(Recensione di Hounds of Perdition dei Wolfhorde)
La magia della musica sta nel fatto che qualsiasi cosa possa essere raccontata in tanti modi diversi. Alla fine ci sono delle tematiche che sono comuni a tanti gruppi ma il trattamento che ognuno dà è la particolarità che fa scattare quella molla che permette di unire musicista e ascoltatore. Non credo che sia possibile dire che un modo sia migliore dell'altro o che ci sia un linguaggio semplice col quale raccontare le cose ed altri complessi. Ogni ascoltatore deve sapere cosa cerca e, una volta che lo trova, buttarsi di capofitto su quello.
Hounds of Perdition è il secondo album dei finlandesi Wolfhorde. Un disco che si districa tra il sinfonico e il folkloristico, dando così un tocco narrativo a quello che la band cerca di trasmettere col proprio lavoro. E questa scelta diventa molto interessante, perché nel metal ci sono tantissime vie da percorrere, qualcuna che forse fa vivere le cose in prima persona, altre dove invece la narrazione diventa fondamentale per assistere a un racconto, o a una proiezione cinematografica di un film di fantasia.Nel caso di questa band indubbiamente la scelta è la seconda. Questo è dunque un disco ricco d'immagini che generalmente cattivano chi ha una fervida immaginazione e ama perdersi dentro a certe storie nate dalla fantasia. L'aspetto che ho appena descritto è la grande forza di questo disco, perché è un lavoro che mantiene sempre le distanze, non è un urlo, non è una protesta, non è una canzone d'amore, è un relato da condividere e nel quale lasciarsi perdere.
Dicevo prima che Hounds of Perdition mette insieme due mondi, il sinfonico e il folkloristico. Naturalmente la congiunzione di questi due aspetti insieme al metal da nascita all'universo sonoro nel quale si muove la musica dei Wolfhorde. Un universo che viaggia a velocità sostenuta tra il folk metal, il groove metal e certi aspetti del symphonic metal. L'idea interessante, però, è che tutti questi elementi trovano un bell'equilibrio. Non ci sono aspetti che pesano più degli altri. Tutto rivolto all'idea principale, quella di raccontare al meglio le storie che motivano la stesura di questi brani. Brani fantasiosi e sicuramente oscuri, ma trattati in modo tale che l'oscurità sia misurata e mai eccessiva. Anzi, con un tocco molto gradito di tradizione, come se fossero racconti tramandati di generazione in generazione che ora trovano questa forma musicale.
Bisogna dunque parlare con molta chiarezza. Chi ama le storie fantastiche, l'immaginario del nord europa e certi ambienti che provengono proprio da lì sicuramente troveranno in questo Hounds of Perdition un disco da ascoltare molto volentieri. Chi invece ama le cose più sentite e viscerale è meglio che non perda il proprio tempo dietro a questo nuovo lavoro dei Wolfhorde.
Prendo due brani di questo, curiosamente quelli di apertura e chiusura del disco e, inoltre, i più estesi.
Il primo è Chimera. Miglior apertura di questa per lasciare chiara la direzione che prende quest'opera? Difficile. Veniamo subito travolti da cori sinfonici, da dialoghi tra chitarra e tastiera per poi scivolare dentro a un brano molto sviluppato che passa senza problemi da un punto a un altro.
Il secondo è l'omonimo Hounds of Perdition. Forse più energico e folkloristico del primo. E' uno di quei brani che ha tutta l'aria imponente dei brani epici che chiudono i dischi in modo magnanime. Difficile non lasciarsi trasportare dalle note che si susseguono per quasi 12 minuti. Intenso.
Tirando le somme Hounds of Perdition è un lavoro che ha uno scopo molto chiaro, cioè quello di arrivare al cuore di chi ama l'universo fatto di racconti epici, di storie interessanti, di musica che non ha alcun timore di perdersi tra gli adorni sinfonici. Il risultato ottenuto mette in bella luce questa seconda opera dei Wolfhorde.
Voto 7,5/10
Wolfhorde - Hounds of Perdition
Inverse Records
Uscita 11.01.2019
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