(Recensione di The White Death dei Fleurety)
In molti aspetti della vita uno dei modi di capire quale sia la propria capacità nel riuscire a fare qualcosa è quello di andare oltre ai limiti. Farlo significa mettersi in gioco con tutta l'anima ed oltre e se il risultato si verifica molto spesso si è di fronte ad una vera e propria impressa. Perché sono quelle caratteristiche quelle che cambiano tutto passando da qualcosa già visto o vissuto a un successo, anche solo di valore personale. Per quello andare oltre i limiti può essere a tutti gli effetti una filosofia di vita.
Nel caso dei norvegesi Fleurety non si può parlare soltanto di andare oltre i limiti, perché in realtà sembra che non conoscano proprio i limiti. The White Death è il loro terzo album uscito in una travagliata carriera che vede la band attiva ad intermittenza dal 1991. Ma anche se temporalmente la loro carriera sembra scontante non lo è quant'altro a livello di proposta musicale. Quello che viene fatto in questo progetto non ha alcun paragone con qualsiasi altra cosa sentita. La loro concezione della musica sembra avere come direzione obbligatoria quella dell'avanguardia, della sperimentazione esaltata nelle forme e nei contrasti. Si potrebbe pensare che il risultato che ne viene fuori sia complessi ed incomprensibile ma non è così. Questo non vuol dire che questo disco riesca ad essere capito e goduto da qualsiasi persona, perché è indubbio che è necessaria una forte propensione ad un'apertura mentale che abbracci l'entusiasmo e la voglia di dare nascita a fiori mai visti di strani ed oscuri colori cangianti.
C'è da dire che The White Death non ha solo la particolarità della sua concezione musicale come punto di forza. L'altro aspetto che rende questo disco un disco unico è il fatto di mettere insieme una serie di musicisti pazzeschi che sembrano trovare pane per i denti dentro alla concezione musicale che c'è dietro ai Fleurety. Per quello oltre ai due membri fondatori, e faccia visibile della band, Alexander Nordgaren (ex Mayhem) e Svein Egil “Zweizz” Hatlevik (musicista di una versatilità ed un senso dell'avanguardia come pochi altri), questa nuova pelle della band si nutre dell'innesto di Czral-Michael Eide (Virus, Aura Noir, ex-Veds Buen Ende), Linn Nystadnes (Deathcrush, Oilskin), Krizla (Tusmørke, Alwanzatar) e Filip Roshauw (The Switch). Non ci poteva aspettare null'altro che un disco imprevedibile, sorprendente, che gioca con tutto quello che conosciamo dentro al black metal ed all'avantgarde metal. Ed è proprio così. Questo disco è uno di quei lavori che al primo ascolto lascia l'ascoltatore incredulo, un ascoltatore che avrà bisogno di una pausa che li permetta di digerire quello che ha appena vissuto prima di prendere il coraggio di regalare un secondo ascolto alle otto traccie che compongono questo disco. Ma superato quello shock iniziale sarà impossibile fare a meno di ripetere e ripetere questo disco, a rischio anche di far sembrare banale tutto il resto.
Spiegare il perché di questo effetto non è semplice ma il primo elemento da prendere in considerazione è che quello che c'è in questo disco può sembrare parzialmente simile a qualcos'altro, ma solo durante pochi secondi per poi guidarci da tutta un'altra parte. E se consideriamo che le menti che si celano dietro a questo lavoro sono quelle di personaggi che per vie alterne ci hanno già regalato delle idee musicali nuove e molto interessanti risulta ancora più sorprendente quello che si ascolta in questo disco. Tutte le canzoni nascono da qualcosa, da una melodia canticchiata, da un giro di chitarra particolarmente effettivo, da un ritmo ossessivo ed ipnotico, da una strofa struggente che suggerisce proprio qual è la musica che la deve accompagnare. Ebbene io non ho idea di come possa essere nato questo The White Death perché non c'è modo alcuno d'aggrapparsi alla sicurezza che da qualcosa di riconoscibile ed individuabile. Sembra un gioco crudele quello dei Fleurety, un gioco che mette a dura prova il modo di concepire la musica nell'accezione più comune. Nulla è scontato in questo disco, nulla è semplice, nulla vuole essere semplice. Ma non perché s'insegua la complessità, semplicemente perché le strade percorse dalla band sono strade mai percorse prima, e quando qualcosa è inedita spaventa tanto quanto affascina.
Ancora più che mai in questo lavoro non c'è una linea comune tra tutti i brani che si trovano dentro. Anzi, il gioco è complesso, perché da una parte si può tranquillamente parlare di suono alla "Fleurety" ma d'altra ogni brani differisce così drasticamente da quello precedente e da quello successivo che è impossibile segnalare una sola direzione dentro quello che viene fatto. Per quello anche se penso un paio di tracce di questo lavoro è impossibile, e assolutamente erroneo, cercare di farsi un'idea solo da quelli esempi.
The White Death mette subito in chiaro tutto quanto. Inizia come potrebbe aver inziato un brano dei Ved Buens Ende ma subito dopo il "ritornello", se di ritornello si può parlare, ci spiazza. La voce femminile è un contrasto impressionante che annienta l'oscurità musicale e della voce maschile. Ma non basta, la reiterazione ossessiva di certe parti sembrano dominare l'ascoltatore per poi scuoterlo fino in fondo. La ricerca armonica è essenziale, il modo nel quale le note si susseguono senza regalare nulla da aggrapparsi.
Lament of the Optimist è pazzia pura. Un ritmo black metal che sposa una serie di suoni elettronici che sembrano tirati fuori da un brano dance. Per quello più di qualcuno urla: "ma che diavolo è questo!" E' una nuova frontiera, tutta lì per noi.
Andare oltre al limite. Questo sembra essere il motore che da la forza a The White Death. Ma la cosa particolare è che fare qualcosa del genere sarebbe una forzatura non semplice per qualsiasi musicisti. Invece i Fleurety hanno fatto da sempre di quella caratteristica il loro modus operandi. Tra pazzia e genialità il confine è molto sottile. Per quello qualcuno penserà che questo album è molto difficile d'ascoltare e da capire. Per tutti gli altri benvenuti in un nuovo confine musicale.
Voto 9/10
Fleurety - The White Death
Peaceville Records
Uscita 27.10.2017
Pagina Ufficiale Fleurety