domenica 6 gennaio 2019

Mark Deutrom - The Blue Bird: la ribellione alla macchina della felicità

(Recensione di The Blue Bird di Mark Deutrom)


Nella musica tutto tende a racchiudersi nella figura dei musicisti, molto spesso dando molta più importanza alla figura del cantante e del o dei chitarristi. Me ci sono tante altre figure che molto spesso riescono a essere la chiave o il fallimento di un gruppo. Un buon manager può garantire la visibilità necessaria di una band, invece uno cattivo può creare conflitti e obbligare a scendere a compromessi non sempre appaganti. Un buon produttore può far crescere la capacità musicale riempiendo le lacune che per inesperienza si presentano. Ci sono tante altre figure che possono aiutare o meno una band ma tutto ciò dimostra che la musica è un meccanismo complesso che va oltre al semplice fatto di suonare.

Per più di qualcuno il nome di Mark Deutrom equivale a nominare uno dei personaggi chiavi nello sviluppo musicale del rock e il metal negli ultimi 30 anni. Per chi invece non lo conosce basta sapere che sia come musicista che come lavoratore discografico va accostato a nomi celebri come i Melvins, i Neurosis e i Sunn O))). Già questo biglietto di visita dovrebbe bastare per catturare l'attenzione di qualsiasi amante della musica ma credo che sia importante osservare, analizzare e tirare le conclusioni di qualsiasi lavoro ascoltandolo senza prendere in considerazione alcun aspetto "curricolare". Per quello nell'ascolto di The Blue Bird ho provato a farmi trasportare dalle tracce contenute in questo lavoro senza considerare chi ci fosse dietro a questo progetto. Per onestà devo aggiungere che in passato, ascoltando altri lavori dello stesso musicista, non ero rimasto necessariamente entusiasta. Invece questo nuovo lavoro ha degli aspetti veramente unici che regalano un punto di vista particolare e vivamente interessanti. Tutto suona bene, nella costruzione di un universo sonoro che si nutre di nostalgica eleganza e di ricercata ambizione. Dunque un primo aspetto che sorge spontaneo è che questo è un disco pieno di personalità.

The Blue Bird

The Blue Bird è un disco con una marcata impronta statunitense. Ha quel tocco di profonda malinconia che è passata a essere una cicatrice così caratteristica da diventare l'aspetto più riconoscibile di qualcuno. L'abilità, però, di Mark Deutrom sta nel non rimanere fermo in un'unica direzione. Per quello i suoi brani prendono diverse vie. Si colorano di energia o si svuotano. Cercano particolari arrangiamenti o arrivano diretti, così come sono. Tutto dentro a un art rock molto dinamico e mobile. A tratti ricorda i Pink Floyd, a tratti la sua musica sembra venire fuori da una puntata di Twin Peaks. Tutto fatto con grande coerenza, senza mai forzare la mano, ne in una direzione ne nell'altra. Lo scopo è chiaro, la sua musica diventa una continua ricerca di un qualcosa che assomiglia alla felicità, ma non è una felicità banale o imposta. La sua felicità si nasconde nel fondo di una bottiglia di birra, nel pomeriggio di sole percorrendo una strada deserta, nella carezza al cane fedele. Nel gesto oltre le parole. E curiosamente anche se c'è questa ricerca dietro questo è un disco malinconico, blu come blu è la sua copertina.

The Blue Bird

In un certo modo la musica spesso ci fornisce delle risposte a domande esistenziali, riuscendo a essere molto più esaustivo di tanti saggi. Quello perché l'empatia che si genera tra musica e ascoltatore è un vincolo sacro e potente. Ecco, The Blue Bird è un disco che parla al cuore di chi ama i dettagli, di chi trova più conforto ascoltando il vento piuttosto che l'assordante televisione. Ma occhi, che la musica di Mark Deutrom è ricca, complessa, ricercata come la dinamicità che ha dentro, perché quel genere di persone è il genere di persona più ricca, complessa e ricercata. Insomma, nessun spazio per la banalità.

Mark Deutrom

Prendo tre brani da questo lavoro.
Il primo è O Ye of Little Faith. Energico e sostenuto per poi virare verso un psichedelico giro sul quale si sviluppa un perfetto assolo di chitarra. Tutto con una sonorità acida, che mette in evidenza uno strato di fumo che nasconde quello che veramente c'è.
Il secondo è Somnambulist. Di nuovo c'è una grande componente psichedelica costruita con chitarre piene di reverb, bassi profondi, mai eccessivi e ritmi di batteria mid-tempo. E' tutto ciclico, un vortice che cattura e non libera senza per quello dover girare velocemente. E' un vortice ipnotico, non distruttivo. 
L'ultimo che scelgo è The Happiness Machine. Brano schiacciante, come se la felicità potesse essere imponibile al punto di fabbricarla e distribuirla. Cosa che in realtà succede perché nella nostra società cercano già di avere per buona la felicità che ci vogliono spacciarci, che in realtà è un involucro che racchiude in vuoto. Felicità vuota per menti vuote.


The Blue Bird è un disco che ha così tanta personalità da non avere bisogno delle credenziali di Mark Deutrom. E' un disco che funziona per via di questa personalità, del modo nel quale vengono toccati degli argomenti esistenziali con una grande chiarezza. Musicalmente tutto è un riflesso di queste idee, di questo modo di costruire mondi strutturati che sembrano allo stesso tempo molto semplici. Mica roba semplice. 

Voto 8,5/10
Mark Deutrom - The Blue Bird
Season of Mist
Uscita 04.01.2019

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