(Recensione di Magnetica di I Giardini di Chernobyl)
Nei processi temporali è molto interessante come la cultura si sviluppa e prende direzioni impensabili. E' ancora più interessante vedere come gli impulsi culturali si addentrano e ricreano una personalità propria a seconda dei paesi. Non entra in gioco un aspetto folcloristico, non è una conseguenza di un processo storico, è un'esplosione spontanea come un deserto fiorito.
Questa premessa ha senso per introdurvi l'EP del quale vi parlo quest'oggi. Il lavoro che cercherò di decifrare per voi è Magnetica degli italiani I Giardini di Chernobyl. Perché ho fatto questa premessa? Perché aldilà del fattore linguistico le cinque tracce che compongono questo disco hanno una forte impronta italiana e questo è un fattore interessante che si presta ad essere analizzato più accuratamente.
I Giardini di Chernobyl sono un power trio alternativo dove l'aspetto "power" è veramente presente ed importante. Le loro canzoni sono energiche ondate sonore che non hanno paura di essere acide e fumose. Infatti la loro musica naviga nella acque di quell'indie italiano scuola Verdena o Marlene Kuntz, e come questi gruppi non mancano le strizzate d'occhio verso il noise. Il punto che invece allontana la band da quelle precedentemente nominate è una nota di cattiveria di più, di flirt non troppo velati verso il sound del metal in chiave moderna. La distorsione della chitarra e l'incastro basso batteria regalano quella nota in più dalla quale, purtroppo, molti gruppi della scena alternativa nostrana sembrano di fuggire, come se fosse un'eresia. Infatti il trattamento sonoro riservato alle chitarre e la programmazione ritmica, per esempio in Odio il Sole, danno uno spunto che ha molto da industrial.
L'impressione che viene fuori ascoltando questo Magnetica, è che ci siano due demoni che convivono e lottano all'interno della band. Da una parte c'è quella tradizione alternativa italiana fatta da nomi iconici che sono veramente riusciti a creare una sonorità che difficilmente si trova in altri paesi. Dall'altra c'è quel respiro più "internazionale", fatto da una certa attitudine sonora più spinta e di quelle "infiltrazioni" sonore molto interessanti che danno spazio alla manipolazione sonora e aprono una piccola finestra all'elettronica. Quest'ultima parte, dal mio punto di vista, è quella da celebrare maggiormente perché dona originalità e modernità.
C'è da specificare che i cinque brani che compongono Magnetica hanno caratteristiche diverse. Due di loro, Iago ed Odio il Sole, sono le versioni originali di due brani che poi hanno trovato spazio in Cella Zero, primo disco della band. I restanti tre brani sono, invece, degli inediti. In tutti casi non si sente una differenza significativa tra tutte le canzoni. Qualcosa che sì che si apprezza, è che i brani più attuali giocano di più con la dinamica alternando parti lenti e altre forti. I primi, invece, sono molto più di getto, molto più impulsivi.
Pesco dunque una canzone di ogni "periodo" come consiglio.
Per quanto riguarda "l'antico" scelgo la prima citata Odio il Sole per via della sua ricerca sonora che accosta la band ad una scuola internazionale. E' un brano energico che si costruisce su chitarre distorte e ritornelli che esplodono con grande energia.
Invece per il "nuovo" vi consiglio Il Giardino delle Farfalle. Brano acido che inganna facendo pensare che si tratta di una ballata ma che in realtà non lo è mai. Molto bella la linea di tastiera che da un tocco melodico al rumore di sottofondo.
I Giardini di Chernobyl hanno un grande potenziale, hanno un suono equilibrato ed energico e questo Magnetica suona benissimo. Sarebbe interessante vedere come si svilupperà la loro musica e nel personale tenderei a spingere molto di più sulle contaminazioni elettroniche e quel sound cattivo fatto di distorsioni cupe, perché è lì che radica l'originalità ed una voce nuova nel panorama italiano. Sono sicuro che continueremmo a parlare di loro.
Voto 7,5/10
I Giardini di Chernobyl - Magnetica
Zeta Factory
Uscita 24.10.2016
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