(Recensione di Alternative 4 degli Anathema)
Sono un fervente credente nella capacità educativa della musica fino al punto di utilizzarla spesso nei miei percorsi come formatore. Credo che la musica ha l'universalità necessaria che permette di comunicare senza troppe barriere. Andando più sul personale posso dire che molte cose le ho imparate grazie alla musica, e molte emozioni le ho provate per la prima volta ascoltando qualche disco o qualche brano sparso.
Il disco del quale vi parlo quest'oggi entra perfettamente in questa descrizione. Eh sì, perché grazie ad Alternative 4 ho provato per la prima volta tristezza, ma non qualsiasi genere di tristezza. Non quella tristezza troppo forzata e convenzionale di fronte alla quale è, anche, mal visto non provare dispiacere. No, la tristezza di Alternative 4 è una tristezza pura, essenziale, naturale, e, di conseguenza, bellissima. Per come sono molto spesso mi entusiasma molto di più l'immaginario "triste" e non quello "felice". Come scrissi qualche volta: la tristezza mi rende felice. La felicità che provo, di nuovo, ogni volta che ascolto questo disco è inenarrabile ed è rimasta immutata nel corso degli anni. Tutti questi elementi fanno sì che questo sia, di gran lunga, il mio disco favorito di una band che adoro: gli Anathema.
La cosa interessante di questo disco è che la tristezza dominante e onnipresente si presenta in una miriade di sfumature. E' terribilmente depressiva, è rabbiosa, è una compagna fedele, è una guida ed è una musa che riesce a far tirare fuori le dieci tracce che costruiscono questo capolavoro.
Alternative 4 esce nel 1998 e rappresenta un punto di svolta nella storia degli Anathema per una serie di motivi. Anzi tutto perché è il primo disco che rinuncia alla predominanza delle sonorità doom ma è equidistante da tutti gli altri lavori della band di Liverpool. Infatti è impossibile trovare nella loro intera discografia una disco con questa sonorità. Nessuno è abbastanza gotico come questo, nessuno ha delle tastiere come questo, nessuno è concreto come è concreto quest'Alternative 4. E', tra l'altro, il primo disco dove la voce di Vincent Cavanagh abbandona tutti gli elementi grezzi ed immaturi che si sono sentiti fino ad Eternity. Un'altra particolarità è che questo è l'ultimo disco con Duncan Patterson al basso. Anzi, non bisogna essere così riduttivi, perché il peso di Patterson è essenziale. Proviene da lui la spinta creativa maggiore che costruisce questo disco. Con tutto rispetto verso la sua seguente creatura, gli Antimatter, bisogna dire che, almeno fino ad oggi, non è riuscito a concepire un lavoro così intenso, bello ed indimenticabile.
In altre parole Alternative 4 rappresenta un momento unico dentro alla carriera degli Anathema. In un certo modo è giusto che sia così perché qualsiasi intento d'imitazione avrebbe, sicuramente, dato dei risultati ben poco soddisfacenti. D'altronde se c'è qualcosa che ci insegna la storia della band britannica è che vive di una costante evoluzione regalando, di volta in volta, nuovi elementi.
Fa molto strano pensare che negli ultimi anni gli Anathema siano un band felice e luminosa. Fa strano perché quella stessa band ha scritto questo inno alla tristezza, alla delusione, alla rabbia e, anche, alla rassegnazione.
La cosa che da un peso immenso a questo disco è che il protagonista dei brani non è altro che l'essere umano. Non ci sono finzioni, racconti o metafore. E' un disco diretto che spara in faccia quello che siamo o che possiamo arrivare ad essere. E' un disco esistenziale ed introspettivo che parla dell'egoismo che ci governa a tal punto di distruggere. E' un disco che parla di come l'IO sia così importante da fregarsene di qualsiasi altra persona tranne di noi.
Il disco è del 1998. Pochi mesi dopo, a Columbine, negli Stati Uniti, due ragazzi, Eric Harris e Dylan Klebold entrarono nella loro scuola ed uccisero dodici alluni ed un insegnante per poi togliersi la vita. Non è stato il primo caso di un massacro del genere ma all'epoca segnò fortemente l'opinione pubblica. Al giorno d'oggi una notizia del genere si ripete con modalità e in posti diversi con una certa frequenza. Perché collego questi elementi? Perché, per me, Alternative 4 non è un disco fatto da quattro depressi ma è un lavoro geniale di chi ha capito che qualcosa stava cambiando, che anche se era iniziata l'era digitale e globale eravamo sempre più soli, così soli da pensare che la vita non vale nulla e che, come se fosse un videogioco, siamo autorizzati a toglierla.
Mi viene un brivido ripensando a quello che succedeva allora e a come viviamo adesso. Forse sarebbe il caso che qualcuno sfornasse un disco analogo a questo.
Cambiamo, però, argomento passando ad un'analisi non troppo profonda degli elementi musicali presenti in questo lavoro. Come abbiamo detto in precedenza questo è un disco di rottura. Gli Anathema si lasciano dietro il doom e dunque ritmicamente c'è tutta una vita nuova. Non soltanto, le chitarre non si giostrano più tra arpeggi melanconici e power chord cupissimi. Sono presenti quando devono e come devono, sono molto più versatili ed opportune. Il protagonismo passa ad altri tre elementi: le tastiere, il basso e la voce.
Per le prime c'è uno spazio che non era mai stato presente nei dischi della band. Trovano un incastro perfetto dando lo sfondo ottimale sul quale costruire tutto il resto.
Il basso è maestoso perché regala la profondità necessaria per far entrare ancora meglio il messaggio nella testa dell'ascoltatore.
La voce è la guida. E' profondamente malinconica e cupa in certi punti per diventare rabbiosa in altri, e lascia uno spiraglio di speranza in altri momenti, giocando con delle armonizzazioni molte ben riuscite.
Aggiungiamo l'inserimento del violino in un paio di punti nevralgici e il cerchio è chiuso.
Faccio molta fatica a selezionare qualche traccia da consigliarvi perché più che mai siamo di fronte ad un disco che va sentito per intero, dalla prima all'ultima canzone. Sforzandomi posso segnalarvi l'impressionante Shroud of False, un minuto e mezzo e cinque versi che smontano qualsiasi ascoltatore, e Lost Control come i brani che esaltano di più il potere devastante della tristezza. Invece, per quanto riguarda la parte di rabbia, l'ascolto obbligato è di Fragile Dreams, Empty e la title track Alternative 4. Per finire vi posso proporre l'ascolto della bellissima Regret che rappresenta quell'espiraglio di luce che si filtra sempre da una parte o un'altra. Ripeto, però, che tutto il disco merita l'ascolto attento.
Alternative 4 è un LP che difficilmente non incide sull'ascoltatore. La fortuna, o sfortuna, è che nulla sarà più come prima dopo averlo ascoltato. Ha avuto, su di me, un effetto devastante perché mi ha aperto dei mondi. Credo che grazie a lui i miei gusti musicali si sono reindirizzati e certe cose che ascoltavo fino a quel momento iniziarono a suonare banali e scontate. La sua devastazione è catartica, distrugge per costruire un mondo migliore sopra. Per quello è unico. Per quello è prezioso.
Voto 10/10
Anathema - Alternative 4
Peaceville Records
Uscita 22.06.1998
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