giovedì 14 marzo 2019

Suldusk - Lunar Falls: ti va di diventare amici?

(Recensione di Lunar Falls di Suldusk)


Che bella che è l'unicità. Che bella che è la capacità di sentirsi diverso dalla maggioranza, di ritrovarsi nelle cose che nulla hanno a che fare con quello che normalmente piace alla maggioranza. Che bello è scoprire qualcun'altro con le stesse, o quasi, particolarità. Che bello è alimentare quell'unicità. Forse i regali più grandi e belli che ho ricevuto nella mia vita sono stati la musica che mi ha tracciato il cammino che percorro. Per quello quando scopro qualcuno che mi può regalare nuovi elementi per dare altri passi in avanti me lo tengo stretto.

Lunar Falls

Se conoscessi personalmente Suldusk, nome artistico di Emily Highfield, sono sicuro che cercherei di esserle amico. Questo perché le tracce contenute nel suo primo album, intitolato Lunar Falls, mi parlano di un universo che sento molto vicino a me. Sia musicalmente che liricamente ci sono tanti spunti assolutamente positivi che fanno capire di essere di fronte a una personalità tanto complessa quanto interessante. Questo è un disco che nasce nella lotta che si genera tra il cercare di essere unico, vivendo al margine di una società che non è affatto uno specchio del proprio modo di essere. Quando accade questo molto spesso l'unico rifugio che si trova è quello della natura. Infatti i due mondi che coesistono in questo lavoro ci parlano dell'amore verso la terra e il dolore che comporta rapportarsi con chi non ti capisce, con chi ti guarda come un alieno e ti giudica guidato da pregiudizi. Per quello questo disco attraversa tanti momenti, per quello fornisce bellezza e purezza ma diventa anche un urlo disperato. 

Lunar Falls

Musicalmente come diventa possibile fare qualcosa del genere? Sicuramente ci sono molte vie che possono essere percorse, nel caso di Lunar Falls la scelta è quella di partire con una struttura molto intima che possiamo inglobare nel dark/neo folk metal, cioè brani acustici che scivolano via come l'acqua di un torrente in mezzo a un bosco. Cerchiamo la sensazione di freschezza delle sue acque, cerchiamo il dolce suono delle pietre che ci sono dentro. Ma questa scelta si espande e percorre altre strade secondo quello che si vuole raccontare. Per quello questo disco diventa anche un disco blackgaze con incursioni di post rock o atmospheric black metal. Sono tutte queste vie a parlarci dell'universo interiore di Suldusk, di quello che la costituisce, delle sensazioni che si annidano dentro al suo essere. Sembra di stare di fronte a un libro aperto e ogni pagina che viene letta ci svela gli elementi che rendono felici una persona e quelli che, invece, la devastano. 

Lunar Falls

Che poi fare musica che cos'è se non esternare quello che ciascuno è? Lunar Falls diventa così un esercizio d'onestà. Non ci sono maschere, non c'è alcun bisogno di mostrarsi per quello che non si è. C'è soltanto la voglia urgente di dire chi si è, forse per trovare dei simili e per sentirsi meno solo. Personalmente sapere che in giro c'è musica e pensieri come quelli di Suldusk mi fanno capire ancora una volta che il mondo è pieno di bellezze nascoste che non tutti sanno svelare. 

Suldusk

Prendo due brani cercando di illustrare i due universi presenti in questo disco.
Per quanto riguarda la parte più viscerale prendo Aphasia, un brano intenso che sembra un insieme tra la musica di Darkher e quella degli Alcest. Piena di nostalgia, di urli profondi ma anche della potenza curativa della natura. Bellissimo, profondo, da ascoltare e riascoltare in loop.
Per quanto riguarda la bellezza scelgo Nazaré, brano che ci sposta su un mondo onirico diventando una carezza dalla quale ricordarsi appena svegli senza sapere se è stata reale o meno. Ecco, questo disco ha la capacità di catapultarci da un estremo all'altro.


Mi auguro che anche per voi questo Lunar Falls arrivi come una melodia sentita di sfuggita e dalla quale si vuole sapere tutto, da dove viene, chi la suona e com'è il resto del brano e dell'album. Questo è il risultato che ha avuto su di me questo debutto di Suldusk e sono certo avrà lo stesso effetto su tante altre persone che come me accoglieranno questo nuovo progetto in quella cerchia intima alla quale si torna sempre.

Voto 9/10
Suldusk - Lunar Falls
Northern Silence Productions
Uscita 12.04.2019

mercoledì 13 marzo 2019

Lucy in Blue - In Flight: il retrogusto è tutto

(Recensione di In Flight dei Lucy in Blue)


C'è un aspetto magico nella musica, uno dei tanti. Provate a pensare alle proposte musicali che si possono trovare in giro. Troverete sicuramente delle proposte attuali, artisti che da poco sono in giro ma che riescono a prendere un grande protagonismo. Troverete anche tutta una serie di proposte che invece hanno il sapore del passato. Basta pensare che esistono molti gruppi che suonano musica medievale o, basta anche questo, qualsiasi opera di musica classica non contemporanea ci permette di sentire quello che è stato composto secoli fa. Perché questo fascino del passato? Perché la musica è memoria, la musica è uno dei migliori modi di fermare il tempo e di capire universalmente cosa abbiamo attraversato come specie.

