(Recensione di Urn dei Ne Obliviscaris)
Qual è il formato perfetto nel rock o metal? Qual è la formazione ideale che una band deve avere per fare bella musica? Che strumenti non devono mai mancare? Queste domande sono il nulla, perché se la musica ci indica qualcosa è che quando c'è talento ben poco importa come vengono fatte le cose, l'importante è farle. Sono anche gli scombussolamenti degli schemi quelli che hanno glorificato la carriera di tanti artisti. Viva dunque la sperimentazione, viva la voglia d'innovare quando ci hanno i mezzi artistici per farlo.
Molto spesso ci ritroviamo a meditare sul fatto che la musica è finita, nel senso che ormai tutto è stato invitato e l'evoluzione che viviamo non è che un rimescolare delle carte che ormai conosciamo molto bene. Io non credo che sia così, perché ancora ho la fortuna di emozionarmi di fronte a certi brani e a certi artisti che mi fanno ascoltare delle cose piene di gusto figlio della novità. Per quanto riguarda il disco del quale vi parlerò quest'oggi sembra essere abbastanza chiaro che la musica che lo compone nasce dalla necessità di esprimere con chiarezza certe idee partendo da elementi già ascoltati e conosciuti nella musica. Il disco in questione è Urn degli australiani Ne Obliviscaris. Dico e segnalo che la novità è limitata perché la costruzione dei brani della band sono senz'altro una ricerca dentro a dei campi già conosciuti, infatti la loro grazia non sta proprio dentro a quella che potremmo definire come un'aria moderna ma ben sì nel modo nel quale la band si nutre di una serie di caratteristiche che vengono processate in modo di dare un'identità unica. La musica della band prende le sembianze di un oceano nel quale confluiscono molti fiumi di caratteristiche diverse. Ed è proprio nel modo di vedere e vivere quest'oceano che sta la chiave di svolta. Come si sa bene l'acqua è un elemento complesso, vitale ma letale. Bisogna saper scrutare le acque prima di tuffarsi, in modo di capire esattamente dove e come nuotare.
Questa diventerà dunque, in qualche modo, una guida su come approcciarsi e nuotare dentro alle acque dei Ne Obliviscaris e in concreto in quello che è il loro ultimo lavoro Urn. La prima cosa da sapere è che si tratta di un oceano bellissimo, di acque cristalline. Ma occhio, il fatto che il fondale sia osservabile dalla superficie non vuol dire che non siano profondissime queste acque. Infatti è proprio così, se a un primo sguardo sembra semplice nuotare dopo ci si rende conto che un conto è quello che si vede, un altro è quello che è. L'oceano non più di acque ma di idee della band si alimenta di diverse fonti, fonti che dalla parte musicale hanno a che fare col progressive metal, col tech metal, con un certo tipo di symphonic metal e con altri elementi che possiamo unire nello extreme metal. Vale a dire una capacità preziosa e complessa di dominare il proprio strumento e metterlo in funzione al lavoro che tutti gli altri musicisti seguono. Questo disco richiede un certo livello esecutivo che non è alla portata di tutti. Poi c'è la parte più difficile che è quella di mettere insieme i pezzi per vedere con chiarezza qual è l'immagine che nasconde preziosamente il puzzle. Il lavoro che la band svolge in questo senso è un lavoro che ottiene dei notevoli risultati perché le costruzioni musicali sono solide, basate su fondamenta che reggono la maestosi degli adorni che non solo restituiscono delle realizzazioni massicce ma anche curate, belle e ricercate. Per quello ci sono diversi interventi affidati al violino, che incanta, per quello ci sono due voci in registri molto diversi, per quello la chitarra fa vedere tutta una serie di risorse, per quello le linee di basso non sono mai banali, per quello la batteria è una macchina che non si ferma mai.
L'ambizione deve essere alla pari della consapevolezza delle condizioni che ciascuno ha. Per quello Urn è un disco molto ambizioso. Le condizioni musicali degli Ne Obliviscaris sembrano non voler sapere di confini o di compromessi. Per quello la coabitazioni di tre o quattro generi è un atto naturale come quando osserviamo giorno dopo giorno un monumento maestoso. Ci sembra parte della nostra geografia urbana, di quello che è il nostro intorno. Ma se non ci fosse la nostra vita quotidiana perderebbe molto.
Pesco due brani da questo lavoro.
