(Recensione di For a Black Tomorrow dei Deathwhite)
La musica è senz'altro un riflesso di quello che viviamo, dei momenti che attraversiamo, di come reagiamo a certi eventi. La musica può salvare la vita di ognuno o la può ingrandire e far diventare un attimo in un ricordo indelebile. Per quello la scelta di quello che bisogna ascoltare è sempre vasta ed ampia. Per quello quando si ascolta un certo brano, o un certo disco, in un determinato momento, l'effetto diventa molto più forte e importante che in un altro istante. Questa caratteristica, almeno per me, è anche legata ai diversi momenti della mia vita; anche se ho sempre mantenuto una certa coerenza nei miei ascolti e ci sono artisti e dischi che ascolto da una vita provando tutt'ora un grande amore, ci sono generi e gruppi che fanno parte ad un certo momento molto definito.
Alla fine degli anni 90 e nei primi anni 2000 uno dei generi che più mi segnò fu quello che veniva fatto all'epoca da grandi band come gli Anathema o i Katatonia. Il loro modo di sintetizzare in brani concreti concetti come la tristezza, l'angoscia o tutto quello che di oscuro c'è nell'uomo era magico perché i loro brani arrivavano diretti, facili ma tremendamente inediti. Per quello la scoperta di For a Black Tomorrow degli statunitensi Deathwhite mi porta alla testa tutta una serie di ricordi obbligandomi a fare un saldo indietro nel tempo. Questo è il primo LP di questa band che ha deciso di non svelare l'identità dei musicisti "colpevoli" di riportare in primo piano quello che grossolanamente viene chiamato dark melodic metal. Le caratteristiche di quello che ci è dato da ascoltare corrisponde perfettamente con la musica portata avanti dalle band prima nominate e da qualcun'altra che all'epoca regalava grandi emozioni. E' giusto chiedersi, come faccio spesso, se questo lavoro ha un valore che prescinde dal legame sentimentale che posso avere con un determinato genere.
La risposta, come al solito, non può essere autoritaria. For a Black Tomorrow è un disco che va al sodo, che ingloba in brani precisi tutta l'idea di quello che si vuole raccontare. I Deathwhite sanno che per fare funzionare in modo corretto i loro lavori, devono per forza concentrarsi su due elementi fondamentali: la melodia e la potenza. Per la prima la prova da fare è quella di ascoltare qualcuno dei brani di questo disco per poi ritrovarsi a ripetere mentalmente i fraseggi della voce o del riparto strumentale. Se accadde ciò vuol dire che la traccia è stata lasciata. Per questa parte mi sento di avvicinare la musica degli statunitensi a quella dei polacchi Riverside, anche se quest'ultimi abbracciano spesso una strada più progressiva che in questo lavoro non è assolutamente presente. Per quanto riguarda la potenza, invece, questa è presente in tutti i brani. Infatti questo è un lavoro che mantiene dei ritmi molto alti per tutta la sua durata. E qua il paragone che viene da fare ci porta direttamente alla musica dei Katatonia con quella base ritmica solidissima e quei riff di chitarra che non demordono mai e che regalano una base solida. Anche il lavoro vocale va molto in quella direzione.
For a Black Tomorrow è uno dei quei dischi che esalta l'oscurità interna di ognuno, quella rabbia che si trasforma in tristezza, la potenza dei sentimenti negativi. E' un disco che si nutre di quella oscurità, del senso di abbandono, della voglia di essere qualcos'altro e non quello che la vita ti porta a essere. I Deathwhite hanno la capacità di trasformare la materia e di avere un'energia quasi illimitata che viene restituita all'ascoltatore in ciascuno dei brani di questo loro debutto.
Pesco tre brani da questo lavoro che sicuramente vanno a farci capire qual è la direzione che è percorsa dalla band.
Il primo è The Grace of the Dark. Alle prime note sembra di essere di fronte ad un disco dei Riverside. Molto strutturato, molto emotivo, molto elegante. Non c'è dubbio, siamo di fronte alla emotività che viene tradotta in musica. Uno dei brani migliori di questo lavoro.
Il secondo è Just Remember. Come ho segnalato uno degli aspetti principali di questo disco è la potenza, il fatto che ogni brano non abbia punti d'inflessione, e la conferma arriva con questo brano. Sembra che le parole cantate trovino un terreno fertile in ogni nota suonata con voglia, con l'intenzione di ingrandire ancora di più lo stato emotivo di quello che si canta.
L'ultima è Prision of Thought. Anche in questo caso la potenza viene messa in primo piano, grazie alla successione di giri di chitarra che si susseguono sicuri e presenti. Ma come succede spesso la maggiore forza emotiva non si ottiene rincarando la dose ma dando respiro, per quello tutte le parti di chitarra acustica sembrano dare ancora più grandezza al risultato finale.
Rispondendo alla domanda fatta qualche paragrafo fa, For a Black Tomorrow è un disco che ha la capacità di lasciare una traccia nell'ascoltatore, di regalarli elementi nuovo nei quali specchiarsi o specchiare un certo momento della propria vita, passata, presente o futura. Bel debutto dei Deathwhite, capaci di riprendere in mano un genere che sembrava appartenere ad un passato ma che conferma ancora una volta di essere qualcosa senza tempo, perché l'unico peso utile è quello dell'emotività, e quella non ha mai una sua età.
Voto 8/10
Deathwhite - For a Black Tomorrow
Season of Mist
Uscita 23.02.2018
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