(Recensione di The Eye degli Stone Ship)
E' sorprendente come il passato sia molto presente nella vita di tutti i giorni. Ed è un bene, perché soltanto guardando indietro è possibile andare avanti. Ci sono insegnamenti che abbiamo preso da vecchie civiltà ed altri che, ahimè, sono andate perse e dimenticate nel tempo. Sono questi insegnamenti a farci capire essenzialmente due cose, la prima è che in passato sono state fatte delle cose che non riusciamo a spiegarci, la seconda è che l'uomo, come essere vivente, è così stupido a sotterrare valide lezioni dal passato.
La band che vi presento quest'oggi viene dalla Finlandia ed è molto legata al passato. Basta leggere il proprio nome, Stone Ship, per avere il collegamento con tempi passati dove le sepolture di certi paesi, soprattutto nordici, si facevano disegnando delle vere e proprie navi di pietra. Ma il collegamento con altri tempi nella vita di questa band tocca molte più direzioni. Partiamo dalla parte musicale. La loro sonorità è facilmente avvicinabile a quella della prima ondata di gruppi doom anche se, vedrete, il loro modo d'interpretarlo differisce da quello. Diciamo che le scelte sonore, soprattutto per quanto riguarda chitarra e voce , ci riportano indietro nel tempo di almeno 40 anni. Dalla parte lirica ed estetica, invece, c'è una chiara strizzatina d'occhio alle culture che popolavano il Nord Europa secoli fa.
Come vi dicevo, è inesatto associare la musica presente in The Eye, primo LP degli Stone Ship semplicemente al doom. Questo perché c'è un aspetto fondamentale che donna un nuovo sguardo al discorso musicale della band. Quest'aspetto non è altro che la tipologia di brani scritti che compongono questo disco. Sono soltanto due e la loro durata supera i 20 minuti. Solo due tracce, lunghissime. Solo due tracce che fanno aggiungere un secondo aggettivo alla musica della band finlandese. Cioè quello di progressive. Intendiamoci, la parte progressiva non ha a che fare con ritmi composti di difficile esecuzione o con strutture irregolari che richiedono un grande virtuosismo. No, la sua giustificata presenza risponde alla durata dei brani ed al fatto che le canzoni di questo lavoro abbiano uno sviluppo lineare che la band stessa associa alla propria voglia di inserire l'improvvisazione come elemento essenziale nella composizione. La particolarità, molto piacevole, è che la "monumentalità" di questi brani suona molto coerente, e anche se la durata delle due canzoni che compongono The Eye è molto importante non si sente alcuna forzatura o esagerazione ed i brani scivolano via con naturalità e coerenza.
Musicalmente, dunque, siamo di fronte a quello che possiamo definire come progressive doom e nel caso degli Stone Ship altre sfumature saltano fuori regalando un ascolto meritato. Il lavoro del basso è notevole, costruendo delle linee che spesso sorreggono i restanti strumenti con grande personalità. Sono linee che confinano col mondo psichedelico e che saltano subito all'orecchio. Infatti, strumentalmente, la band ha tutte le caratteristiche di un power trio, cioè l'energia e la sinergia tra i tre strumenti cardini del rock, basso-batteria-chitarra. Questa è la base sulla quale adagiare la voce, anche questa presa da altri tempi, infatti potremmo definirla come una voce anni 80 che non si preclude all'utilizzo di qualche acuto in falsetto oltre al lavoro di spessore che realizza in tutte le restanti parti.
The Eye è uno di quei classici lavori che sembrano appartenere ad un'altra epoca ma, nello stesso momento, che raccontano qualcosa di nuovo. La scelta sonora ricorda tanto quella di quattro decadi fa, ricercando, volutamente, sia con gli strumenti che con la voce, le caratteristiche che hanno fatto diventare celebri gruppi come Black Sabbath o Candlemass. Ma d'altro canto c'è questa voglia di sviluppare il discorso musicale in un modo assolutamente inedito, cioè allungando al massimo ogni brano in modo di far diventare i brani dei discorsi complessi e sviluppati orizzontalmente. Personalmente gradirei qualche aggiunta in più di elementi moderni ma l'idea dietro agli Stone Ship mi sembra molto valida.
Come detto i brani che compongono questo lavoro sono due. S'intitolano The Ship of Stone e The Crooked Tree.
Il primo inizia con una linea piacevolissima di basso per poi dare spazio ad una marcata ritmica doom che da spazio a parti strumentali ed altre cantate senza mai calare eccessivamente il livello energico. Infatti è quello il punto che più sorprende, è un brano sempre alto e forte che non annoia seppur così lungo.
Il secondo, The Crooked Tree, è leggermente più oscuro, più trascinato. Sembra più "sabbathiano" con rispetto all'altra traccia ma continua con l'idea musicale della band, cioè un intercalare di parti strumentali ed altre cantate e uno sviluppo orizzontale molto coerente. Sicuramente tra le due canzoni questa è la più dinamica.
The Eye è un buon primo passo. Regala ricordi musicali di altri tempi e prestazioni strumentali molto piacevoli. Grazie alle sue due canzoni ricorda il suono e la grazia del primo doom, quando chi lo suonava non sapeva neanche che quella fosse la definizione di quel genere nascente. Gli Stone Ship possono crescere molto ma questa presentazione al grande pubblico ha molte cose pregevoli.
Voto 7,5/10
Stone Ship - The Eye
Feuer Publications
Uscita: 01.12.2016
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