In Flight

Se non è la prima volta che leggete qualche post di questo blog saprete perfettamente che il "filtro" che mi permette di capire quello che voglio recensire da quello che lascio passare si basa soprattutto nell'aspetto della novità. Per me novità non vuol dire inventarsi qualcosa di sana pianta ma regalare nuovi spunti a qualcosa che magari esiste già. Per quello anche se il genere che regna sovrano in questo secondo disco dei Lucy in Blue è il rock progressivo marcatamente anni 70 ho il piacere di parlare, e di scrivere, su In Flight. Qui entriamo in una tematica che è uscita antecedentemente recensendo altri lavori che, curiosamente o no, provenivano sempre dalla prolifica Norvegia. Questa tematica ha a che fare con la capacità di essere attuali seppur affidandosi a generi che hanno sconvolto il mondo diversi anni fa. Per quello, sin da subito, affermo che questo lavoro dà nuove letture e nuovi schemi al mondo del rock progressivo.

In Flight

Il perché In Flight ha qualcosa di nuovo da comunicare è dovuto alle scelte sonore che sebbene hanno come punto di partenza un genere di 50 anni fa d'altra parte riescono ad avere uno sguardo che possiamo tranquillamente definire come "moderno". In altre parole, questo disco dei Lucy in Blue difficilmente sarebbe nato negli anni 70, e non perché abbia aggiunte che sono venuti fuori solo successivamente nel tempo ma perché c'è un sotto testo che ci svela che si tratta di un disco degli anni 2000. Non è qualcosa facilmente definibile perché diventa quasi una semplice sensazione che si assomiglia al retrogusto che lascia un vino nel palato. Ecco, quel vino che si è bevuto ha un retrogusto che non sarebbe mai esistito cinque decadi fa. Per quello l'incontro di rock progressivo e rock psichedelico che s'intrecciano in questo album non è un omaggio ai tempi passati ma la scelta del migliore strumento per raccontare musicalmente quello che si è.

In Flight

L'aspetto interessante e che, forse, è solo una mia supposizione, i Lucy in Blue non abbiano fatto alcuna scelta consapevole per arrivare a questo risultato. Mi viene da pensare che hanno composto In Flight mettendo all'opera la musica che amano e che si sono ritrovati a suonare ma il mondo del 2000 è assai diverso da quello dei 70, per quello il risultato ha tutta una serie di "subarmoniche" che danno un colore diversissimo da quello di tanti lavori del passato.

Lucy in Blue

Prendo due brani che forse riescono a trasmettere meglio quello che intendo.
Il primo è Alight, Pt 2. Forse è il tocco, forse è l'intenzione ma questo brano è intrinseco della personalità della band. E' un brano che forse nessun'altra band riuscirebbe a suonare nello stesso modo. Un brano che ha tutti gli elementi che ci parlano del passato ma che diventano presente e realtà. Il biglietto da visita perfetto.
Il secondo è Matricide. In questo brano il gruppo dimostra cosa sa fare utilizzando la parte più acida e psichedelica. Senza però eccedere mai, calcolando tutto a dovere. Brano che funziona perfettamente.


In Flight ci dimostra che non c'è una data di scadenza per certi generi, che imparando a utilizzare a dovere gli elementi che lo compongono si può sempre suonare moderno e attuale. Tutto grazie alla personalità messa in gioco dai Lucy in Blue che permette di avere un'unicità che si allontana completamente da qualsiasi tentativo di clonazione di qualcosa preesistente.

Voto 8/10
Lucy in Blue - In Flight
Karisma Records
Uscita 12.04.2019


martedì 12 marzo 2019

Radare - Der Endless Dream: la confusione di aspettare l'inaspettato

(Recensione di Der Endless Dream dei Radare)


Si sa, quando si scrive s'intraprende una strada che ci porta alla costruzione di un genere, di uno stile preciso di come mettere in gioco le parole. Per quello nella letteratura ci sono tanti generi e per quello ogni genere dà nascita a diverse linee di pensiero. Nella musica succede più o meno la stessa cosa. Abbiamo tanti generi diversi e dentro a questi generi tanti modi di sonorizzare quello che si vuole comunicare. La cosa interessante è che queste sensazioni sonore sono molto spesso trasversali. Non appartengono di diritto a nessun genere in concreto e ci permettono di vedere la musica come un'entità dinamica e camaleontica che adora cambiare pelle.

