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lunedì 31 dicembre 2018

MONO - Nowhere Now Here: qui e adesso solo per te

(Recensione di Nowhere Now Here dei MONO)


Quando studiavo nell'università un mio insegnante fece un semplice esperimento in classe per farci capire l'importanza della relazione tra suono, e musica, e immagine. Prese la scena di un celebre film di Hitchcock e ce la fece vedere prima senza altro audio che quello dei dialoghi per poi riproporcelo come era stato fatto originalmente. Inutile dire che senza il suono si perdeva un bel 70 percento dell'effetto voluto. Ma oggi il mio interesse è quello di capovolgere un po' questo esperimento o, piuttosto, di farvi riflettere in un altro modo. Immaginatevi di ascoltare un qualsiasi brano di un qualsiasi artista senza associare alcuna immagine a quello che state sentendo. Sono sicuro che per tutti, o quasi, è impossibile fare qualcosa del genere. Musica e immagine avanzano insieme dalla mano con urgenza e necessità. Per quello quanto si scrive non si deve mai perdere di vista le immagine che si dipingono, anzi, bisognerebbe insistere ancora di più in modo che vengano maggiormente esaltate.

Per i giapponesi MONO, veri leader dell'universo del rock strumentale diventa semplicissimo dipingere con la propria musica. Qualcosa che si potrebbe pensare che accada in modo abbastanza naturale perché il genere che hanno scelto di sviluppare è un genere che prescinde dalle "distrazioni" delle parole. Ma un conto è riuscir a evocare immagini, un altro è sviluppare un vero e proprio film nella testa dell'ascoltatore. Nowhere Now Here è il loro decimo album ed è l'ennesimo regalo che la band ci offre. Abituati a adattare la propria musica alle condizioni ottimali per giungere al loro scopo in questo nuovo capitolo la band presenta un cambio sostanziale, aggiungendo come quarto elemento del gruppo il batterista Dahm Majuri Cipolla, e modifica anche parte della loro capacità musicale aprendo la porta all'elettronica. Tutto quanto viene fatto, però, senza stravolgere la strada che hanno sempre percorso. Il risultato finale è intenso, luminoso, emozionante e mutevole. All'interno di questo lavoro veniamo attraversati da una serie di emozioni infinite, come se ciascuno di noi diventasse il protagonista di questo film sonoro e vivesse tutte le emozioni, le tensioni, le paure e le speranze che la band costruisce con la loro musica. Perché se qualcosa deve rimanere subito chiara è che c'è un'infinità di paesaggi emotivi che si susseguono rispettando uno sviluppo narrativo ben studiato. Ma non è solo quello, perché in un certo modo non è eccessivamente difficile riuscire a raccontare una storia con la musica. La complessità e bellezza di questo disco sta nel fatto che la band abbracci una scelta sonora-fotografica determinata. In altre parole è come se un regista si affidassi a un determinato direttore di fotografia che lavora in modo assolutamente particolare per aggiungere altro al suo proprio film. Molto probabilmente risulta intuibile che l'estetica e la scelta dei tempi corrispondano a quelli della scuola e filosofia nipponiche. 

Nowhere Now Here

Nowhere Now Here è un thriller noir giapponese. Come spesso capita con i capolavori diventa tanto importante la storia quanto tutto il sotto testo che si svela progressivamente. I MONO lo sanno. Sanno che quello che hanno costruito va molto più in là del mettere insieme una serie di canzoni che traducono dei momenti particolari di questa storia. Non si tratta neanche di individuare certi sentimenti e capire quale siano le tonalità e le direzioni da prendere per evocare al meglio quello che si sta raccontando. Sanno che la chiave del successo, o della realizzazione, si cella nell'insistere su certe idee attraverso d'immagini sonore che diventano così presenti da circondare l'ascoltatore che non è più un semplice ascoltatore-osservatore ma entra nel vivo della storia. Ben poco importa se quello che viene raccontato sia vicino o lontano dalle sue vicende. Perché quello che interessa sono i sentimenti, i legami che possono essere creati soltanto attraverso la capacità di far riflettere e di ritrovare aspetti più meno simili come intensità emotiva con quelli che vengono sviluppati. E tutto quanto senza parole, o quasi, perché un'altra particolarità di questo lavoro è che per la prima volta la bassista Tamaki canta un brano, emulando, in un certo modo la celeberrima Nico. A questo punto sorge spontanea, e in modo importante, una domanda: perché includere un brano cantato? La mia è solo una tesi ma credo che il perché vada cercato nel volere aggiungere un elemento in più a questa creatura. Un tocco di eleganza nostalgica, una carezza del vento, un soffio caldo in una notte fredda. Grazie a quel brano si aggiunge una grande delicatezza a tutto quello che viene raccontato. 

