mercoledì 16 agosto 2017

Akercocke - Renaissance in Extremis: la logica della non-logica

(Recensione di Renaissance in Extremis degli Akercocke)


Qualche volta non sembra che siamo schiavi del tempo. Anzi, ci sono momenti nei quali il tempo vola senza lasciarci possibilità di prendere consapevolezza; invece, in altri momenti, ci sono periodi che sembrano essere appesi senza voler mai progredire. Il tempo è complesso, paradossale e molto, molto personale. Per quello qualche volta la cosa migliore è fare un passo al lato, far calmare le acque, e poi tornare con tutta la voglia, forse più grande che mai.

Il ritorno degli Akercocke mette fine ad una lunghissima parentesi discografica di dieci anni. A romperla ci pensa uno splendido lavoro chiamato Renaissance in Extremis. Per chi conosce la band senz'altro è molto chiaro che gli aspetti bizzarri, partendo dal fatto che siamo di fronte ad una band di progressive death metal che suona in giacca e cravatta, siano all'ordine del giorno. Ma è proprio questo a ingigantire la figura della band. Non siamo di fronte all'ennesimo progetto che cerca di ricreare elementi sentiti o risentiti. No, nel caso degli Akercocke c'è un confluire di elementi che rendono questo quartetto londinese unico. Per quello sia le tematiche dei loro brani che tutto quello che musicalmente viene fatto ha un'altezza importante, come se fossero dei validissimi esempi da tenere in considerazione e da seguire con ammirazione. Quest'album sembra immerso nella più importante mancanza di logica che ci sia, ed invece finisce per essere coerente ed esaustivo. In pochi minuti si viene catapultati nel passato musicale del progressive death metal per poi avere a che fare con sonorità assolutamente moderne. Si passa da una brutalità spinta ad uno spirito di riflessione encomiabile. Dal voler impattare l'ascoltatore con parti molto spinte, ad incantarlo con parti vellutate. 

Renaissance in Extremis

Per quello qualsiasi definizione di Renaissance in Extremis rischia di essere superflua. Senz'altro diventa abbastanza chiaro che siamo nel mondo del death metal ma tanti altri aspetti ci portano a spasso qua e là. Partendo col profilo progressivo assolutamente presente. Profilo che porta ad avere dei brani molto strutturati, dove batteria e chitarre si divertono a dimostrare la propria bravura senza, per quello, risultare osceni. Ma non sono soltanto questi gli elementi che gli Akercocke mettono in gioco. C'è una voluta dose di sperimentazione che si traduce in fraseggi molto interessanti, che giocano volentieri con dissonanze ricreando delle atmosfere rarefate. Un altro aspetto che comporta ulteriore scompiglio e quello dei registri vocali, dove il growl sembra orrendo, monocorde, spinto. Invece la voce pulita spazia, giocando con ogni momento dando interpretazioni proprie. Questo confluire di elementi che potrebbero cozzare è senz'altro l'aspetto più interessante di questo lavoro, perché ci si ritrova ad essere portati in una dimensione parallela, in un mondo dove le nove tracce di questo disco accendono e spengono soli capricciosi sopra a cieli rosso sangue.

Renaissance in Extremis

Renaissance in Extremis prende tutte le caratteristiche di un lavoro inimitabile. E' una continua sorpresa che si sviluppa senza un filo logico. Per quello il primo ascolto è sicuramente quello più affascinante, perché gli elementi "regalati" dagli Akercocke sono una costante sorpresa, sorpresa che non può essere in alcun modo prevista. Quando più brutale sembra tutto, ecco che abbiamo un respiro profondo di distensione. Invece quando ci calmiamo eccessivamente in mezzo ad un incantesimo esotico ecco il colpo di grazia che urla presente. E' questa paranoia musicale ben strutturata quella che fa di questo disco un lavoro interessantissimo.

Akercocke

E' difficile pescare qualche piccolo brano in questo insieme così eterogeneo ma ci provo.
Consiglio dunque l'ascolto di Familiar Ghosts dove quest'aria eterea diventa piena protagonista di un brano che è violento senza dover essere urlato, che è "strano" perché sembra incantevole ma è sempre raro e prezioso. 
A Final Glance Back Before Departing è un altro brano che continua nella stessa linea. Musicalmente ricorda il discorso musicale dei Death ma la sua costruzione da la stessa idea di qualcosa di sovrannaturale e che, dunque, non viene compreso fino in fondo. 
A Particularly Cold Sept sembra rubata da qualche altro genere musicale per poi diventare progressiva, come se la band, per qualche piccolo secondo, si spogliasse della parte metal, ma dopo ecco il grande colpo ed il ritorno prepotente alle sonorità più spinte.


Il ritorno è sempre un'incognita, perché, soprattutto in questo caso, i tempi cambiano così significativamente che dieci anni possono aver spinto tutto in direzioni molto variopinte. Per quello se si ha la personalità che hanno gli Akercocke allora può sentirti tranquillo. Infatti questo Renaissance in Extremis non ha tempo. Mi spiego meglio, è indubbio che una serie di elementi fanno pensare ad un'epoca piuttosto di un'altra, ma tirando le somme questo è un disco che si allontana da qualsiasi logica temporale, diventando un'isola ferma in mezzo all'oceano, pronta a far impazzire chi la raggiungerà.

Voto 8,5/10
Akercocke - Renaissance in Extremis
Peaceville Records
Uscita 25.08.2017

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