Der Endless Dream è il quarto lavoro dei tedeschi Radare. Se mi trovo a scrivere queste righe è perché nel momento presente della mia esistenza ho voluto dare priorità soltanto alla musica che veramente mi smuove. La musica che mi lascia qualcosa di nuovo, la musica che mi fa capire ancora una volta perché quello è il mio rifugio. Per chi, come me, si ritrova ad ascoltare dischi su dischi scattano dei meccanismi strani. Da una parte si cerca sempre l'aspetto positivo in ciascun lavoro venga sottoposto all'ascolto, da un'altra si crea una certa rigidità sperando sempre di aver a che fare, in modo quasi inatteso, con un disco illuminante. Ebbene, questo lavoro lo è stato. Il perché cercherò di spiegarlo con le prossime parole che, se avrete il piacere, vi ritroverete a leggere. Anzi tutto questo è un lavoro noir, un lavoro fumoso, un lavoro di elegante oscurità, mai eccessivo, mai dominato dal disequilibrio che spesso fa cadere tutto da una parte. Questo è un disco ipnotico, vellutato, la colona sonora di un nostro proprio film, di situazione che, nello stesso momento, vorremmo vivere o dalle quali vorremmo fuggire il più lontano possibile.  Questo è un disco strumentale ma il peso del suo messaggio è come quello di sentire le parole della Signora Ceppo di Twin Peaks.

Der Endless Dream

Der Endless Dream è un disco che si propone di esplorare, musicalmente, la confusione adolescenziale verso il desiderio. Per quello risulta affascinante, proibito, fresco, puro e rarefatto, tutto insieme, tutto con la stessa intensità. Per riuscire a riprodurre questo insieme di sensazioni di Radare si affidano a una serie di sonorità che mettono insieme il post rock, elementi jazz, aspetti della synthwave e la forza assoluta della musica cinematografica. Tutto è visivo, tutto si colora di sequenze che ci trasportano nei nostri propri mondi ideali (o proibiti?). Non serve essere adolescenti, non serve ricordarsi di quando lo si era. Siamo trasportati dentro a quella epoca fondamentale dello sviluppo, siamo catapultati a quel momento dove per la prima volta capiamo le cose delle quali parlavano i ragazzi più grandi. Lo proviamo e ci chiediamo che cos'altro ci sarà, quali altri mondi, quale altre sensazioni. E' una scoperta dentro alla quale non abbiamo neanche molto chiaro come muoverci, dove andare, cosa fare. Per quello dalla bellezza si passa al mistero, dalla gioia al pentimento, dall'estasi alla delusione. Tutto in pochi minuti.

Tutti noi percepiamo le cose in modo particolare, arrivando a sentire freddo o caldo quando in realtà no fa né freddo né caldo. Tutti noi abbiamo la sensazione di stare vivendo qualcosa che è al di fuori da tutto quello che conosciamo, da tutto quello che facciamo. Per un adolescente tutto questo è più intenso perché lo vive ed esplora per la prima volta. Per quello lo sforzo corale di Der Endless Dream è intenso e bellissimo. Per quello ogni strumento suonato dai Radare dà l'impressione di essere un nuovo aspetto della personalità del ragazzo o ragazza che si ritrova ad affrontare qualsiasi forma di desiderio. Per quello tutti viviamo nel fascino dell'insicurezza, della sorpresa, dell'inatteso. Quest'album ci restituisce proprio l'idea dell'inatteso. Aspettati l'inaspettato.

Radare

Prendo due brani da questo lavoro che rendono veramente bene l'idea di quello che ho cercato di descrivervi.
Il primo è Loup de Mer. Prima traccia di questo lavoro. Ci ritroviamo giovani navigatori a cavalcare le onde di un mare nuovo. Tutto è inedito, tutto è esperienza, tutto è istinto per non affondare, per andare avanti, per trovare una via d'uscita, ma quando la troviamo non vogliamo più andare via.
Il secondo è Room. Se prima nuotavamo in un mare nuovo in questo brano invece glorifichiamo il nostro mondo interno, il nostro regno che ha quattro mura e una porta che diventa, più che mai, il filtro tra chi deve entrare e chi deve rimanere fuori. Quello è il nostro rifugio, è il posto dove proiettiamo inconsapevolmente le nostre scelte, dove impariamo che abbiamo bisogno di quello spazio.  Per quello questo brano diventa intimo, a tratti minimalista, per poi essere pieno, ricco, un'esplosione di sensazioni.


Der Endless Dream è un lavoro che, dal mio punto di vista, raggiunge perfettamente il suo scopo. E' un disco di confusione ma la confusione non è prendere delle idee e lasciarle costruite a metà. La confusione è soppesare attimo dopo attimo qualcosa di troppo intenso, qualcosa nuovo, qualcosa che marca il passaggio dal bambino all'uomo. Idee ambiziose quelle dei Radare che si compiono magistralmente. Bellissimo lavoro.

Voto 9/10
Radare - Der Endless Dream
Golden Atenna Records
Uscita 29.03.2019