(Recensione di Mó∂urástin dei Katla)
Si finisce sempre per assomigliare ai posti dove si vive. Come se ci fosse in atto un incantesimo dove l'intorno governa sulla personalità, dove l'ambiente ti aliena fino a farti diventare un altro elemento di quello che si vede e si vive. Dove c'è il sole la gente è festosa e luminosa, dove c'è l'ombra la gente si riserva e, così come al buio gli occhi devono abituarsi prima di vedere, bisogna saper conoscerli per vedere tutti gli aspetti del loro modo di essere ed apprezzarlo significativamente. Inutile dire che questa non è una regola fissa ma per tante cose si verifica sempre.
Il senso di appartenenza si traduce in molti modi, nelle storie che si raccontano, nella lingua locale che si usa per esprimere le proprie idee, nell'orgoglio verso la propria storia e la propria cultura. In Mó∂urástin il senso d'appartenenza va anche un po' più in là. Questo perché i Katla prendono spunto per definire la loro musica da uno degli elementi più caratteristici, spettacolari e magnificenti della loro terra: i vulcani. Anzi, nel loro caso è il vulcano che regala il nome alla band a essere il punto d'inizio di molte idee. Potrebbe sembrare che ci tocca stare di fronte ad un disco energicamente illimitato, un disco distruttivo che non lascia spazio ad alcuna sfumatura ma non è così. E come al solito è qua che sboccia la magia. Come fa quest'album ad essere vulcanico essendo lo stesso un lavoro pieno di sfumature e di contaminazioni? Grazie ad un'idea molto più vasta ed ampia della loro musica. Katla, il vulcano, è un gigante che si sveglia quando vuole, l'ultima volta 99 anni fa, e quando lo fa modifica in modo significativo la geografia locale. Sopra di lui 300 metri di giaccio si sciolgono regalando al mare 5 chilometri quadri di terre inondate. Per quello è guardato con rispetto, venerazione e paura. Facciamo adesso l'esercizio di riportare questa idea a quello che può essere una personalità musicale molto definita e quello che salta fuori è la musica di questo progetto islandese.
Come puoi modificare la geografia dei sentimenti e degli affetti? Essendo unico, essendo originale, essendo essenziale per il modo di vedere le cose e di viverle. Mó∂urástin è così. E' un disco che si nutre di ambienti oscuri bellissimi, di atmosfere post rock, di momenti di dark wave, di metal molto misurato e di elementi che sarebbe magari esagerato chiamare folk ma che denotano l'importanza di essere un disco nato in Islanda. Magari questa formula non vi è nuova, magari vi vengono in mente altri progetti che mettono insieme questi ingredienti ma la musica è alchimia, magica e misteriosa, e l'elementi che nasce da questo insieme chiamato Katla non ha uguali. Infatti è molto interessante vedere come tutto quello che si ascolta in questo disco tira fuori due sensazioni precise: sicurezza e personalità. Questo perché anche se si tratta di un disco debutto i due musicisti che sono gli autori di tutto quello che ascoltiamo sono dei personaggi navigati, di grande esperienza, visto che nel loro passato musicale possiamo leggere dei nomi così significativi come Sólstafir, Fortí∂ e Potentiam. Ma se c'è qualcosa che fa diventare tutto quanto più affascinante è che questa creatura effettivamente può prendere spunto dal loro passato musicale ma finisce per diventare una creatura piena di vita propria. Insomma, un vulcano che si è risvegliato.
L'impatto che si può avere quando si fa qualcosa è sempre molto particolare. Ma se una cosa è chiara è che chi lascia un'impronta indelebile non è chi colpisce più forte ma chi riesce ad entrare nella vita degli altri. Mó∂urástin fa parte di quella categoria di dischi che non passano mai inosservati. E' un disco che affascina, che ci porta a voler viaggiare in solitario o con la compagnia giusta per lunghe strade piene di curve, con i finestrini abbassati a sfidare l'aria glaciale, perché non c'è nulla di più rivitalizzante di quello. Katla si è svegliato, e per fortuna l'ha fatto, perché l'emotività esige eventi come questo.
A rischio di sembrare ripetitivo torno a fare un'affermazione con la quale mi sono ritrovato altre volte: ci sono certi dischi che devono, per forza, essere ascoltati dall'inizio alla fine. Questo ne è uno. Limitarsi a spulciare solo pochi brani è limitante. Grazie all'ascolto completo l'epicità di una chiusura come Dulsmál prende ancora più grandezza, un brano centrale e fondamentale come Mó∂urástin può non essere capito fino in fondo con i suoi contrasti, con la sua vicinanza col black metal, con la bellezza degli interventi vocali femminili. Senza quest'ascolto globale un'apertura di album come quella regalata da Aska non funzionerebbe come questo spalancare le porte verso un nuovo mondo. Dunque fatevi un favore e ascoltate questo disco per intero.
Mó∂urástin è una metafora, un modo di dimostrare che non esiste alcuna altra connessione possibile se non quella tra uomo e natura. Quel che siamo e quel che viviamo, è la nostra capacità d'adattamento, la nostra consapevolezza di non essere governanti ma di essere governati da qualcosa di magnifico che ha una potenza che noi non avremmo mai. Lavori come questo dei Katla lasciano in chiaro che la saggezza si conquista guardando il mondo e imparando a rispettarlo, a cogliere i suoi frutti, a prendere la sua energia e farla propria. Non è soltanto la miglior via ma è l'unica. Benvenuto vulcano.
Voto 9/10
Katla - Mó∂urástin
Prophecy Productions
Uscita 27.10.2017
Nessun commento:
Posta un commento