(Recensione di ZI di Negură Bunget)
L'antropologia è una scienza affascinante perché permette la comprensione di usanze, tradizioni e simboli di certi popoli permettendoci di capire che c'è una radice profonda dalla quale possiamo imparare. Diciamo che siamo sempre sotto la lente dell'antropologia perché anche se c'è uno spirito globale continuiamo ad essere tanti piccoli popoli messi insieme.
Il disco del quale vi parlo quest'oggi ha una grande vocazione antropologica. E' un disco che racconta e ci trasmette parte dell'essenza di una popolazione affascinante, e lo fa con un'originalità ed intelligenza incredibile. Vi stiamo parlando di ZI, il nuovo disco dei rumeni Negură Bunget. Questo lavoro è la seconda tappa di una trilogia dedicata a raccontare la storia e le usanze della Transilvania.
Questa terra, diventata celebre per il famoso romanzo di Bram Stoker, il Conte Dracula, in realtà ha molte altre sfumature che sono state coperte dall'immaginario vampiresco. Lo sforzo dei Negură Bunget è quello di far emergere tutto quello che è rimasto coperto.
Ci sono diversi modi che potevano essere percorsi per compiere quell'obbiettivo prefissato. Quello scelto da questa band rumena è da applausi. Lo è perché è una scelta di prendere, essenzialmente, due elementi nativi, cioè la lingua e la musica folkloristica. Per quanto riguarda la prima non è una novità. Si sa che i Negură Bunget hanno sempre scelto di cantare nella loro propria lingua. Sicuramente in questo ZI la scelta è ancora più coerente. Sulla seconda parte, quella della musica folkloristica c'è la genialità di questo lavoro. Non è semplice pensare a mettere insieme il folk, il black metal, certi elementi progressive ed il dark ambient. Il risultato che in tanti casi sarebbe venuto fuori non è altro che quello di un disco di folk metal, invece nel caso della band c'è una follata di avanguardia incredibile che porta a creare da zero un nuovo genere. Il folk dialoga con tutti gli altri genere, crescendo e facendo crescere. Forse i Negură Bunget hanno il vantaggio che la musica tipica della Transilvania abbia delle sfumature di mistero e che riescono a ricreare degli scenari che combaciano perfettamente con il resto delle loro influenze musicali ma la loro capacità sta nel saper cosa pescare e come metterla insieme in questo ZI.
Quest'album è composto da sei tracce ed è da ringraziare che ci sia una personalità grandissima di ognuna perché sarebbe stato semplice cadere nella trappola di esagerare la formula fino allo svenimento. Invece il gruppo rumeno riesce a dosare perfettamente i diversi elementi musicali a seconda della canzone che ascoltiamo. In certi momenti è la parte folk ad essere patrona ma in altri lascia lo spazio alla parte metal trovando un collante perfetto. Non ci sono due tracce simili in quanto ad intenzione e resa rafforzando di più il fatto che ogni canzone parli di qualche aspetto della cultura transilvana.
ZI è un disco oscuro, misterioso, ancestrale. E' un disco che sa di falò in mezzo alla foresta, di viaggi in mezzo alla nebbia, di racconti da ascoltare con un bicchiere di acquavite casalinghe. E' un disco di ombre create dalle fiamme del fuoco ma anche della luce che quello stesso fuoco ci regala per guardare, per qualche attimo, gli occhi di chi ci sta intorno. E la magia di tutto ciò è che il modo di raccontare queste storie sfrutta quest'unione di generi musicali riuscendo a riempire la dualità antico-moderno. Sono racconti che provengono da anni ed anni addietro raccontati con una freschezza non soltanto attuale ma anche futuristica. Assolutamente in linea con la tendenza attuale, tornare all'autentico e genuino per vivere meglio il futuro.
La scelta di quale canzone consigliare è molto difficile perché il livello generale del disco è molto alto, ma ci provo.
La traccia che apre questo ZI, Tul-ni-ca-rind è una perfetta introduzione a quello che è il disco intero. E' una canzone camaleontica che parte quasi come un documento sonoro antropologico per poi mutare in una canzone metal intensa e sostenuta.
La seconda traccia che voglio proporvi è Gradina Stelelor. Anche in questo caso la parte folk e quella metal si passano la palla ma mescolandosi molto di più. Le due anime di questa canzone si rafforzano e si aiutano fino a ricreare un risultato bellissimo e sorprendente. E' un brano pieno di dinamica che svela la parte più black dei Negură Bunget.
Per finire scelgo l'ultima traccia, Marea Cea Mare. E' la canzone più lunga dell'album e forse, almeno strumentalmente, quella meno folk. I suoi undici minuti e passa sono ipnotici come la nebbia che gioca capricciosamente su quello che possiamo e non possiamo guardare. E' un viaggio lucido che non ci sembrerà d'aver vissuto. La chiusura perfetta dell'album.
Bisogna ringraziare i Negură Bunget per la lezione che ci hanno regalato con questo ZI. Bisogna ringraziarli per averci portato alla luce una cultura affascinante. Bisogna ringraziarli per le atmosfere che sono riusciti a creare con questo disco. E bisogna ringraziarli, soprattutto, per la capacità di aver dato nascita a qualcosa di nuovo ed inedito, un sound che non è facile trovare in altri gruppi e che sa di intelligenza e sensibilità. ZI si aggiunge al mio personale elenco delle migliori uscite di questo 2016.
Voto 9/10
Negură Bunget - ZI
Lupus Lounge/Prophecy Productions
Uscita 30.09.2016
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