(Recensione di Drama degli Ornaments)
La verità è che gli umani siamo veramente stupiti. Abbiamo alle spalle secoli e secoli di storia, di esperienza, di testimonianze, di racconti ed invece di ascoltargli e capirgli facciamo sempre gli stessi errori. Una volta ed ancora un'altra volta. Forse è una pulsione di autodistruzione o altro ma l'impressione che viene fuori è che non impariamo mai del passato. Eppure a scuola ci insegnalo la mitologia, i conflitti relazionali che non hanno nulla a che fare con un livello superiore ma che, alla fine, sono esaltazioni della nostra vita. Tutti abbiamo dell'epica, tutti abbiamo rabbia, tutti ci capiamo per poi essere completamente lontani per poi, ancora una volta, riavvicinarci, inseguendo quello che, forse, è l'unico grande scopo che ci unisce: essere liberi.
Agli Ornaments piace fare le cose in grande. Amano imbattersi in discorsi ricchi di background che sono tutto tranne che scontati. Ad aggiungere "difficoltà" al loro discorso c'è di mezzo il fatto che la loro musica è, essenzialmente, strumentale. Hanno, dunque, a disposizione soltanto i loro strumenti per affrontare dei leitmotiv complessi che danno senso ad ognuno dei loro lavori. Questo loro nuovo LP, che s'intitola Drama, non poteva esserne di meno. La storia che viene sviluppata in questo nuovo disco affronta una delle tematiche più spietate del discorso mitologico: cioè la violenza. Violenza che in questo caso tinge uno dei racconti epici più strazianti: quello del Prometeo incatenato di Eschilo. Questa tragedia dimostra come i dei, in questo caso Zeus, esercitino il proprio potere non soltanto attraverso la saggezza ma, soprattutto, con la violenza straziante inflitta a chi rompe le regole o dimostra la vicinanza a chi, in teoria, è inferiore. La vittima della tragedia è Prometeo, condannato dal dio ad essere incatenato su una rupe dove, in eterno, un rapace li mangia il fegato. Un'immagine orrenda, al limite delle peggiori torture che ci possono venire in mente. E purtroppo l'uomo, nei corsi dei secoli e tuttora, ci ha riempito di esempi ben peggiori di torture inflitte al "diverso" o a chi, teoricamente, è inferiore. Adesso, io non so se gli Ornaments hanno voluto dare questa lettura più "attuale" a questo mito o se sono rimasti legati soltanto alla tragedia classica ma mi azzardo a dire che la verità sta nel mezzo.
Drama è un disco tosto, acido, violento, ma in un modo particolare, cioè intrinseco di poesia. E' un disco pieno di immagini sonore che traducono i ruoli di diversi personaggi protagonisti di questa tragedia. Ma è anche un disco di resistenza, d'orgoglio, di sopravvivenza. E' un identikit fedele di quello che è ogni personaggio del mito, e per quello è mutevole. Ma non soltanto. Bastano poche parole, o, in questo caso, immagini per definire un personaggio? Assolutamente no. Come si potrebbe tradurre in un tratto caratteristico la valanga di sentimenti che si sentono quando ad eseguire la tua condanna è proprio tuo fratello? Gli Ornaments usano la musica, la loro musica, per comunicare tutto ciò. Non si basano in un'infinità di suoni ma soltanto nei loro quattro strumenti, due chitarre, basso e batteria chiedendo un piccolo aiuto, alla voce di Lili Refrain, usata però più come un nuovo strumento, presente in due canzoni, ed al violoncello di Daniele Rossi che regala i propri interventi in quattro brani. Queste "aggiunte" non distolgono assolutamente il discorso musicale della band, a cavallo tra il post harcore ed il post metal, ma regalano quei tratti che regalano miticità ad una storia così particolare come quella presente in questo disco.
La chiave di lettura di questo Drama sta nella teatralità propria delle tragedie classiche. Teatralità presente in ogni nota suonata in questo disco. Ed occhio, perché la grande teatralità ha una caratteristica essenziale, cioè quella di racchiudere in un certo numero di battute la verità. Un'opera teatrale è un successo quando ti suscita emozioni, ricordi e riflessioni e gli Ornaments adempiano questo scopo. Non fa niente che quello che ha mosso la band a scrivere questo disco sia una tragedia classica che parla di essere sovrumani. Qua c'è del vero com'è incredibilmente vero, il suono del sangue della prima traccia, Efesto. Questo Drama è, paradossalmente, attualissimo e fa riflettere, perché ormai siamo giunti ad una commercializzazione delle tragedie dove ognuna ha un valore specifico dipendendo da dove viene e chi è il protagonista. Peccato, però, che il sangue versato ha lo stesso suono ovunque.
Le tracce di questo lavoro racchiudono nei loro titoli sia i nomi dei personaggi che le tappe del calvario del protagonista Prometeo. Mi è molto difficile limitare la mia proposta d'ascolto ad una parte parziale del disco perché diventa come consigliare soltanto qualche capitolo di un libro quando, invece, il senso finale viene dato soltanto dall'intera lettura. Dunque consigliandovi vivacemente di ascoltare con cura, ed in ordine, tutte le tracce di questo lavoro mi limito ad accennarvi tre canzoni che, forse, hanno qualche aspetto in più da sottolineare.
La prima è Prometheus. E' un calvario che va al di là del dolore fisico. E' un vortice infinito dove le domande non trovano risposta. E' un silenzio che urla, e ferisce, molto di più delle parole. Musicalmente è energica e compassata. Gioca, senza difficoltà, tra momenti di grande esternazione ed altri di completa ed assoluta riflessione introspettiva. E' lo sguardo che comunica molto di più di qualsiasi discorso.
La seconda canzone a segnalarvi è Oceano. E' una canzone che bisogna ricercare tra la nebbia ascoltando l'eco di sussurri antichi e, ad un primo ascolto, incomprensibili. E' drammatica quanto la decisione di andar avanti anche se tutto porterebbe a decidere di abbandonarsi alla rassegnazione. Lili Refrain regala un'interpretazione mistica e teatrale unica cantando in una lingua inesistente ma comunicando molto di più che tante altre canzoni scritte in lingue vive. Musicalmente è una canzone tormentata che fa capire lo sfinimento del protagonista di fronte ad una scelta devastante.
Per finire vi segnalo Zeus. E' la canzone che chiude il disco e che fa capire la magnitudine dell'immagine e della personalità del dio dei dei. E' un rullo macina sassi che nessuno può fermare. E' inopinabile ed intoccabile. La forza strumentale di questo brano fa capire il potere e la cecità che provoca a chi ce l'ha. Devastante.
Quanti Zeus e quanti Prometeo ci saranno stati e ci saranno nel mondo? Credo che siano tanti e penso che questo Drama dia una dimensione musicale a questi due personaggi che sono molto di più che i protagonisti di questa tragedia. Infatti questo nuovo disco degli Ornaments riesce a costruire dei ponti tra la tragedia classica ed il ripetersi delle dinamiche in essa raccontate. E' un disco crudele perché il mondo continua ad essere un posto crudele, ma è anche un canto di speranza, di coerenza e di resistenza. Tutte caratteristiche che definiscono tanti piccoli eroi che, almeno per qualche attimo, ci fanno vedere il mondo con altri occhi.
Voto 9/10
Ornaments - Drama
INRI/Tannen Records
Uscita 18.11.2016
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