venerdì 25 novembre 2016

ROOT - Kärgeräs - Return from Oblivion: un racconto ancestrale

(Recensione di Kärgeräs - Return from Oblivion dei ROOT)


Un concetto molto ricorrente nella musica è quello di accomodarsi, di sfruttare al massimo una formula avvincente senza mai cambiare una virgola. Quest'atteggiamento per me è spregevole perché l'evoluzione deve far parte integrante di quello che si suona. Un po' perché i gusti cambiano con i tempi, un po' perché quello che si racconta muta come muta il mondo.

Kärgeräs - Return From Oblivion


Il disco del quale vi parlo quest'oggi è posizionato a metà strada tra la "tradizione" e l'evoluzione. Si tratta del nuovo lavoro dei ceci ROOT, intitolato Kärgeräs - Return from Oblivion. Questo è l'undicesimo disco della band del carismatico cantante Big Boss e arriva dopo quasi 30 anni di carriera. Era facile perdersi nella tradizione black metal nella quale il gruppo è nato. Invece questo nuovo lavoro dimostra che partendo da quei suoni molto ben conosciuti e masticati si può fare un discorso musicale coerente, nuovo e, soprattutto, molto personale. Infatti non è preciso definire il genere presente in questo lavoro semplicemente come black metal perché ci sono tanti elementi che lo allontanano da quelle sonorità. Partiamo, senz'altro, dalla voce del leader dei ROOT. Niente growl o scream ma uno stile assolutamente particolare di affrontare le linee vocali dotate di grande teatralità. La voce di Big Boss è profonda ed operistica e ha una sfumatura d'ancestrale. Questa è la forza del gruppo e l'elemento che lo dota di un'originalità difficile da ritrovare altrove.

Kärgeräs - Return From Oblivion


Kärgeräs - Return from Oblivion ha quella forte impronta, sa d'ancestrale, di medioevo rurale, di leggende raccontate a voce profonda d'avanti ad un fallò in una notte oscura. E' misterioso e nascosto come era la stregoneria a quell'epoca.
Musicalmente ricorda tanto il suono dei primi gruppi che spaziavano tra il black metal di fine anni 90 e quelli che avevano preso la direzione più dark del heavy metal ancora prima di parlare delle moltitudini di generi che oggi popolano il mondo del metal. Naturalmente il suono di questo disco non è proprio lo stesso di quell'epoca, e questo si ringrazia. La ricerca sonora, soprattutto delle chitarre, è attuale lasciando dietro quelle orribili, e ormai superate, distorsioni anni 80. Ma a dare la vera chiave di svolta, come dicevamo prima, è la voce. E grazie alle sfumature arcaiche di questa che questo disco cresce e cresce e prende una caratteristica che non è da tutti: Diventa un disco senza tempo. Un disco che sembra venire da lontano, lontanissimo ma che, simultaneamente, potrebbe nascere tra 10, 15, 20 anni. Perché certe storie non hanno bisogno di tempo. Esistono e fluttuano nell'aria pronte ad essere raccontate. 

Kärgeräs - Return From Oblivion


 Kärgeräs - Return from Oblivion è un disco demoniaco, spettrale ed oscuro. Ma queste tre caratteristiche si vivono dal punto di vista narrativo ed estetico di un racconto lontano. La voce dei ROOT sembra un sussurro sentito in mezzo ad una foresta di un racconto affascinante che vogliamo ascoltare per intero. E' un disco teatrale che sa di luce tenue, di sguardo profondo, di acquavite distillata a casa. Il suo grande pregio è che si tratta di un lavoro facile, nel senso che riesce ad arrivare senza artifici alla testa dell'ascoltatore. Senza pretese di velleità, senza tecnicismi, senza esagerazioni. E' una fiaba oscura che può piacere o meno ma che si fa raccontare fino alla fine perché incuriosisce e perché è semplice seguirla.

ROOT


Arrivo ai consigli d'ascolto e, come faccio spesso, ho individuato tre tracce che permettono di capire bene la dimensione del disco.
La prima è la traccia d'apertura e primo estratto di questo lavoro. Si chiama Life of Demon e sin da subito ci dimostra la peculiarità della voce di Big Boss. Una voce che potrebbe sembrare un canto gregoriano oscurissimo, indemoniato. Strumentalmente questo brano e diretto, effettivo e di grande effetto. Entra in testa e non esce per un bel po'.
La seconda traccia che sottopongo alla vostra attenzione è Momento of Hope. E' questo il "momento" non solo di speranza ma anche di tranquillità e di intimità del disco. E' una ballata oscura che tranquillamente potrebbe essere una canzone ancestrale. Si compone di chitarra acustica e di una serie di voci teatrali che accompagnano quella principale: una voce pulita, profonda e sentita.
Per finire vi segnalo New Empire. Il sound strumentale è interessante perché pesca molte caratteristiche del metal degli ultimi 30 anni. C'è spazio per i diversi registri vocali che giocano con i tempi come un attore gioca col copione di un'opera teatrale. E' nostalgica ma originale.



Kärgeräs - Return from Oblivion è un disco molto particolare. Lo è perché potrebbe sembrare un lavoro troppo circoscritto ad un passato musicale che, almeno per me, è completamente superato, ma si svela essere un'opera senza tempo che ha una grande coerenza tra il suo racconto, la forza della voce, in termini interpretativi, e la parte strumentale. E' un disco che si fa ascoltare senza problemi, che regala spunti interessanti proprio nel momento che sembra essere troppo simile a tante cose già scritte. Intendiamoci, non si tratta di un disco avanguardista che regala spunti utili per la nascita di nuovi discorsi musicali ma non ha neanche la pretesa di esserlo. E' onesto come un romanzo gotico ed ha come scopo essere ascoltato con cura così come si sfogliano le pagine di quel romanzo con la voglia di sapere cosa succede dopo. Grazie a questo disco i ROOT vi faranno passare un'oretta divertente.

Voto 8,5/10
ROOT -  Kärgeräs - Return from Oblivion
Agonia Records
Uscita 25.11.2016

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