(Recensione di Salt dei Khôrada)
Tutte le relazioni nella vita sono processi separati, sono storie inedite che piano piano si scrivono essendo molto difficile sapere l'epilogo. La musica è piena di relazioni, come quella dei fans nei confronti di un determinato disco, come quella dei musicisti in confronto alla musica che fanno, alla possibilità di insistere su una stessa strada o decidere di cambiare. Ma c'è un'altra relazione principale, cioè quella che si verifica dentro a un gruppo stesso, alla possibilità di scrivere insieme tutto un percorso o di modificarlo strada facendo, magari cambiando componenti o altro. In certi casi l'unica via possibile è quella della fine. Quella di decidere che non è più possibile andare avanti. Forse è quella più difficile, ma, in un certo modo, è quella più rispettabile.
I Khôrada nascono dalle ceneri. Nascono come l'intreccio delle esperienze musicali essenziali che mettono insieme musicisti che si celavano dietro a due progetti fondamentali per l'avantgarde metal. Parlo degli Agalloch e degli Giant Squid. Due gruppi che hanno regalato un modo diverso di capire l'avanguardia musicale creando dei linguaggi propri e inimitabili. Salt è la loro prima creatura ed è un grandissimo piacere andare a girare le pagine di questo nuovo capitolo musicale. Lo è perché tutto sembra presagire che si tratta di qualcosa di interessante, di complesso e di assolutamente originale. Come cercherò di raccontarvi in queste linee vedrete che effettivamente tutte le premesse sono corrette e giuste. La band è una costruttrice di trame musicali nuove ma occhio, le band di appartenenza, o del passato musicale di questi musicisti sono molto presenti, come se questo lavoro fosse a tutti gli effetti la normale evoluzione che doveva, per forza avvenire.
Salt è, senza alcuna ombra di dubbio, un disco che nasce nell'avanguardia musicale di quel oceano chiamato metal. Ma se il metal è un oceano l'avantgarde è un mare bello grande e le acque sono molto diverse mutando dove si naviga o nuota. Nel caso dei Khôrada questo modo di vivere la propria musica si basa in un impulso: quello di non dover rendere conto a nulla e nessuno. Mi spiego meglio, l'idea che viene fuori ascoltando questo disco è che si tratta di un lavoro nato buttando giù delle idee che non tenevano assolutamente in conto quello che può essere un determinato percorso della musica in genere e di quello che è l'avanguardia nel metal. Naturalmente sarebbe da ingenui non aspettarsi di ritrovare tracce di quello che è il passato musicale dei componenti della band e per quello viene da pensare che questa nuova creatura sia, in un certo modo, la logica evoluzione di un discorso che viene da lontano.
Salt è, in un certo modo, un disco apocalittico. La chiave di lettura per capire al meglio tutto questo lavoro sta nella contrapposizione tra le strutture musicali complesse e ricercate dei Khôrada e l'essenzialità dei loro messaggi. Quando tutto viene distrutto, quando la polvere domina tutto quanto, quando è ora di rinascere allora certe cose diventano preziose, come l'acqua, come l'affetto materno, come il sopravvivere un giorno in più. La musica di questo disco descrive quali sono i percorsi mentali che portano a visualizzare tutto questo: per quello il semplice diventa complesso, per quello ci si ricorda che cosa significa essere umani.
Pesco due brani da questo lavoro, anche se sono in obbligo, come fatto in altre occasioni, di indicare che ogni traccia merita di essere ascoltata attentamente, di essere approfondita con uno sguardo molto più globale.
La mia prima scelta ricade su Augustus. E' il punto più toccante del disco, quello diverso, quello intimo. Per quello bastano 110 secondi, perché le parole sono tutto, perché questo è il giusto omaggio alla promessa che non si è avverata, al mondo che cambia, che è crudele e spietato molto spesso ma che lascia sempre un insegnamento, per essere migliori, per andare avanti.
La seconda canzone è Ossify e in un certo modo è un brano che può sintetizzare in modo importante quello che possiamo ascoltare in questo lavoro. E' un brano critico, un brano che riesce a profetizzare il motivo della morte della nostra epoca. E bisogna viverlo così, bisogna vederlo come i segnali del futuro che devono essere ascoltati, in modo di cambiare direzione. Musicalmente è grandioso, diventa quasi allegro come se le parole cantate fossero un poema epico, un poema che esalta la nostra stupidaggine. Un'altra volta è il conflitto a dettare tempi, tensioni e grandiosità.
Il sale è stato prezioso per poi diventare una delle cose più economiche che ci siano. Non credo sia un caso se il debutto dei Khôrada si chiami proprio Salt. E' un modo di richiamare quello che siamo stati e quello che, se non cambiamo, torneremo ad essere. E' un modo di dire basta, di far capire che senza rendercene conto ci stiamo autodistruggendo, mettendo a rischio il nostro mondo, ignorando che siamo noi a dover stare alle regole del mondo e non viceversa. Questo disco è un monito fatto in modo magistrale.
Voto 9/10
Khôrada - Salt
Prophecy Productions
Uscita 20.07.2018
Pagina Facebook Khôrada
Pagina Bandcamp Khôrada
Salt è, in un certo modo, un disco apocalittico. La chiave di lettura per capire al meglio tutto questo lavoro sta nella contrapposizione tra le strutture musicali complesse e ricercate dei Khôrada e l'essenzialità dei loro messaggi. Quando tutto viene distrutto, quando la polvere domina tutto quanto, quando è ora di rinascere allora certe cose diventano preziose, come l'acqua, come l'affetto materno, come il sopravvivere un giorno in più. La musica di questo disco descrive quali sono i percorsi mentali che portano a visualizzare tutto questo: per quello il semplice diventa complesso, per quello ci si ricorda che cosa significa essere umani.
Pesco due brani da questo lavoro, anche se sono in obbligo, come fatto in altre occasioni, di indicare che ogni traccia merita di essere ascoltata attentamente, di essere approfondita con uno sguardo molto più globale.
La mia prima scelta ricade su Augustus. E' il punto più toccante del disco, quello diverso, quello intimo. Per quello bastano 110 secondi, perché le parole sono tutto, perché questo è il giusto omaggio alla promessa che non si è avverata, al mondo che cambia, che è crudele e spietato molto spesso ma che lascia sempre un insegnamento, per essere migliori, per andare avanti.
La seconda canzone è Ossify e in un certo modo è un brano che può sintetizzare in modo importante quello che possiamo ascoltare in questo lavoro. E' un brano critico, un brano che riesce a profetizzare il motivo della morte della nostra epoca. E bisogna viverlo così, bisogna vederlo come i segnali del futuro che devono essere ascoltati, in modo di cambiare direzione. Musicalmente è grandioso, diventa quasi allegro come se le parole cantate fossero un poema epico, un poema che esalta la nostra stupidaggine. Un'altra volta è il conflitto a dettare tempi, tensioni e grandiosità.
Il sale è stato prezioso per poi diventare una delle cose più economiche che ci siano. Non credo sia un caso se il debutto dei Khôrada si chiami proprio Salt. E' un modo di richiamare quello che siamo stati e quello che, se non cambiamo, torneremo ad essere. E' un modo di dire basta, di far capire che senza rendercene conto ci stiamo autodistruggendo, mettendo a rischio il nostro mondo, ignorando che siamo noi a dover stare alle regole del mondo e non viceversa. Questo disco è un monito fatto in modo magistrale.
Voto 9/10
Khôrada - Salt
Prophecy Productions
Uscita 20.07.2018
Pagina Facebook Khôrada
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