Il titolo di questo lavoro, Nowhere Now Here, è anche illuminate. Le storie importanti hanno luogo in un mondo inesistente, Nowhere, ma prendono vita in modo individuale per ognuno in un momento preciso, Now Here. Questa storia è una storia senza tempo e con tanto tempo. E' una storia da fare propria, come capita con i film dell'anima. Che importa se l'interpretazione che hai dato è diversa da quella di tutti gli altri! L'importante è che sai che quello che hai appena visto, e che rivedrai con grande piacere svariate volte, fa parte di te, ti ha arricchito e illuminato. Questa è la riuscita fondamentale dei MONO che ancora una volta dimostrano di essere maestri in quella delicatezza che riesce a circondare tutti quanti, senza alcuna forzatura, senza alcuna imposizione. 

Mono

Prendo tre brani che esemplificano fedelmente quello che ho cercato di spiegare in precedenza.
Il primo è Breathe, il brano cantato del quale avevo accennato prima. Sembra una voce irreale, una vicenda che si fatica a capire se è vera o frutto della propria immaginazione. E la voce diventa il centro fondamentale, tutto gira intorno ad essa, tutto viene alimentato da essa, tutto fa crescere essa. potrebbe sembrare una pausa in mezzo alle emozioni precedenti e successive ma non lo è. E' una chiave senza la quale diventa impossibile entrare nelle stanze che vogliamo assolutamente conoscere.
Il secondo è Far and Further. Credo che grazie a questo brano si riesca a capire abbastanza bene a cosa mi riferisco con la delicatezza che il gruppo riesce a portare avanti con la sua musica. Tutto diventa progressivo, come in una sessione di meditazione. Ogni nuovo respiro permette di addentrarsi ulteriormente in un mondo che finisce per essere molto diverso da quello che era prima. Non ci sono forzature ma improvvisamente ci si rende conto di essere arrivati quasi senza sapere in un luogo, fisico e dell'anima, assolutamente nuovo. Bellissimo, malinconico, perfetto.
Il terzo è Sorrow. E credo che grazie a questo brano si riesca a capire molto altro. Questo non è un disco felice, non è un disco luminoso, ma il modo nel quale la band riesce a parlare e occuparsi di questi sentimenti cupi è da dieci e lode. Il dolore diventa saggio. Non è uno shock ma un elemento fondamentale della vita come tanti altri. Tutti siamo destinati a soffrire prima o poi, tutti abbiamo dei dolori e questi sono interni, sono privati, sono motivo di rispetto. Ecco, in questo brano tutto ciò viene fuori. Perché prima lo si accetta prima si cresce.


Nowhere Now Here dà, come avete visto, tutta una serie di letture che potrebbero essere ancora molte altre se ci si dedica ad ascoltarlo ancora più attentamente e ripetutamente. Perché è un disco saggio costruito con la maestria di chi si ha un ruolo unico dentro al mondo del rock strumentale. Non è soltanto che i MONO l'hanno rifatto, è che i MONO ci hanno regalato un altro capolavoro forse inarrivabile. 

Voto 9/10
MONO - Nowhere Now Here
Pelagic Records
Uscita 25.01.2019

mercoledì 12 ottobre 2016

MONO - Requiem for Hell: il viaggio verso il nostro paradiso personale

(Recensione di Requiem for Hell dei MONO)


C'è del monumentale nella nostra vita. C'è del monumentale nella cultura. C'è del monumentale nella storia. C'è del monumentale nell'architettura. L'uomo ha bisogno di ricordarsi che è tanto oltre ad un corpo. Il monumentale va venerato, va celebrato perché ci va capire di che cosa possiamo essere capaci.

