sabato 27 maggio 2017

Post Pulse - Halls of the Damned: stati uniti di scandinavia

(Recensione di Halls of the Damned dei Post Pulse)


Anche se certi generi non possono essere considerati come dei generi autoctoni o folkloristici, perché vengono suonato in più posti diversi, è strano ed interessante vedere come certe correnti geografiche sono riuscite a definire molto chiaramente un certo tipo di musica. Per quello nel mondo del metal si parla molto spesso della scuola scandinava per riconoscere un tipo di sound molto definito, o si parla di metal americano, che ha certe caratteristiche uniche che non ritrova paragoni in altre cose. Sarebbe interessante fare un lavoro antropologico per capire da dove sono saltate fuori queste particolarità.

Ed in contrasto, ma anche a giustificare tutto quello che ho appena detto ci arriva il primo disco dei Post Pulse, intitolato Halls of the Damned. La particolarità di questo disco è che la band che c'è dietro mette insieme musicisti finlandesi e statunitensi, creando a tutti gli effetti un ibrido che non è soltanto geografico ma anche musicale. Per quello il death metal praticato da questo gruppo, che ha molte particolarità tech, non può, ne vuole, essere individuato come metal scandinavo ma neanche come un nuovo esempio di metal americano. Ed è bello che sia così, perché dimostra che il mettere insieme una serie di musicisti deve corrispondere ad una intensione primordiale, cioè quella di un'affinità musicale. C'è anche da dire che, anche se questo è il lavoro di debutto di questa band, i musicisti che stanno dietro non sono assolutamente alle prime armi ma vantano dei lavori di un certo rilievo. 

Halls of the Damned

Dicevo che l'aspetto più interessante è quella dicotomia presente nei Post Pulse, troppo americani per essere scandinavi e troppo finlandesi per essere americani. Per quello la loro musica ha l'attitudine e l'aggressività tipica dei gruppi statunitensi ma allo stesso tempo ha un tocco di quella eleganza stilistica tipica dei gruppi europei. Il loro è un death metal molto moderno, che regala dei passaggi che lo avvicinano al death metal del nord europa in molti modi diversi. C'è una grande intensità strumentale e per quello la loro musica diventa facilmente tech death metal. Per quello c'è da festeggiare il lavoro perfettamente svolto dei tre strumentisti, basso, chitarra e batteria. Tutti quanti sono ad un livello alto ed esprimono pienamente le potenzialità intrinseche. Su quella base musicale aggiungiamoci una voce molto sicura che sa qual è il mondo che attraversa e regala la giusta dimensione per chiudere il cerchio. Infatti Halls of the Damned fa capire che dietro ci sono quattro musicisti che sanno fare il proprio mestiere e che non stanno lì per caso. Per quello anche se si tratta di una prima opera è un disco che trasmette sicurezza e coesione. 

Quanto è importante l'alchimia tra musicisti. Non ha soltanto a che fare con la capacità strumentale o con la qualità ma tocca molto di più tutti gli aspetti caratteriali. Quando ci si è sulla stessa lunghezza d'onda c'è un'intesa silenziosa e una coesione che non necessita di chissà quanta pratica. E' quello che si sente in Halls of the Damned, perché tutti gli strumenti lavorano come devono farlo, riempiendo tutto quello che dev'essere riempito e creando la base perfetta per la voce. E tutto questo non capita mettendo insieme amici di una vita o musicisti che si conoscono alla perfezione. No, sembra che la chiave dei Post Pulse sia quella di avere le idee molto chiare e di sapere dove si deve andare.

Post Pulse

Pesco due brani che illustrano con chiarezza questo confluire di mondi musicali.
Il primo è When the Snakes are Dead. Un brano che parte come sin da subito dimostrando che all'interno di questa band vivono più mondi. Ma piano piano che il brano va avanti le linee di chitarre ci portano in un immaginario molto più europeo. Ed è bellissimo e chiave, perché regala una profondità che altrimenti non sarebbe stata riscontrabile.
Il secondo è No More ed è il brano che più mi è piaciuto, sicuramente perché in certi momenti prende delle pieghe alla Opeth che mi affascinano e che mi piacciono tantissimo. Ancora una volta, dunque, l'ago della bilancia guarda più verso la parte scandinava della band, senza dimenticare la potenza della proposta messa sul piatto.


Il grande pregio di Halls of the Damned può essere anche la sua più grande pecca; è il fatto che questo è un disco di una consistenza così densa e compatta che arriva direttamente senza lasciare respiro a chi lo ascolta. C'è chi ama questi elementi nella musica e chi preferisce invece una maggiore dinamicità, ma in un modo o in un altro è innegabile che i Post Pulse conoscono il proprio mestiere alla perfezione e lo fanno molto bene. Viva l'insieme dei mondi, perché così nascono altri mondi.

Voto 8/10
Post Pulse - Halls of the Damned
Inverse Records
Uscita 26.05.2017

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