mercoledì 25 settembre 2019

Kayo Dot - Blasphemy: quando la musica costruisce storie

(Recensione di Blasphemy dei Kayo Dot)


L'insicurezza molto spesso è il modo migliore di vivere una vita intensa. Può sembrare un discorso senza senso perché da sempre c'insegnano che dobbiamo cercare la sicurezza, la sicurezza di un lavoro fisso, di una famiglia, dei beni materiali che piano piano riusciamo a comprare. Ma questo discorso sembra farci cadere nell'omologazione di una vita sempre troppo simile. Non che non sia un bene sapere che si può vivere senza paure ma è bello dover affrontare sempre situazioni diverse e tenere sempre in attività le nostre capacità più grandi, di adattarci, di sopravvivere, di essere sempre intelligenti.

Blasphemy

Uno dei primi dischi recensiti su questo blog è Plastic House on Base of Sky, disco del 2016 che aveva messo in evidenza una nuova tappa della mutazione di quella creatura indefinibile chiamata Kayo Dot. Chissà come sarà esplorare la mente di Toby Driver, mente maestra dietro a questo gruppo impressionante, chissà che meccanismi mentali scattano ogni volta che affronta la tappa di composizione di un nuovo disco. Se c'è una certezza è che è impossibile anticipare le sue mosse. E' impossibile capire cosa verrà fuori dalla sua ennesima creazione. E se avete qualche dubbio ascoltate in ordine cronologico tutti i lavori della band aggiungendoci questo ultimo Blasphemy. Vi ritroverete a saltare da un'isola a un'altra senza collegamenti logici e diretti. Ebbene sì, questo nuovo lavoro continua a essere inserito in quella voluta fragilità camaleontica. Anche se, a onore del vero, qualche piccola sicurezza c'è, per esempio il fatto che l'elettronica, intesa come creazione sonora attraverso dei synth, sia ormai una sfida per la mente brillante di Driver, e ne troviamo la conferma di ciò nel fatto che gli ultimi tre dischi della band vanno sempre in quella direzione, senza mai, però, abbandonare l'apporto, essenziale, di strumenti più "standard" come la chitarra o la batteria.

Blasphemy

Blasphemy ha un'altra caratteristica fondamentale ed è il fatto che si tratta di un disco concettuale, basato su un romanzo di uno dei collaboratori di lunga data di Driver, cioè Jason Byron. Una storia che potremmo riassumere come la ricerca di tesori da parte di tre personaggi, tesori che saranno distrutti dal vero tesoro che tutti cercano, cioè un ragazza addormentata con un terribile potere chiamata, appunto, Blasphemy. Questo dato diventa fondamentale per capire le connessioni tra tutti i brani e l'atmosfera che unifica questo nuovo disco dei Kayo Dot. Siamo in un ambito fantascientifico anche se la storia tocca molti altri aspetti che sono un riflesso della vita e del nostro mondo. Per quello musicalmente tutto si basa sulla creazione di veri e propri paesaggi sonori ricchi di quella componente fantascientifica. Anzi, la sfida diventa anche molto più complessa perché è necessario avere la capacità di costruire una serie di suono che vadano bene alla storia e poi riuscire a cucire tutto insieme, dando una coerenza tra storia, musica, canto. Credo che qui sia fondamentale soffermarsi un attimo e capire che, con rispetto ai tempi dove i brani dei maudlin of the Well, band precedente alla nascita dei Kayo Dot, venivano composti cercando di riprodurre i viaggi astrali che facevano  Driver and Co., siamo di fronte a aspetti molto più concreti, molto più studiati e ragionati. Occhio, non voglio assolutamente sminuire i lavori dei maudlin of the Well perché personalmente sente che siano uno dei progetti più interessanti e sottovalutati dell'avanguardia musicale degli ultimi 25 anni. Il mio ragionamento è volto soltanto a enfatizzare il processo di maturazione dietro al modo di lavorare di un determinato musicista. 

Blasphemy

Io penso che la musica dei Kayo Dot non abbia uguali. Soprattutto per questa impressionante capacità di reinvenzione ma anche per il fatto che quello che riescono a riprodurre e qualcosa di unico che non potrà mai essere paragonato a null'altro. Blasphemy è una nuova conferma di tutto ciò, è un disco pieno di personalità, di tocchi stilistici dei quali tanti artisti sono carenti. E' un compromesso di coerenza con sé stessi, è un essere che si presenta senza barriere, senza alcuna voglia di stare simpatico a tutti. Per quello può fare impazzire o può allontanare le persone.

Kayo Dot

Pesco due brani in questa epopea musicale.
Il primo è Turbine Hook and Haul. Brano di tranquillità apparente, di disperazione contenuta, di domande senza risposta, di incomprensioni ma anche di svolti positivissimi. Per quello il suo suonare è una linea che si muove tra la tranquillità e la disperazione. Difficile da concepire? Ecco perché è bellissimo.
Il secondo è Blasphemy: A Prophecy. Dal mio punto il miglior brano di questo disco. Non soltanto perché è il punto finale di questa storia ma anche perché merita a tutti gli effetti di essere annoverato come uno dei "classici" della band. Quello grazie al pregiato tappetto strumentale guidato dalle tastiere, al lavoro della chitarra e alla forza della voce, che costruisce un mondo bellissimo. Brano magistrale.



Sono molto onesto. Blasphemy non è il disco dei Kayo Dot che più mi sia piaciuto. Non è un disco semplice, così come non lo è nessuno della band, e, come ho scritto prima, sicuramente è un disco che fa nascere giudizi molto radicali. Ma l'intelligenza e la genialità che contraddistingue la strada del gruppo trova un'ennesima conferma. Il mondo necessità di dischi come questo, di impulsi come questo, di storie come questa. E già solo per questo io sono ultra grato. 

Voto 8/10
Kayo Dot - Blasphemy
Prophecy Productions
Uscita 06.09.2019

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