Il primo è Libera (part 1) Saturnine Spheres. Brano d'apertura del disco che mette subito in chiaro le cose. Giri complessi ritmica e armonicamente, cambi costanti, voci che si giostrano il protagonismo, ingressi precisi e nostalgici di un violino scalpitante.
La seconda è Urn (part1)And Within the Void we are Breathless. Brano che permette di capire la concezione sonora della band, la voglia di giocare con gli elementi che compongono la loro musica fino a creare una costruzione unica. In questo senso è molto interessante vedere quello che fa il violino.
Urn ha un doppio sapore. Da una parte da l'impressione di essere di fronte a qualcosa di conosciuto e risaputo. Dall'altra c'è la sensazione di novità, di un modo unico di concepire e realizzare i brani che mettono in atto tutta la ambizione della band. I Ne Obliviscaris sanno che la costruzione di un linguaggio proprio inizia dove finisce quello che è stato fatto fino ad adesso.
Voto 8/10
Ne Obliviscaris - Urn
Season of Mist
Uscita 27.10.2017
Pagina Facebook Ne Obliviscaris
Questa diventerà dunque, in qualche modo, una guida su come approcciarsi e nuotare dentro alle acque dei Ne Obliviscaris e in concreto in quello che è il loro ultimo lavoro Urn. La prima cosa da sapere è che si tratta di un oceano bellissimo, di acque cristalline. Ma occhio, il fatto che il fondale sia osservabile dalla superficie non vuol dire che non siano profondissime queste acque. Infatti è proprio così, se a un primo sguardo sembra semplice nuotare dopo ci si rende conto che un conto è quello che si vede, un altro è quello che è. L'oceano non più di acque ma di idee della band si alimenta di diverse fonti, fonti che dalla parte musicale hanno a che fare col progressive metal, col tech metal, con un certo tipo di symphonic metal e con altri elementi che possiamo unire nello extreme metal. Vale a dire una capacità preziosa e complessa di dominare il proprio strumento e metterlo in funzione al lavoro che tutti gli altri musicisti seguono. Questo disco richiede un certo livello esecutivo che non è alla portata di tutti. Poi c'è la parte più difficile che è quella di mettere insieme i pezzi per vedere con chiarezza qual è l'immagine che nasconde preziosamente il puzzle. Il lavoro che la band svolge in questo senso è un lavoro che ottiene dei notevoli risultati perché le costruzioni musicali sono solide, basate su fondamenta che reggono la maestosi degli adorni che non solo restituiscono delle realizzazioni massicce ma anche curate, belle e ricercate. Per quello ci sono diversi interventi affidati al violino, che incanta, per quello ci sono due voci in registri molto diversi, per quello la chitarra fa vedere tutta una serie di risorse, per quello le linee di basso non sono mai banali, per quello la batteria è una macchina che non si ferma mai.
L'ambizione deve essere alla pari della consapevolezza delle condizioni che ciascuno ha. Per quello Urn è un disco molto ambizioso. Le condizioni musicali degli Ne Obliviscaris sembrano non voler sapere di confini o di compromessi. Per quello la coabitazioni di tre o quattro generi è un atto naturale come quando osserviamo giorno dopo giorno un monumento maestoso. Ci sembra parte della nostra geografia urbana, di quello che è il nostro intorno. Ma se non ci fosse la nostra vita quotidiana perderebbe molto.
Pesco due brani da questo lavoro.
Il primo è Libera (part 1) Saturnine Spheres. Brano d'apertura del disco che mette subito in chiaro le cose. Giri complessi ritmica e armonicamente, cambi costanti, voci che si giostrano il protagonismo, ingressi precisi e nostalgici di un violino scalpitante.
La seconda è Urn (part1)And Within the Void we are Breathless. Brano che permette di capire la concezione sonora della band, la voglia di giocare con gli elementi che compongono la loro musica fino a creare una costruzione unica. In questo senso è molto interessante vedere quello che fa il violino.
Urn ha un doppio sapore. Da una parte da l'impressione di essere di fronte a qualcosa di conosciuto e risaputo. Dall'altra c'è la sensazione di novità, di un modo unico di concepire e realizzare i brani che mettono in atto tutta la ambizione della band. I Ne Obliviscaris sanno che la costruzione di un linguaggio proprio inizia dove finisce quello che è stato fatto fino ad adesso.
Voto 8/10
Ne Obliviscaris - Urn
Season of Mist
Uscita 27.10.2017
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