sabato 3 settembre 2016

Seven Impale - Contrapasso: Salire abbordo ad una macchina del tempo impazzita

(Recensione di Contrapasso degli Seven Impale)


Quante volte si sente dire che qualcuno è nato nell'epoca sbagliata, che non è fatto per i tempi presenti? Quante persone sentono di poter dire che avrebbero preferito nascere in altre epoche e vivere certi eventi passati? Nella musica è la stessa cosa. Tanti gruppi sembrano catapultati in un'epoca che non è veramente quella che traspare dalle loro proprie composizioni. Poi ci sono altri gruppi che hanno un appetito così vasto da essersi divorati tutto il passato musicale di diversi generi, usandolo, poi, al proprio piacimento nelle loro canzoni. Personalmente i "nostalgici" mi danno fastidio perché considero che siamo figli dei nostri tempi. I secondi, invece, mi affascinano perché mi fanno capire di essere di fronte a persone intelligenti che sanno costruire prospettive future partendo dal passato. E' con infinita gioia, dunque, che oggi mi imbatto in un disco del genere e del quale cercherò di farvi arrivare l'essenza. 

L'esordio nel mondo musicale dei norvegesi Seven Impale fu così positivo che il loro disco del 2014, City of the Sun, fu considerato dall'autorevole sito Progarchives.com il settimo miglior disco di quell'anno. Alla distanza di due anni è un piacere accogliere ed ascoltare il loro secondo lavoro: Contrapasso. Mi sbilancio subito affermando che questo nuovo lavoro merita un ranking uguale o superiore di quello del disco anteriore. Il perché si cella nell'insieme di elementi che la band norvegese mette in gioco dando nascita ad una creatura senza uguali. Il punto di partenza è il prog di scuola anni 70 ma le contaminazioni provenienti da diversi generi diversi fanno sì che questo nuovo disco sia assolutamente attuale. Ascoltando le nove tracce che costruiscono questo Contrapasso non c'è dubbio alcuno, questo è un disco del 2016. E' un disco con un'impronta avanguardista che interpreta questa caratteristica in modo diverso a come viene interpretata da tanti altri gruppi. Non c'è una spinta estremista ma bensì una volontà celata nella musica della band.



Ascoltando Contrapasso i paragoni con diversi gruppi esistenti vengono spontanei ma con due aspetti assolutamente nuovi. Il primo è che quei paragoni si adiscono a certi passaggi e non ad interi brani portando l'ascoltatore a "ricordare" certe band in momenti molto precisi. Il secondo è che questi gruppi appartengono a diverse epoche musicali rafforzando quel concetto che tanto ci è caro: costruire dal passato per conquistare il futuro. 
La band si paragona volutamente con due mostri sacri della storia della musica: i Van der Graaf Generator e i King Crimson, e aggiungono altri due nomi attuali: quelli  dei Tool e dei Meshuggah, per spiegare da dove vanno a pescare le strutture ritmiche delle loro composizioni. L'elenco di band che confinano con i Seven Impale può accrescere perché, aggiungo io, a tratti ricordano l'avanguardia dei loro compagni d'etichetta discografica dei Virus; in altri momenti ci portano in mente il prog dei tedeschi Dark Suns e, ancora, i giochi ritmici e la presenza dei fiati possono anche ricordare i nostrani Zu.

L'aspetto fondamentale dietro alla musica di Contrapasso è la complessità intesa come la costruzione di una trama che si sviluppa sia a piani paralleli che in linee orizzontali. Musicalmente il connubio passato/futuro o antico/moderno è giostrato magistralmente e in modo sorprendente. La musica dei Seven Impale è un viaggio dentro a una macchina del tempo impazzita, che in un istante di progetta nel passato per poi ritrovarti nell'avvenire. Questo è il punto nevralgico principale e che regala l'originalità della band. Qua non si parla di influenze o di rimembranze ma di un ventaglio di carte così numeroso che permette di pescare sempre la mossa vincente e sorprendente. Dalle sonorità che ricordano Red dei King Crimson veniamo catapultati alla musica di Miles Davis per poi scoprire riff di chitarra pieni di cattiveria in stile Messhuggah. Fondamentale è il ruolo di due strumenti. Il saxofono e il riparto di tastiere (synth, rhodes ed organo). Quello del sax perché è l'elemento che contamina di jazz il rock progressivo della band, anche se l'aggiunta di tutta una serie di effetti sullo strumento di fiato da quella lettura moderna stile Zu. Invece, per quanto riguarda i diversi tipi di tastiera, abbiamo gli aspetti più sorprendenti. L'organo e il rhodes ci portano ai suoni anni 70, i synth ci progettano nel futuro. Il resto della band, due chitarre, basso e batteria, sono altrettanto brillanti ma volutamente non spiccano come il resto. Per finire questo veloce analisi musicali bisogna sottolineare la versatilità della voce che regala registri e modi di cantare molto diversi e sempre ben riusciti. 



Sebbene questo è un disco che va ascoltato per intero mi azzardo a consigliarvi due brani. Il primo è la traccia che apre il disco: Lemma. Forse quella più cattiva, intensa ed avvolgente. Trascinante col suo ritmo instancabile e brillantemente arrangiata.
L'altro brano è Convulsion. Un ottimo esempio dell'interpretazione moderna del progressive metal. Ricco di stacchi ritmici piacevolissimi, cantato con una voce moderna. E' sorprendente ed inatteso.
Sottolineo però che tutto il disco è ad un livello altissimo senza che ci siano brani "pigri".



Contrapasso è un disco prezioso che riuscirà ad accattivare un'ampia gamma di ascoltatori, perché veramente né ha per tutti. E' classico essendo contemporaneamente avanguardista. E' complesso essendo diretto. Ma la cosa principale è che è assolutamente divertente. E' un disco che si mangia con appetito riempiendo le nostre orecchie con bontà.
Ottimo lavoro.

Voto 9/10
Seven Impale - Contrapasso
Karisma Records
Uscita 16.09.2016

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