Requiem for Hell è monumentale. Lo è perché racconta senza parole un'opera così monumentale come la Divina Commedia di Dante e regala degli omaggi sonori impressionanti. Il nono album dei giapponesi MONO è sinfonico non solo per via dei curati arrangiamenti per corde ma soprattutto perché ha un'intenzione alta e forte. E' un disco senza falsa modestia e con una grandissima ambizione. E' curato, intenso e coinvolgente e raggiunge un risultato impeccabile.



Questo Requiem for Hell differisce dal binomio The Last Dawn / Rays of Darkness introducendo, nuovamente, una dimensione orchestrale alla musica del quartetto giapponese. La mossa si rivela assolutamente azzeccata perché la contrapposizione che si crea tra "strumenti rock" e quelli "classici" da un'idea perfetta di quello che è questo lavoro. Un lavoro interamente strumentale che potrebbe accostarsi facilmente al post rock di scuola Godspeed You! Black Emperor. Accostarsi ma non assomigliare fino in fondo perché i MONO sono perfetti padroni di una loro personalità musicale piena di sicurezza. La parte orchestrale viene giostrata al meglio essendo un riempitivo perfetto a quello che il gruppo racconta in ognuna delle cinque tracce di questo nuovo lavoro. Il punto di partenza è sempre quello del formatto "rock", due chitarre, basso e batteria, e viene abbellito dalle corde ed il pianoforte accrescendo ogni canzone.

Il viaggio musicale proposto dai MONO, perché sì, questo è uno di quei dischi che fa viaggiare, è epico, misterioso, bellissimo e terrificante nello stesso tempo. E' un'odissea tra gironi infernali, purgatori e paradisi ma è molto di più. Sarebbe facile rimanere dentro all'aspetto "romanziere" e vivere questo disco come la lettura di un libro di fantascienza ma è molto di più. La grandissima qualità di questo Requiem of Hell è che ci fa capire che questo viaggio è il nostro personalissimo viaggio. Siamo noi stessi ad attraversare l'inferno, il purgatorio per cercar di raggiungere il nostro personale paradiso fatto di eventi imparagonabili come la nascita di un figlio. Siamo noi ad essere monumentali perché sopravviviamo a noi stessi, ai problemi ed alle difficoltà. Per quello questo disco è pieno di bellezza, costruito con quella brezza sonora che i bravi gruppi di post rock riescono a ricreare. Ma la bellezza della quale parliamo non è fatta di cose scontate, non si basa in tonalità maggiori ed in cliché di uso e consumo massivo. E' una bellezza che nasce dai processi, dal tempo, dal lento cadere di una foglia in autunno, dal giaccio che si scioglie quando viene primavera. Come vedete i quadri dipinti con la musica sono tangibili oltre che osservabili. 



La title track Requiem for Hell è l' apoteosi fatto musica. E' il vagare tra mondi sommersi fino ad essere circondati dal buio totale. E' un brano di quasi 18 minuti che ci regala la versione più "rock" dei MONO dove il quartetto si esprime al meglio con i quattro strumenti aggiungendo solo semplici sfumature orchestrali. E' un'intenso passaggio che porta la melodia al bordo della dissonanza. 
The Last Scene è, anche esso, monumentale ma non necessita di particolare sviluppi. Parte già con un peso immenso che traduce l'osservazione di Dio, inteso come essere creatore. Dunque un momento unico, di un'immensità che potrebbe portare alla pazzia dove tutto ha senso. La magia dei MONO sta nel tradurre questo momento in un momento carico di nostalgia, di malinconia, forse, di quell'attimo prima dove il cerchio non si era ancora completato.
Ely's Heartbeat è un dono che la band ha fatto alla primogenita di un loro caro amico usando le registrazioni del battito di cuore che si sente durante l'ecografia. La piccola Ely è fortunata perché poche persone possono vantarsi di avere una canzone tanto bella come regalo.



Requiem for Hell ci ricorda cosa siamo. Ci fa pensare capendo che la nostra forza è di gran lunga superiore a quello che, normalmente facciamo. Ogni individuo è un tesoro, è un potenziale creatore di bellezza. I MONO con questo meraviglioso disco ce lo ricordano. Grazie.

Voto 9/10
MONO - Requiem for Hell
Pelagic Records
Uscita 14.10.2016