(Recensione di Algorythm dei Beyond Creation)
Per chi entra nel mondo della musica non è una sorpresa vedere quanta matematica ce ne sia all'interno. Sequenze, algoritmi, serie numeriche, formule e tanto altro. C'è chi riesce ad avere un'approccio "scientifico" verso la musica, mettendo volutamente in gioco quelle caratteristiche, e chi, invece, cerca di fare tutto istintivamente. C'è chi riesce a dominare senza problemi gli schemi complessi e chi preferisce farsene da parte.
Sia come sia credo che la cosa essenziale stia nel riuscire a non rendere protagonista la matematica e che, dunque, all'ascoltatore arrivi solo la parte "musicale". Perché più importante della scienza nella musica c'è l'arte.
La carriera dei canadesi Beyond Creation ha sempre vissuto una strada in discesa. Seppur ci siano "soltanto" tre full lenght all'attivo il loro nome è molto rispettato e ben accolto. Indubbiamente questo è dovuto alla capacità musicale di costruire dei brani di grande complessità ma che arrivano abbastanza facilmente. Oggi mi occupo di Algorythm, la loro terza fatica. La prima cose che viene fuori ascoltando questo disco è la piacevolissima sensazione di sentire tutti gli strumenti separatamente, e suonati con grandissima capacità, e stare di fronte ad un'insieme. Ascoltando la loro musica mi è impossibile non pensare, almeno parzialmente, alla musica dei grandissimi Cynic, grazie, soprattutto, al basso fretless, alla costante evoluzione nello sviluppo dei brani e nelle contaminazioni sonore che mettono in evidenza la voglia di essere costruttori di novità. Il paragone fatto ha una validità parziale, in quanto il risultato finale dimostra che ogni band ha una metà diversa, e che ci arriva senza problemi. Nel caso dei canadesi questa meta è quella di portare una riflessione profonda sulla vita, qualcosa d'esistenzialista, sull'antropologismo e sulla storia.
Come succede molto spesso quando un gruppo ha le idee chiare un disco diventa un flusso potente che va in quell'unica direzione. Nel caso dei Beyond Creation quel flusso è complesso e profondo. Per quello non sembra un caso la scelta del titolo dell'album: Algorythm. Il disco sembra essere un algoritmo da decifrare, una specie di sfida tra band e ascoltatore. Per quello non c'è nulla di semplice o scontato. Principi comuni a un genere como il progressive tech death metal ma che rischiano, a volte, a rimanere solo concentrati sulla bravura dei musicisti risultando più un'esibizione delle proprie capacità che un vero e proprio insieme corale. E anche se il death metal risulta essere l'ancora della nave non ci sono privazioni in quanto ad aperture musicali. Per quello c'è spazio a un'utilizzo di assoli, sia di chitarra che di basso, che ricordano il metal anni 90, per quello ci sono degli intermezzi strumentali jazzistici e per quello ci sono momenti di calma, come se la costruzione di paesaggi sonori diventasse un obbligo, un modo di ricondurre molto più facilmente l'ascoltatore al mondo che si vuole raccontare. Tutto ciò è possibile grazie all'anima progressive che riscrive le regole del gioco volta per volta, lasciando ai musicisti una chiara possibilità d'intraprendere le strade preferite senza curarsi di come e quando. Questo bisogna ringraziarlo perché è lì che si nutre l'idea d'esposizione di un algoritmo da decifrare, e per quello è fondamentale regalare al disco diversi ascolti concentrati.
Algorythm ha il fascino di quei giochi numerici dove bisogna individuare la formula che permetta di sapere come è venuta fuori proprio quella serie. I Beyond Creation si spingono anche oltre, perché non basta individuare un'unica formula per tutto l'album, bisogna anche sottoporre ad attento sguardo ciascuna delle canzoni che lo costruiscono, come se ci fosse una serie sopra ad ogni singola serie. Comprendere è una sfida.
Prendo due brano (o algoritmi?).
Il primo è The Inversion. Chitarre in stile Cynic, basso fretless cavalcante, batteria serratissima e martellante, così ci riceve per poi dare spazio alla parte più death. Andando avanti c'è spazio per gli assoli dimostrando che questa è una band che non ha paura a guardarsi indietro. E forse la parte principale, e più interessante, è quella che viene dopo dove il tempo sembra calare, dove le chitarre si rallentano, dove la voce si sussurra. Questo è dipingere con la musica.
Il secondo è Binomial Structures e lo scelgo perché permette di vedere l'altra anima della band, quella che viene fuori quando s'intraprende la strada strumentale. Questo brano potrebbe essere un brano progressive perché non c'è praticamente traccia della parte death. Tutto s'intreccia, tutto dialoga, tutti gli strumenti hanno il giusto spazio senza per quello diventare una "palestra" musicale. Funziona, cattura e ci fa capire il senso di costruzione musicale che la band insegue e le fonte dalle quali ha bevuto.
Algorythm è un disco che parla molto direttamente di quello che è il percorso musicale dei Beyond Creation. E' un modo di capire quello che amano, quello che è stato il loro alimento musicale e quello che mettono insieme con passione e con una grandissima capacità musicale. E' un scanner che fa venire fuori un risultato affascinante e non sempre facile da interpretare.
Voto 8,5/10
Beyond Creation - Algorythm
Season of Mist
Uscita 12.10.2018
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