domenica 29 settembre 2019

Juggernaut - Neuroteque: perdersi nella strada verso il posto dove tutto è consentito

(Recensione di Neuroteque dei Juggernaut)


Ma voi, come vivete la musica? 
Potrebbe sembrare una domanda senza senso o troppo campata per aria, una di quelle classiche domande che si pongono con la voglia di raccogliere quante più bizzarre domande. E invece non è così. L'approccio all'ascolto della musica è così variabile che è degno di uno studio approfondito. Anzi, sicuramente saranno già stati fatti diversi studi del genere. La musica è uno stimolatore di tante cose, una bestia che smuove gli angoli più nascosti del nostro essere, restituendoci delle sensazioni che raramente potremmo trovare altrove. La musica è viaggiare sdraiati a terra. La musica è diventare protagonisti di immaginari video che proiettano le nostre sensazioni su tutto quello che ascoltiamo.
Quindi voi, come vivete la musica?

Ci sono dischi che non possono essere banalmente ascoltati come se fossero la colonna sonora delle attività routinarie. Ci sono dischi che richiedono la completa attenzione, perché solo così riescono a aprire il loro vero universo all'ascoltatore. 
Neuroteque è così. Lo è perché la concezione musicale dei Juggernaut è sempre stata una concezione visiva, dove ogni singola nota diventa pellicola che cattura le immagini di una cinepresa. Tutto rigorosamente analogico, con quella fragilità legata a sovra o sotto esposizione, al processo di sviluppo della pellicola, a quel gioco tra sostanze chimiche e la magia del movimento catturato, modificabile e dunque trasformato in manifestazione artistica. Sono trascorsi cinque anni dall'uscita del mastodontico Trama ed era una necessità avere delle novità sonore da parte di una delle più interessanti band italiane in circolazione. Ed ecco qui questo nuovo lavoro, un disco che mette insieme una serie di elementi che non saltano magari alla luce al primo o secondo ascolto ma dopo una concentrata serie di play. Neuroteque è un disco con l'impronta chiarissima della band, è il loro sound, è il loro modo di scrivere dei brani pazzeschi che raccontano senza mai parlare, o, piuttosto, senza mai chiedere l'ausilio delle parole. Ma è anche un lavoro che mette in evidenza una crescita musicale che si riflette nella ricerca dei dettagli, nelle piccole sfumature che non sempre possono essere facilmente apprezzabili.


Neuroteque

Ma addentriamoci in questo universo chiamato Neuroteque. Quello che i Juggernaut  costruiscono attraverso la loro musica sono sette percorsi, o tracce, per raggiungere una meta, un luogo dove tutto è consentito. E come in tutti i racconti epici quello che interessa di più è il "come", il percorso, l'avventura, la contrapposizione tra l'aspetto obbiettivo e quello soggettivo. Quanto cambia una storia se è raccontata in prima persona o da un narratore onnipotente? Ecco, la band maneggia magistralmente quei tipi di narrazione, come se si trattasse della regia affermata di un artista che ormai ha una sua impronta in ogni lungometraggio che porta a termine. Per quello questo disco fa salti immensi nel tempo, per quello gioca con la psichedelica sensazione già presente nel disco anteriore, per quello è un disco che non si sofferma all'utilizzo di pochi, pregiati, generi, per quello diventa indefinibile. Anima progressiva? Può esserlo, in quanto a la sua concezione illimitata. Disco esperimentale? Fino a un certo punto. Più che esperimentale si tratta di un lavoro di profonda ricerca sonora, dove ogni dettaglio è prezioso come nella fotografia dei film che hanno fatto la scuola del cinema. 
E allora che cavolo di disco è? Non importa, non è necessario definirlo. Non bisogna catalogarlo anche se il mondo ci urla di catalogare tutto. Ma come si catalogano le emozioni? Questo è un disco alla Juggernaut  che si costruisce grazie alla comunione di quattro musicisti pazzeschi di mente aperta. 

Ma alla fine si giunge a Neuroteque? E' proprio qui che si cella il grande gioco dei Juggernaut. La loro narrazione strumentale non ci propina finali perché è l'ascoltatore a decidere se varcare la porta o meno. La band ci guida, ci fa vedere le strade tortuose, uniche e inquietanti, perché qualche volta raggiungere uno scopo non è qualcosa di semplice e perché il raggiungere quel "premio" ci fa subito pensare se ne valeva la pena. Volete entrare dentro Neuroteque? Pensateci molto bene.


Juggernaut

Scelgo due percorsi, o brani, che mi hanno segnato maggiormente in questa epopea sonora.
Il primo è Titanismo. Un percorso lisergico, che inizia con pochi indizi per poi diventare una corsa tra paesaggi mai esplorati e mai affrontati. Tutto cresce, tutto diventa sempre più importante, facendo capire che non c'è modo di tornarci indietro. A un certo punto bisogna fare un respiro molto profondo e decidersi a continuare a camminare. Poco importa se la meta è lontana, non si torna più indietro. Ma piano piano che si avanza si perdono le convinzioni del perché si è iniziato a percorrere questo sentiero.
Il secondo è Orbitalia. Forse la strada più oscura, quella che in un principio, per via del buio, non permette di vedere molto. Ma quando gli occhi si abituano accadono due cose. La prima è che si scopre un mondo nuovo, cose mai viste prima. La seconda è che si capisce che quelle cose in realtà hanno sempre fatto parte di noi ma soltanto adesso riusciamo a viverle. Questa è la strada che io scelgo, o che forse mi ha scelto.



Non vi limitate a dare pochi ascolti a Neuroteque. Questo è un disco che retribuisce quello che succede con le città più belle e meravigliose. Bisogna perdersi per trovare i nostri angoli preferiti. I Juggernaut  hanno messo in piedi un disco che può sembrare un labirinto ma non lo è, perché entrandoci dentro e capendo la sua logica diventa un posto meraviglioso. Per quello, ascoltatelo e ascoltatelo e piano piano anche voi deciderete se arrivare alla meta o se continuare a esplorare creando magari altri percorsi.

Voto 9/10
Juggernaut - Neuroteque
Subsound Records
Uscita 11.10.2019

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