(Recensione di Harding dei Dreamarcher)
Ancora una volta mi ritrovo a dover lodare la capacità della musica di essere un veicolo di tradizioni, di storia, di personaggi. Questa funzionalità della musica è essenziale per avvicinare le nuove generazioni a qualcosa che, altrimenti, rischierebbe di diventare passato e di finire nel dimenticatoio. Non solo, come ho sottolineato altre volte, l'aspetto fondamentale è che questa operazione non deve avvenire in modo necessariamente "folcloristico" ma si può basare nella contaminazione di generi, nel raccontare a ritmo di rock o metal delle storie di realtà non sempre molto conosciute.
Harding è un EP che nasce con un'idea molto semplice e chiara: essere un omaggio alla terra che ha visto nascere la band norvegese Dreamarcher. Fino a questo punto si potrebbe pensare che siamo di fronte ad un lavoro come tanti, anzi, come se s'inseguisse una strada già percorsa da parecchi altri gruppi, perché il senso d'appartenenza è sempre una delle vie più semplici da percorrere e siamo bombardati da dischi che parlano della propria terra. Ma in questo caso ci sono delle sensibili differenze che danno tutto un altro tocco. La prima è che musicalmente quello che viene costruito da questa band è assolutamente globale e contaminato. Il loro rock confina col metal in modo spregiudicato. Questo primo aspetto fa sì che questo sia un lavoro che può essere "capito" da tutti e non solo da chi cerca degli aspetti più autoctoni nella musica. L'altro aspetto è che per raccontare quello che viene raccontato nelle tre tracce che formano questo lavoro la band ha scelto di basarsi su gli scritti di giornalista, scrittore e blogger locale. Ma l'aspetto che incrementa maggiormente la grazie di quest'EP è il fatto che c'è tanto da raccontare su questa terra dove, come segnala la stessa band, gli uomini sono riusciti a sconfiggere la natura, coltivando terreni che sembravano incoltivabili, resistendo alle condizioni geografiche e climatologiche che spesso isolano questa zona dal resto del paese.
Ma l'orgoglio che si vede e si vive ascoltando Harding va anche oltre, perché in queste canzoni c'è un altro aspetto che viene evidenziato a più riprese. La regione d'appartenenza dei Dreamarcher è anche la zona dove la popolazione locale ha deciso per anni di allontanarsi dall'aspetto più tradizionale della religione e di vivere lontana da questi mandati ed imposizioni al punto che come risposta si sono ritrovate delle accuse di paganesimo e di patti diabolici. Forse a simbolizzare, e sintetizzare, tutto ciò c'è il violino tipico della zona, un violino generalmente di otto corde, che per anni è stato vietato, ricercato e bruciato. Ecco, questa rabbia che nasce dal paradosso di un atto che sembra così fuori da qualsiasi normale concezione è quello che più si respira in questo lavoro. Un modo di sottolineare che qualsiasi azioni esterna è inutile quando le idee e le intenzioni sono chiare. Per quello il rock e metal che sono udibili in questo disco non si si preclude ad alcuna via di sviluppo e abbiamo una chiara dimostrazione con la presenza dello strumento precedentemente incriminato come elemento che ingrandisce l'ultima traccia di questo EP: Omuta.
In un certo modo la riflessione che nasce ascoltando Harding è quella del conflitto che nasce tra il potere e la volontà d'imporlo per forza su qualsiasi persona, etnia, regione e nazione e la salvaguardia degli aspetti più personali e intimi di un soggetto o di una comunità. Qual è il limite da rispettare? Non è una risposta semplice ma la musica degli Dreamarcher dimostra come la modernità deve andare nella direzione di valorizzare quanto più possibile le caratteristiche di ogni posto, di esaltarle, di farle conoscere al mondo e di apprezzarle per quello che veramente valgono.
I diciotto minuti di durata di questo EP si dividono in tre brani, due molto ben sviluppo e un terzo molto veloce e concreto. Personalmente quello che più mi ha segnato e il terzo, e più esteso, cioè il prima nominato Omuta. Il brano mi sembra una sintesi perfetta di quello che viene messo in atto dalla band, cioè il modo di raccontare delle cose molto locali con uno sguardo assolutamente universale, cioè la capacità di introdurre degli elementi tipici della loro regione, come il violino locale e mescolarlo con metal e rock del nuovo millennio.
Un EP è sempre un formato un po' contraddittorio. Qualche volta sembra una scusa per smuovere le acque e far vedere che le band hanno del materiale nuovo da far sentire al mondo, qualche volta invece sembrano solo la genesi di un'opera che poteva e doveva essere più estesa. Curiosamente questo Harding mi sembra un perfetto equilibrio, dove non si eccede mai e non si ha neanche l'impressione di essere di fronte ad un'opera riempi buchi. L'intenzione era molto chiara ed è stata perfettamente portata a termine. Un bel lavoro dei Dreamarcher.
Voto 8/10
Dreamarcher - Harding
Indie Recordings
Uscita 09.03.2018