lunedì 15 maggio 2017

Red Moon Architect - Return of the Black Butterflies: desolazione ed illusione danzano insieme

(Recensione di Return of the Black Butterflies dei Red Moon Architect)


Senza avere le credenziali scientifiche per dire quello che segue esprimo il mio parare, maturato nei diversi anni da assiduo ed attivo ascoltatore di metal. Credo che tutt'ora ci sono tanti stereotipi rivolti verso chi fa di questo genere di musica la sua linfa naturale. Si pensa che chi ascolta metal è depresso, associale, pericoloso. Anche se generalizzare in un modo o l'altro non fa mai bene sarebbe buono mettere a tacere quelle voci di una volta per tutte. Generalmente chi ascolta metal ha una grande sensibilità che lo porta a guardare il mondo con uno sguardo assolutamente diverso da quello della maggioranza della gente. Si ama la natura disprezzando i danni degli uomini, incapace di trovare una vera armonia ma imponendo le sue superficiali abitudini. Generalmente chi fa metal ha un certo grado d'intelligenza che lo porta a trovare ispirazione nella letteratura, nell'arte, nella storia. Non è un gioco e basta, ma è riversare nella propria musica quello che si sente e si pensa guardando il triste mondo che sembra affondare sempre di più. Non è essere depressi, è essere realistici.

La musica dei Red Moon Architect potrebbe sembrare straziante e deprimente come accade generalmente con i gruppi che fanno doom metal. Canzoni di ritmiche lente che si trascinano su pesanti riff di chitarra sui i quali la voce maschile urla le proprie penurie. Potrebbe sembrare così questo Return of the Black Butterflies ma c'è qualcosa che ci distoglie da quel pozzo di sconforto e tristezza. E' il contrasto tra tutto quello che vi ho appena descritto e la voce femminile. Come se al buio estremo ce sembra essere la unica direzione possibile della musica della band venisse aggiunto qualcosa di fiabesco, un lume che illumina con colori spettrali. Ma come dichiarano gli stessi membri della band, tutto quello che accade a livello musicale è solo una creazione artistica e non il riflesso di quello che loro sono nella vita. Per quello questo disco va preso come un'opera onirica, che racconta di mondi inesistenti dove s'intreccia l'essenza della tristezza e della desolazione con l'utopia. Come se fossimo sopravvissuti buttati in mezzo ad un deserto di ghiaccio ed un'immagine idealizzata della personificazione della felicità ci portasse ad aumentare i nostri sforzi di sopravvivenza. Contrasti di amplificano la magnificenza perseguita dalla band.

Return of the Black Butterflies

Return of the Black Butterflies ci riporta indietro ai tempi d'oro del doom metal dove la novità di questo genere così straziante, come non si era mai sentito prima, ci misse in primo piano delle band come My Dying Bride, Katatonia o Anathema per fare solo qualche nome. Anzi, di tutte e tre queste band sicuramente e con la prima che si crea un legame maggiore con la musica dei Red Moon Architect. La differenza con quei lavori e che l'aggiunta della voce femminile toglie un po' quel nero di marte che omogenizza tutto dando piccoli impulsi si luce. E' per quello che il genere realizzato dalla band prende il nome di melodic doom metal. Fondamentale, oltre al contrasto di voci e del loro utilizzo è la presenza delle tastiere, capaci di disegnare dei paesaggi sonori piacevolissimi e molto effettivi. Il loro lavoro è molto mirato, fanno quello che devono le modo giusto, senza dover aggiungere o togliere qualsiasi cosa. Per il resto gli elementi corrispondono perfettamente a quelli del doom metal, vale a dire una predilezione di ritmiche lente trascinate, l'utilizzo di frequenze basse ed una grande compattezza sonora.

La capacità di catturare l'attenzione dell'ascoltatore è molto significativa in questo Return of the Black Butterflies. C'è un effetto calamita che porta a voler sapere cosa c'è dopo, come si sviluppa questa storia di ombre, come quando si è attratto da un racconto che non si vorrebbe mai vivere in carne propria ma che affascina lo stesso a chi la segue. Come se quel sopravvissuto esausto si ritrovasse senza altre forze ma segretamente nelle nostre menti urlerebbero "dai, dai! alzati!". Ecco, il lavoro dei Red Moon Architect è così, attrattivo non per la bellezza che c'è dentro ma per la precisa costruzione di un mondo incantato e maledetto.  

Red Moon Architect

Selezione due canzoni d'approfondire.
La prima è Journey. L'introduzione di tastiere ci porta dentro a questo mondo dove il surreale e la tristezza sono equidistanti. C'è molto di epico in questa canzone che è forse una delle più ambientali di questo intero lavoro.
La seconda è End of Days. Se la prima aveva una componente molto epica questa seconda canzone è più introversa e mostra la rassegnazione di sapere che si è arrivato ad un finale e non c'è nulla che possa essere fatto per cambiarlo. Non è uno sguardo rivolto verso al mondo che va in pezzi ma lo è rivolto a noi stessi che sentiamo che tutto sta scomparendo e che anche noi non ci saremo più.


Return of the Black Butterflies è un disco che riporta a galla tutti gli elementi che hanno fatto diventare il doom un genere molto seguito es ascoltato. C'è quella irrinunciabile sensazione di desolazione, quella costruzione di paesaggi aridi a mezzanotte, ma c'è tanto altro ancora. Infatti la capacità dei Red Moon Architect è quella di non rimanere fossilizzati lì ma di dare anche una dimensione più onirica a tutto quello che fanno. Apportando così un contrasto che diventa molto interessante. Le farfalle nere sono affascinanti quanto spaventose.

Voto 8,5/10
Red Moon Architect - Return of the Black Butterflies
Inverse Records
Uscita 19.05.2017


  

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