanza tra le parti più lente e quelle più incisive. Per chi conosce la capitale portoghese sarà anche facile evocare quelle piccole piazze che si sviluppano qua e là capricciosamente quanto sono capricciose le stradine che salgono per il Bairro Alto.
Intendiamoci, i tre brani centrali sono piacevoli ed interessanti, suonano molto bene ed ascoltati singolarmente riescono a brillare di luce propria. Il problema è che, messi in contesto, diventano leggermente simili ad altri già ascoltati e perdono valore. Le cause di ciò sono attribuibili, come ho già indicato, ai limiti naturali di questo genere musicale e personalmente le riscontro in tutti, o quasi, i dischi post rock o post metal che ho ascoltato, soprattutto se sono di matrice esclusivamente strumentale.
Guidance è una certezza. Una conferma di un gruppo che si è conquistato il suo proprio spazio a colpi di creatività e di qualità, grande qualità. La pecca, per i miei gusti personali, sta nell'eccessiva sicurezza che non lascia spazio a delle incursioni fuori strada che regalerebbero ventate di novità. La tela dipinta dai Russian Circles emoziona ma con l'aggiunta di dettagli inaspettati sarebbe fenomenale.
Voto 8/10
Russian Circles - Guidance
Sargent House
Uscita 05.08.2016
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