martedì 2 ottobre 2018

Crippled Black Phoenix - Great Escape: levitare e fuggire dall'omologazione

(Recensione di Great Escape dei Crippled Black Phoenix)


Una strada sterrata che giunge alla cima di un promontorio dove resiste ancora un po' di neve. Un cavallo che sembra levitare abbandonando la terra che lo teneva saldamente collegato al mondo. C'è dello stupore, c'è un senso di libertà, di uno scopo, che sembrava impossibile, raggiunto; ma c'è anche un senso di paura, di affrontare uno ignoto mai vissuto, di essere non idoneo a questa nuova realtà. 
Queste immagini non sono soltanto la copertina di un disco fantastico ma sono una metafora di quello che tesoreggia lo stesso. Scappare non è un atto semplice, perché oltre al coraggio serve una grandissima consapevolezza di abbracciare un'esperienza assolutamente nuova che cambia radicalmente la vita.

Great Escape è un nuovo capitolo dentro alla proficua vita compositiva di Justin Greaves e di quella che può essere definita come la sua creatura più personale, cioè i Crippled Black Phoenix. Come sempre succede un nuovo capitolo merita di avere una giustificazione palpabile, un motivo per il quale sia i musicisti hanno voglia di mettere giù del nuovo materiale e gli ascoltatori hanno "l'urgenza" di divorarlo, di capirlo, di farlo proprio. Quest'urgenza è onnipresente in questo disco. Questo lavoro rappresenta una fuga che può essere vissuta in mille modi diversi e, di conseguenza, può avere un riflesso su ognuno. Nessuno viene tagliato fuori, questo non è un disco di nicchia, ma, nello stesso tempo, diventa un lavoro prezioso da sapere cogliere, da saper ascoltare, da saper lasciarsi guidare nella profondità dei propri suoni, dei propri paesaggi. Perché soltanto così quella levitazione, quella voglia di evadere, diventeranno realtà. E' presto per dire se siamo di fronte a un capolavoro ma tutte le prime impressioni vanno in quella direzione. Questo è uno di quei dischi da tenere sempre pronto perché è una di quelle opere che ti salvano la vita.

Great Escape

Quando si è di fronte a un'esperienza di questo genere è difficile, e inutile, contestualizzare. Ma visto che chi arriva a leggere queste linee cerca un equilibrio tra informazione ed emozione cerco di dare qualche, fredda, caratteristica di Great Escape. Ancora una volta bisogna fare i conti con l'idea di essere di fronte a un lavoro dove i Crippled Black Phoenix inseguono può certi sentimenti, certe emozioni, un certo modo di evadere da una realtà non sempre facile, e dunque le scelte musicali sono sottomesse a quelle indicazioni dell'anima. Per quello tutto si basa su un contrasto fondamentale, quello tra tristezza, depressione e senso di abbandono e tra la speranza, il nuovo inizio, la fuga. Per quello tutto quanto può sembrare molto cupo per poi esplodere nella speranza, come se il duro inverno fosse, finalmente, finito e la vita congelata tornasse a fare il suo percorso. Questa transizione musicalmente si nutre d'intrecci, di mescolanze tutto tranne che scontate. Per quello se a tratti questo disco sembra un lavoro di dark rock, un attimo dopo l'abbraccio di sonorità più "luminose" lascia tutto da parte. Credo che indubbiamente quello che non sfuggirà a nessuno è il fatto che la costruzione di profonde trame sono quelle che danno lo schema corretto da seguire. Infatti in questo disco ci sono chiare tracce di psych doom, di accenni, volutamente mai approfonditi, di post rock, con generose contaminazioni synth o dark folk. Insomma, una creatura che non è affatto, e dal mio punto di vista inutile, facile definire. Per quello questa band suona come questa band e basta. Possiamo divertirci, sempre che sia un divertimento, a trovare paragoni qua e là ma non colmeremo mai l'intero quadro sonoro. Per quello è meglio premere play, chiudere gli occhi e lasciarsi trasportare.

Great Escape è toccante perché ricerca quella bellezza che il mondo, sempre più spesso, ci spinge a dimenticare. Potrebbe sembrare il canto di un cigno ma il desiderio è che non lo sia affatto perché esempi musicali, e di vita, come questo devono sempre esistere. I Crippled Black Phoenix urlano il loro senso di inadeguatezza di fronte a un mondo che è sempre più omogeneo facendo pensare che siamo tutti alternativi, interessanti, trionfatori nati, quando in realtà c'è il vuoto colorato e basta. Dopo avere ascoltato questo disco bisogna fare un grande respiro, guardarsi allo specchio e ringraziare di essere diverso dalla massa. Per quello quest'album diventa un manuale per chi vuole fuggire e cambiare veramente la propria vita. Qualcosa d'impagabile. 

Crippled Black Phoenix

Prendo due brani che sicuramente sintetizzano abbastanza fedelmente l'intento, assolutamente compiuto, dietro questo lavoro.
Il primo è To You I Give. Struggente nello andare a capire qual è la ricerca fondamentale e primitiva di ognuno di noi, quella di avere qualcuno con chi crescere, vivere e attraversare il percorso chiamato vita. E' una canzone di speranza perché ricorda quali sono le cose importanti da non dimenticare mai. Un inno da ascoltare in modo rigenerante. 
Il secondo è Times, They Are A'Raging. Brano che non soltanto gioca col titolo del classico di Bob Dylan ma permette di fare un paragone tra due epoche storiche dove tanto è cambiato. La rivoluzione non deve basarsi più nell'amore ma nella rabbia di essere stati indottrinati e rincoglioniti fino al punto attuale. Ma occhio, questo non è un brano anarchico, è un brano di un intelligenza sottile che fa capire perché dev'essere così.


Great Escape può essere vissuto a tanti livelli diversi. Può essere una piccola rivoluzione interna, può essere la voglia di cambiare tutto il mondo, può essere il sollevarsi da un momento buio, può essere il cambiamento definitivo che ti fa vivere un'intera vita luminosa. Ma non importa l'entità di quest'impatto, quello che importa è che Crippled Black Phoenix sono riusciti a dare vita a un disco meraviglioso che è qualcosa di più di semplice musica.

Voto 9,5/10
Crippled Black Phoenix - Great Escape
Season of Mist
Uscita 14.09.2018

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