(Recensione di Tabula Rasa dei Set and Setting)
Forse uno dei concetti ricorrenti di questo blog è quello di scovare dischi e band che cerchino di dare una nuova luce a quello che potrebbe sembrare già esistente. Gruppi che regalino qualcosa di nuovo in un mondo dove spesso sembra tutto inventato, suonato e risuonato. Ed è difficilissimo, perché c'è sempre il conto di quello che si è masticato musicalmente, di quello che ogni musicista ama e integra nella sua propria musica a limitare questa libera creatività. Tra l'altro non è neanche possibile, anche se più di qualcuno l'ha fatto, lasciare via libera alla libertà compositiva, perché si cade in una sorta di caos musicale. Tutto questo rende affascinante la possibilità che ho di ascoltare continuamente musica nuova ed è quello che m'impulsa a non mollare mai.
In mezzo a tutte le felici e nuove scoperte, per me, oggi tocca parlarvi di un gruppo che, anche se ci presenta già il suo quarto LP, fino a poco tempo mi era sconosciuto. Il gruppo in questione si chiama Set and Setting e fino ad adesso è riuscito a dare dei grandissimi salti in poco tempo. Sicuramente per via dell'entusiasmo creativo che si sente con chiarezza e per il pregevolissimo risultato dei loro lavori. L'ultimo in questione ha per titolo Tabula Rasa ed è interessante questionarsi se il fatto di aver dato tale titolo a questo disco sia un modo di ripartire, di mettere da parte quello che è stato fatto fino ad adesso e di dare un nuovo impulso alla propria musica. Nel loro caso questa scelta diventa abbastanza particolare, perché trattandosi di una band strumentale da una parte sembra più facile percorrere nuove vie ma d'altra non avere la presenza di una voce o di parole potrebbero limitare il tutto. Ma esplorando questo disco scopriremmo che questo lavoro in realtà è espansivo dando tanti sfumature equidistanti.
Qualcuno ha definito i Set and Setting come il risultato di una ipotetica collaborazione tra i Russian Circles e i primi Pink Floyd. Ascoltando Tabula Rasa quest'impressione non mi sembra quella più efficace perché la bilancia tende a cadere dalla parte della prima band senza avere tantissime luci per accostarlo ai mostri sacri del rock psichedelico e progressivo. Ma l'elemento che gioca assolutamente a favore dei Set and Setting è il fatto che questo disco sembra aver dei confini molto molto ampi, limitati solo, per modo di dire, al fatto che siamo di fronte a un lavoro strumentale. Sarà per quello che come definizione si tende a parlare di strumental rock, termine tanto ampio quando dispersivo. Cercherò, dunque, di scavare un po' di più. Indubbiamente la musica che si sviluppa nelle nove tracce di questo lavoro ha come riferimento principale quello del post rock, portandoci così alla mente band come i prima citati Russian Circles ma anche i Pelican o, e questa è un'apertura molto interessante, gli spleepmakewaves. Tutti gruppi che hanno la capacità di dipingere grazie alla propria musica. Quello che risulta particolarmente interessante, nel disco del quale mi sto occupando adesso, è che non si disdegna assolutamente il fare ricorso a una serie di sonorità che potrebbero sembrare più distanti di quello che normalmente fa la band. Per quello ci sono delle parti assolutamente grintose dove si sente chiaramente una radice di post metal, andando poi a creare delle atmosfere che all'occorrenza passano dal cupo al luminoso, con l'ausilio di parti che potrebbero sembrare più drone ed altre appartenenti all'ambient. In altre parole l'intento sembra quello di, tenendo sempre in mente l'appartenenza e la personalità del gruppo, andare a pescare in tutti i confini possibili la possibilità di fare crescere la propria proposta.
Per quello Tabula Rasa non sembra affatto essere un nuovo inizio o, piuttosto, invece di azzerare tutto si propone di esaudire al meglio, e quanto più approfonditamente possibile, quello che viene raccontato utilizzando soltanto degli strumenti. La gioventù dei Set and Setting sembra essere usata come un modo spregiudicato di aggiungere quante più cose possibili per costruire al meglio il proprio mondo sonoro. Scommessa coraggiosa ma che viene assolutamente ripagata regalando un disco solido e mai monotono.
Prendo due brani che permettono abbastanza chiaramente di capire come si sviluppa il mondo sonoro di questo disco.
Il primo è Revision Through... brano che sembra volutamente essere collegato a quello successivo del disco, cosa che si ripeterà anche con altre coppie di brani. Questa prima parte è pesante, schiacciasassi, facendo capire come la band non si fa problemi a spaziare nella scelta strumentale per riuscire a creare il giusto ambiente. Ma la cosa fondamentale, che deve rimanere impressa, è che tutte le scelte vengono fatte con un'unica linea sonora. Infatti il suono scelto non è mai metal rimanendo sempre molto pulito, anche quando la grinta è al massimo.
Il secondo è Elucidation. Qui andiamo nell'altro estremo. Brano bellissimo, quasi minimale, dove tutto è piacevole, incantevole. Ci sono brani che profumano di natura, di fiore, di erba bagnata: questo è uno di loro. L'utilizzo della tromba è assolutamente azzeccato, regalando una dimensione onirica molto interessante.
Tabula Rasa è un bel compendio di brani costruiti seguendo una logica molto chiara. I Set and Setting costruiscono delle storie, o dipingono le stesse, portando l'ascoltatore a vivere dall'interno tutto quanto. Passando da un estremo all'altro con naturalezza, con la fragilità di essere riusciti a costruire un disco completo, maturo e imponente.
Voto 8/10
Set and Setting - Tabula Rasa
Pelagic Records
Uscita 12.10.2018
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